In: La Civiltà Cattolica n. 3923
Francesco Cosentino, Sui sentieri di Dio. Mappe della nuova evangelizzazione,
Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2012
Docente di Teologia fondamentale presso le Università Gregoriana e Lateranense, da tempo l’A. riserva una grande attenzione alla situazione del cristianesimo nel mondo contemporaneo, in particolare alla fede cristiana e alla sfida del credere oggi. La stessa attenzione ritorna in questa libro, che pone al centro il tema della nuova evangelizzazione nel mondo occidentale, caratterizzato da disaffezione e indifferenza religiosa, più che da una vera e propria contrapposizione alla fede.
Viviamo in una società post-atea, «l’ateismo ha raggiunto lo strato profondo della coscienza, del cuore, dell’immaginazione di Dio. Senza fare rumore, esso ha privato Dio della sua importanza e della sua problematicità, conducendo verso una quotidiana e pratica miscredenza» (p. 73).
La riflessione dell’A. si concentra sui temi fondamentali: l’uomo; Dio; la Chiesa; la fede. L’analisi comincia accennando all’orizzonte postmoderno. A questo proposito Cosentino si fa promotore di una convincente «lettura non contrappositiva» fra cristianesimo e secolarizzazione. Favorire il dialogo, sulla linea del Concilio Vaticano II è l’obiettivo della nuova evangelizzazione. Secondo l’A. questa deve fondarsi su un equilibrio tra l’annuncio di Dio e l’accoglienza dell’uomo: «Senza l’umano non ci potrà essere annuncio del Vangelo e senza la forza d’urto del Vangelo ogni proposta umana risulterà drammaticamente monca» (p. 20).
Nell’annunciare Dio non si può prescindere da questa precisa situazione storico-culturale, dallo specifico uomo di oggi cui è indirizzata la Buona Notizia. È un uomo dalla coscienza addormentata, svogliato, superficiale, sempre meno capace di andare oltre l’immanenza, di porsi le domande di fondo e di cercare il senso della propria esistenza. Nell’evangelizzazione, allora, occorrono percorsi capaci di raggiungere l’interiorità, di risvegliare le coscienze. All’uomo scettico postmoderno l’A. ricorda con convinzione il «guadagno» che gli può venire dalla fede, a partire da una maggiore e più autentica libertà personale, e dalla bellezza e ricchezza della relazione con Dio.
Ma per poter riproporre Dio come un possibile «tu» della relazione, deve venir meno quella vera e propria «caricatura» di un Dio antagonista dell’umano, per lasciar spazio a quella del vero Dio, Padre misericordioso, che non contrasta l’emancipazione dell’uomo, anzi, lo invita a liberarsi per davvero. Il pensiero e la prassi credente, quindi, devono liberarsi dalle immagini che oscurano il vero volto di Dio. Il Dio della paura, che non dice più nulla all’uomo postmoderno, non è il Dio di Gesù Cristo, non è l’Abbà, il Dio-amore, l’unico capace di parlare anche al cuore dell’uomo di oggi.
La Chiesa, poi, oggi deve concentrarsi sull’essenziale della fede, essere una presenza umile, ospitale, dialogica, di comunione. E deve proporre una fede più umana, non più «un pacchetto definito, un programma stampato, un corpo di norme, un’ombra terroristica distesa sulle esperienze umane e tesa a suscitare paure e sensi di colpa» (p. 199). Per favorire la riscoperta della fede, occorre liberare l’io, suscitare il desiderio, mostrare lo scandalo del Vangelo, ritornare a Gesù.
L’analisi del tempo postmoderno e dell’uomo che lo vive, seppure realistica e attenta ai concreti rischi della profonda secolarizzazione in atto, scorre comunque sempre fluida e serena, priva di pessimismo e di critica precostituita. La riflessione sulla Chiesa e sulla fede è coraggiosa, va diritta al cuore dei problemi.
L’analisi del Cosentino risulta ampia e convincente e, alla fine, carica di speranza. Il libro, scritto in modo fluido, risulta stimolante, solo apparentemente sbilanciato sul versante antropologico, davvero utile nella riflessione sulla nuova evangelizzazione.