In: La Civiltà Cattolica n. 3900
Piergiordano Cabra, Dal "Diario" di padre Piamarta,
Brescia, Queriniana, 2012
Al centro di questo libro c’è Giovanni Battista Piamarta (1841-1913). Originario di Brescia, dopo un’adolescenza segnata dalle difficili condizioni economiche della famiglia, diventa sacerdote. Il suo nome rimane legato soprattutto alla fondazione, insieme al sacerdote Pietro Capretti, dell’Istituto Artigianelli. Si tratta di un’opera concepita per andare incontro alle esigenze materiali e spirituali dei giovani che giungevano a Brescia per cercare lavoro. Ugualmente importante è l’avvio di una colonia agricola per formare i giovani al lavoro dei campi. Per garantire continuità alla sua opera, Piamarta pensò di istituire una Famiglia religiosa, composta da sacerdoti e da laici per guidare l’educazione e l’istruzione professionale dei giovani, e di donne ausiliatrici che provvedessero ai compiti più confacenti al loro stato. La sua Opera, estesa anche all’estero, conta oggi molte case e centinaia di membri.
Il suo nome, fra l’altro, è legato anche alle origini della casa editrice Queriniana. Nel 1886, infatti, a Piamarta viene affidata la responsabilità della precedente Tipografia Queriniana, poi fusa con quella vescovile. A lui che si deve il passaggio da una Queriniana semplice tipografia a una Queriniana editrice. Beatificato nel 1997, Piamarta verrà proclamato santo il 21 ottobre 2012.
Non si tratta, va subito detto, di un diario autografo scritto direttamente dal santo, visto anche che lui non teneva diari. L’A. offre, invece, la ricostruzione di un possibile diario «ideale» che presenta, sotto forma di racconto in prima persona, il vissuto umano e spirituale del santo. In particolare ricostruisce gli aspetti più caratterizzanti dei suoi ultimi tre anni di vita. Non per questo, però, si tratta di «invenzioni» dell’A. Le fonti della narrazione sono le lettere e gli appunti di Piamarta, le testimonianze sul suo conto, le realtà che lui ha messo in piedi. In ogni caso, le parole proprie del santo vengono riportate sempre tra virgolette.
Solido educatore, sempre proteso verso gli ultimi, ha speso la sua vita in particolare per la gioventù. Per Piamarta, pochi ma fondamentali devono essere i punti fermi nella educazione personale: esseri seri e capaci nel lavoro; prepararsi anche attraverso lo studio; formarsi un carattere forte e una sana coscienza; non perdere mai il senso di onestà; garantirsi una solida formazione religiosa; rifiutare la mediocrità come progetto di vita, consapevoli che siamo chiamati alla santità.
Pur proiettato in un’attività pastorale quotidiana davvero impegnativa, Piamarta ha sempre curato la sua vita interiore, dimostrando un’insolita capacità di conciliare preghiera e lavoro. Fondamentale, per lui, era soprattutto la celebrazione eucaristica. La sua spiritualità trae spunto dalla vita e dagli scritti di vari santi, che lui considera suoi «maestri», tra i quali: Paolo di Tarso; Ignazio di Loyola; Teresa d’Avila; Francesco Saverio; Luigi Gonzaga; Francesco di Sales; Alfonso Maria de’ Liguori; Filippo Neri, modello per gli educatori, cui dedica la chiesa della sua opera. È lettore assiduo di un classico come l’Imitazione di Cristo e ha una particolare devozione al Cuore di Gesù e a Maria.
Di lui colpiscono, poi, l’ospitalità, la convivialità, il senso di gratitudine generale, la cieca e continua fiducia nella Provvidenza.
Probabilmente la scelta dell’A. di un’ipotetica narrazione in prima persona da parte del santo può generare qualche perplessità. In ogni caso è sempre proficuo proporre all’attenzione generale figure come quella di Piamarta, vero modello di impegno umano e religioso. Per tanti aspetti è un modello anche per i nostri tempi, trattandosi di «un santo che, per la concretezza della sua lezione di vita, può essere di aiuto e sostegno soprattutto agli educatori e ai genitori in questo momento certamente non facile» (p. 10).