Colin M.

In: La Civiltà Cattolica n. 3924


Mariella Colin, I bambini di Mussolini. Letteratura, libri, letture per l’infanzia sotto il fascismo, 

Brescia, La Scuola, 2012


L’A., ordinaria di letteratura e cultura italiana all’Università di Caen, promotrice della ricezione e traduzione della letteratura italiana in Francia, è specialista a livello internazionale di letteratura per l’infanzia. In questo libro analizza gli autori e i generi letterari italiani del periodo che va dalla Grande Guerra alla caduta del regime fascista, ponendo anche una particolare attenzione al versante iconografico e agli illustratori, attraverso una ricca serie di inserti a colori. 

Il regime, durante il ventennio fascista, presta molta attenzione alla letteratura per l’infanzia, mettendo a frutto tutte le sue potenzialità educative e propagandistiche. Progressivamente, la produzione editoriale e la stampa per ragazzi, compresi i libri di scuola, vengono strumentalizzate per alimentare l’ideologia del regime. Mussolini, figlio di una maestra ed egli stesso maestro elementare, pone le nuove generazioni al centro del suo progetto politico. 

Desideroso di formare la razza dell’«Italiano nuovo», il Duce cerca di instaurare un rapporto di filiazione simbolica tra sé e i fanciulli, da considerare come «i bambini di Mussolini», frutto del suo ideale, e da formare al suo ideale. A tal fine, accanto al moschetto, occorreva porre il libro, strumento di educazione intellettuale e morale per la costruzione del consenso, per plasmare le coscienze e l’immaginario della nazione. Per questo il Partito nazionale fascista incoraggia la produzione per i fanciulli; istituisce concorsi letterari; moltiplica le piccole biblioteche di classe; fonda l’Ente nazionale per le biblioteche scolastiche e popolari. 

Per questo, nel ventennio, la produzione letteraria e paraletteraria per l’infanzia conosce un grande sviluppo. Una simile letteratura trova disponibili molti autori a cominciare, ovviamente, dagli educatori e intellettuali vicini al partito. Ma ciò che sorprende è scoprire, fra i tanti, nomi di scrittori come: C. Alvaro (1895-1956); G. Deledda (1871-1936), Nobel per la letteratura nel 1926; C. Govoni (1884-1965); R. Pezzani (1895-1951); F. Jovine (1902-50).

La fascistizzazione dei libri scolastici, delle opere letterarie e delle letture per l’infanzia e la gioventù avviene a tappe. L’A., pertanto, divide tale storia in quattro tappe, che corrispondono alle quattro sezioni del volume.

La prima va dalla Grande Guerra alla riforma di Giovanni Gentile, del 1923. La letteratura per l’infanzia, anche se ancora non coinvolta dalla incipiente tempesta politica, viene posta al servizio della mobilitazione patriottica delle nuove generazioni ed è, quindi, caratterizzata da retorica nazionalistica e guerriera, che prelude a quella del ventennio.  

Nella seconda fase abbiamo gli anni della transizione, a comicniare dalla rottura del 1925, inizio del processo politico che porta alla dittatura. Comincia la fascistizzazione progressiva della scuola dell’infanzia, con temi obbligati: affermazione dell’italianità; glorificazione della Grande guerra; esaltazione della rivoluzione fascista; mitizzazione del Duce. 

Nella terza parte si considera la cultura fascista di massa. Si giunge al libro unico di Stato reso obbligatorio in tutte le classi elementari. Gli scrittori danno vita alla «giovane letteratura fascista» e la critica istituzionale indica come nuovo modello il «libro ideale fascista». 

La quarta parte va dalla guerra di Etiopia alla caduta del fascismo. La letteratura coloniale si arricchisce con il filone dei «racconti della guerra». Vengono messi al bando i fumetti americani, e all’indice le opere degli autori ebrei; si applica la censura preventiva; le traduzioni vengono limitate al massimo: così letteratura e stampa giovanile sono completamente assoggettate al partito. 

Il testo è arricchito da un contributo di Pompeo Vagliani, docente di Storia della letteratura per ragazzi all’università di Torino e presidente della Fondazione Tancredi di Barolo. Egli passa in rassegna i principali disegnatori e pittori che, dalla Grande guerra alla seconda guerra mondiale, esercitano il loro talento nei libri di svago e di lettura, negli albi e nei giornalini. 

Testo ricco e molto analitico, corredato da un notevole e utile apparato iconografico, si pone indubbiamente come punto di riferimento sul tema. Il confronto con la stampa per l’infanzia sotto il fascismo, che ci viene messo a disposizione dall’A., si rivela molto fruttuoso, non soltanto per gli specialisti di letteratura infantile, ma anche per gli storici del fascismo, aiutando a comprendere i rapporti tra cultura di massa, propaganda e politica.