In: La Civiltà Cattolica n. 3867-3868
Giacinto Mascetti-Mosca, Cenni biografici di Mons. Luigi Filippi, Arcivescovo di L’Aquila degli Abruzzi,
a cura di Valentina Liberatore,
Todi (PG), Tau Editrice, 2011
Il volume, riedizione dell’originale apparso nel 1883, offre la possibilità di conoscere una figura importante nella storia della Chiesa abruzzese e di quella aquilana in particolare: Luigi Filippi (1810-81). Nasce in Basilicata, ad Avigliano, provincia di Potenza. A tredici anni entra tra i Francescani Riformati e prende il nome di Fra Luigi d’Avigliano. Qui subito si pone in evidenza come studente molto capace, intelligente, tenace, dotato di grande memoria. A soli 22 anni ottiene il grado di Lettore in Filosofia e a 25 quello di Lettore in Teologia. Comincia a insegnare e pubblica libri di testo di fisica e matematica. Si mette anche in luce come predicatore. Riconosciute le sue capacità, i superiori gli affidano anche incarichi di responsabilità all’interno dell’Ordine: dal 1844 al 1851, ad esempio, riveste la carica di provinciale.
A coronamento di questo percorso, nel 1853 viene nominato vescovo dell’Aquila. In questo nuovo servizio alla Chiesa, fin dagli inizi si apprezzano le priorità che egli intende dare al suo operato. Per cominciare, concentra le sue energie sulla formazione di quanti aspirano al sacerdozio. A tal fine ristruttura materialmente il seminario; riordina gli studi che preparano alla vita sacerdotale, con programmi poi adottati da numerosi seminari non soltanto in Italia; sceglie docenti qualificati per garantire un’adeguata formazione umana e spirituale ai seminaristi. E così, ben presto, il seminario comincia a essere considerato all’avanguardia, anche fuori dai confini nazionali.
Altra priorità del vescovo Filippi è l’elevazione culturale e spirituale del clero, con particolare attenzione alla disciplina. Nei confronti dei suoi sacerdoti egli dimostra amore e premura e, in questo, viene sinceramente ricambiato da loro. Il suo impegno come vescovo pone al centro anche la valorizzazione della catechesi cristiana, la difesa della fede, compito particolarmente importante in quel periodo storico. Anche da vescovo, infine, continua a riservare molto spazio alla predicazione.
A seguito delle note vicende storiche, dal 1860 al 1866, come tanti suoi confratelli viene esiliato a Roma, dove vive anche in ristrettezze economiche. Nella capitale viene avvicinato da tanti suoi confratelli vescovi, molti anche stranieri che, conoscendolo di fama, sono interessati a incontrarlo personalmente. Rientrato all’Aquila, vi regge la Chiesa fino alla morte. Uomo di preghiera e di cultura, disponibile all’ascolto di tutti, anche da vescovo conduce una vita semplice, umile, piena di carità verso tutti.
L’opera, che compare nella collana di studi dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Fides et Ratio» dell’Aquila, inaugura il ramo delle pubblicazioni di storia della Chiesa locale d’Abruzzo e Molise.
La biografia è arricchita da diverse appendici di documenti e lettere autografe del Filippi, che offrono ulteriori elementi per la sua conoscenza. Anche se il linguaggio, ovviamente, è quello della fine del XIX secolo e dei brani in latino non viene offerta la traduzione, la lettura procede spedita. Il libro può interessare quanti si occupano di storia della Chiesa, non soltanto locale. L’episcopato del Filippi, infatti, cade in un periodo storico di particolare rilevanza: quello risorgimentale. Ci si trova, inoltre, nel pieno delle vicende relative all’unità d’Italia, con tutti i noti riflessi sui rapporti tra Stato e Chiesa.
In tale prospettiva si può apprezzare ancora di più l’azione del Filippi, che si svolge nel pieno dell’anticlericalismo, dominante in Italia e in Europa, con un imperante atteggiamento ostile-separatista, che si concretizza nella «questione romana»; nelle leggi di incameramento dell’asse ecclesiastico, di estromissione degli elementi religiosi dall’insegnamento nelle scuole pubbliche, di lotta alla scuola cattolica. Una figura, quindi, da riportare giustamente all’attenzione.