Menachem Mendel Morgenstern

In: La Civiltà Cattolica n. 3869


L’amore per la verità. Insegnamenti e aforismi di R. Menachem Mendel Morgenstern, il grande rebbe di Kotzk

a cura di Daniela Leoni, 

Genova-Milano, Marietti 1820, 2011

 

Menachem Mendel Morgenstern, più noto come Kotzker rebbe o rebbe di Kotzk (1787–1859), è stato un grande rabbi, pensatore e leader chassidico. Nato in Polonia, da una famiglia non chassidica, fin da giovane acquisisce una grande conoscenza del Talmud e della Torah, che studia con amore, assiduità e passione. Successivamente si avvicina quindi al chassidismo. Fin da quando diventa rebbe, cioè guida religiosa di una comunità chassidica, tanti giovani accorrono a lui da tutta la Polonia, affascinati dalla sua «riflessione profonda, dal suo pensiero brillante e penetrante, dal desiderio di approfondire sempre più l’essenza nascosta di ogni cosa e di rifiutare l’ovvietà, la routine» (p. 32).

Dopo undici anni di guida attiva della comunità che si raccoglie intorno a lui, il Kotzker «si rinchiude» nella sua stanza, secondo alcuni perché incapace di sopportare la falsità del mondo, più verosimilmente per dedicarsi esclusivamente alla preghiera e allo studio. Trascorre in «reclusione» gli ultimi ventidue anni della sua vita, quasi completamente separato da tutto e da tutti. Eppure i suoi discepoli continuano a recarsi a Kotzk, e si fermano alla corte chassidica per settimane, pregando, studiando, riflettendo sulle argomentazioni del rebbe, anche se lui non si fa vedere. Alla sua morte non lascia scritti perché, prima di morire, brucia tutto quello che ha prodotto negli oltre 20 anni di reclusione volontaria. Saranno poi i suoi discepoli a fissare per iscritto le parole da lui udite.

Il suo pensiero si può riassumere in pochi punti fondamentali: lo studio come ricerca di Dio; la preghiera come unione a Dio; una vita etica rigorosa e intransigente che sia anche di esempio per gli altri. E c’è un tema che pervade e domina tutta la vita e il pensiero del Kotzker: la verità, quasi un’ossessione per lui, fin dalla tenera età. Una verità da anteporre a tutto, da cercare a qualsiasi costo, sempre e comunque. Seguendo come principio il passo: «Ti terrai lontano da parola menzognera» (Es 23,7), per la verità egli sacrifica tutto, convinto che essa si possa raggiungere soltanto attraverso la più assoluta libertà. E proprio questo diventa il suo scopo fondamentale: introdurre la verità nel cuore dell’uomo. Cerca personalmente la verità e provoca gli altri alla ricerca costante della verità. E anche per questo tanti giovani, che pure temevano la sua tensione assoluta alla verità, ne rimanevano attratti e si trasferivano a Kotzk.

A partire da tali priorità, la sua visione spirituale tende ad apparire un po’ rigida e severa. Invece della gioia, sentimento fondamentale del chassidismo, tende a prevalere l’angoscia; sulla compassione prevale un controllo esasperato dei sentimenti; sulla misericordia di Dio prevale la sua collera. Nonostante tali caratteristiche, sicuramente poco conformi alla sensibilità contemporanea, il personaggio e i suoi pensieri fanno riflettere.

Molto utile l’introduzione della curatrice, professore a contratto presso l’università di Bologna, traduttrice di letteratura yiddish moderna e da tempo studiosa di mistica ebraica, in particolare di chassidismo.

Al racconto agiografico della vita del Kotzker, segue una ricca antologia, che comprende anche testi inediti, di storie e racconti sul protagonista; suoi insegnamenti, detti e aforismi e testi esegetici e dottrinali. Il libro si chiude con un utile glossario finale. È un lavoro che permetterà al pubblico italiano interessato di conoscere il pensiero di questo singolare uomo spirituale. 

Menachem Mendel Morgenstern potrebbe apparire una figura d’altri tempi, che abbia poco o nulla da dire a noi che viviamo nella postmodernità. Oppure, più probabilmente, con la sua ricerca assoluta di Dio e della verità, potrebbe costituire una provocazione utile e necessaria, almeno contro due inarrestabili tendenze contemporanee, chiaramente opposte alla tensione del nostro rebbe: l’immanentismo e il relativismo.