De Certeau M.

In: La Civiltà Cattolica n. 3762


Michel de Certeau, Debolezza del credere. Fratture e transiti del cristianesimo

Troina (EN), Città Aperta, 2006


L’A. (1925-86) non ha certo bisogno di presentazioni: gesuita, storico, antropologo, studioso del linguaggio, docente in diverse università, collaboratore di varie riviste, grande viaggiatore. Tra gli ambiti in cui il suo nome conserva un posto di particolare rilievo c’è la mistica. A questa sua mai interrotta passione ha dedicato un libro che a suo modo è un classico: Fabula mystica. Sempre profondamente inserito nella realtà e tra gli uomini del proprio tempo e appassionato di mistica: una contraddizione? Tutt’altro, come egli aveva ben compreso: vivere la realtà, l’umanità e l’intima relazione con Dio sono un tutt’uno. 

Attratto da Dio senza fuggire la realtà: questa una possibile sintesi di de Certeau. Essere cristiani nell’epoca contemporanea: questo il suo tema fondamentale. Con la realtà in rapida e profonda trasformazione, l’A. si è sempre confrontato senza finzioni, senza mai rinchiudersi nelle sicurezze del passato e della tradizione, a costo di ingenerare discussioni.

Con tale atteggiamento di fondo, in questo volume egli tratta temi diversi: la preghiera; la spiritualità; il rinnovamento della Compagnia di Gesù; l’autorità e la sua contestazione; fede e politica; la religione nella società contemporanea; la teologia. Al di là delle diverse posizioni che si possono assumere di fronte alle riflessioni del de Certeau, un dato dovrebbe mettere tutti d’accordo: la sua indiscutibile passione per l’alterità, per l’Altro e per gli altri. Lo dice a più riprese e in modo sempre incisivo, come quando scrive: «Il cristiano parla al Signore come l’innamorato o l’amico: No, non senza te. “Che io non sia separato da te”. Ma egli si rivolge allo stesso modo agli altri: Non senza di voi […]. È impossibile dissociare le due modalità — fede e carità — di una stessa relazione; l’una non va senza l’altra» (p. 102).

Scrittura forte, concettosa, sempre significante, che obbliga a riflettere a volte per la sua complessità, il più delle volte semplicemente perché provoca riflessione. È una lettura che tocca, lascia il segno, stimola a guardare in faccia la realtà, a non adagiarsi nel quieto vivere. Una lettura che spinge a vivere la fede in modo serio e pienamente incarnato nella storia, senza rinunciare alla capacità critica. Certo, il lettore di oggi ha forse perso quella spinta a trasformare la realtà, propria del tempo in cui ha scritto il de Certeau: nonostante i pochi anni che ci separano da allora, la sensibilità di fondo è radicalmente mutata; domina un senso di impotenza a modificare in meglio la storia, e con il crollo dei sogni è venuta meno anche la speranza.

Così, il confronto con l’A. paga lo scotto di tale radicale cambiamento. In ogni caso, anche se del de Certeau forse non tutto può esser condiviso, di certo tutto fa riflettere. Introdotto da Luce Giard, a cui l’A. ha affidato la cura di tutta la sua opera, il volume è corredato dall’elenco delle opere del de Certeau in francese e in italiano, nonché da un utile indice dei nomi.