In: La Civiltà Cattolica n. 3936
Ripensare l’uomo oltre la modernità, a cura di Elio Sgreccia,
Cantagalli, Siena, 2013
Il libro raccoglie i testi di otto conferenze, che sono state presentate fra il 2012 e il 2013 da studiosi e docenti universitari, su tematiche che riguardano il senso e il valore della vita umana. L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione romana “Ut vitam habeant”.
Tre relazioni sono proposte da E. Agazzi, docente emerito di Filosofia della scienza. La prima tratta di un tema che in questi ultimi anni è spesso al centro di importanti dibattiti: «Evoluzione e creazione». È un’analisi attenta e critica delle varie teorie e dei loro limiti, che pone in rilievo il rischio dell’immagine di un mondo in cui è assente ogni senso, e della visione di un uomo che non è altro che un animale, con tutte le conseguenze che questo comporta.
La seconda conferenza di Agazzi riguarda il dolore e la sofferenza umana. Di fronte all’evidenza esperienziale del male, sotto la forma di dolore, sofferenza, iniquità, la ragione non riesce a dare una risposta soddisfacente all’inevitabile domanda: «Perché il male?». Il problema del male, soprattutto la questione della sua origine, è considerato in correlazione al problema di Dio. La risposta offerta dalla fede cristiana è nella vittoria finale sul male: la risurrezione di Cristo. Con essa il male e la morte sono vinti dalla potenza di Dio.
La terza relazione di Agazzi tratta della persona umana e del suo corpo nella cultura e nella bioetica. L’attuale «celebrazione» della corporeità e la deriva materialista da essa assunta, non devono farci rigettare la valorizzazione moderna della corporeità. A tal fine l’A. ripropone la nozione di persona umana, inserendola in una prospettiva olistica e sistemica, che include a pieno titolo la corporeità.
S. Kampowski, docente di Antropologia filosofica, basandosi soprattutto sui contributi di J. Ratzinger e H. Jonas, riflette sulle due visioni razionali del creato: la razionalità aperta alla trascendenza, a Dio e alle domande ultime di senso, e la razionalità chiusa nell’immanenza, che vuole bastare a se stessa. Ovviamente, la scelta tra le due razionalità ha notevoli implicazioni sulla bioetica.
Le due relazioni di M. Gronchi, docente di Cristologia, si concentrano su Gesù. La prima tratta la figura di Gesù di Nazaret nella storia. L’A. analizza l’evento Gesù di Nazaret, le fonti primarie, i Vangeli canonici e quelli apocrifi, la ricerca storica e le sue fasi, l’intreccio di storia e fede, i criteri di autenticità storica, l’indicazione metodologica di Benedetto XVI di coniugare ragione storica ed ermeneutica della fede. La seconda relazione tratta la figura di Gesù nella fede della Chiesa, passando in rassegna le affermazioni dei Concili antichi, la riflessione nel medioevo latino, nell’età moderna e nell’epoca contemporanea.
P. Goyret, docente di Ecclesiologia, analizza la Chiesa come comunità salvifica: affermare la sacramentalità della Chiesa vuol dire professare la fede nell’efficacia salvifica del mistero pasquale attraverso le azioni della Chiesa. Egli presenta, in particolare, la sacramentalità della Chiesa e la sua incidenza sulla missione e sui nomi della Chiesa nei testi conciliari, che ha come idea centrale e fondamentale l’ecclesiologia di comunione. L’A. ipotizza che il problema fondamentale dell’ecclesiologia postconciliare possa nascere proprio da una superficiale considerazione della sacramentalità della Chiesa.
O. Goţia, docente di Teologia morale speciale, tratta di amore e sessualità. In particolare, a partire da alcune riflessioni dell’Enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI, l’A. sviluppa i punti principali che caratterizzano il significato e il valore della sessualità umana. L’amore tra l'uomo e la donna richiama innanzitutto i concetti di limite, scarsità, fragilità: nella corporeità è insita la vulnerabilità. A questa si aggiunge la vulnerabilità specifica delle relazioni interpersonali. E non mancano altri rischi. C’è il riduzionismo: guardare l’altro non più nella sua totalità, come dono, ma riducendolo a qualche suo aspetto particolare, alle emozioni o al piacere che produce. C’è l’idealizzazione dell’altro, in un amore fusionale distaccato dalla realtà. E c’è il rischio di ridurre l’amore a semplice patto di cooperazione, un accordo contro rischi e imprevisti.
Non meraviglia, allora, la crescente fuga dalle relazioni o il viverle in uno stato di sopportazione, rassegnazione, alla continua ricerca di relazioni alternative. Soltanto attraverso un cammino di armonizzazione e guarigione il desiderio umano di essere amato e di amare può diventare realtà, l’eros può essere redento dall’agape, dalla carità intesa come amicizia con Dio.
Come si vede, tutti temi attuali, che potrebbero interessare soprattutto chi vuole riflettere sulla condizione dell’uomo oltre la modernità.