Paradiso M.

In: La Civiltà Cattolica n. 3840


Marcello Paradiso, Nell’intimo di Dio. La teologia trinitaria di Hans Urs von Balthasar

Roma, Città Nuova, 2009

 

Laureato in filosofia e dottore in teologia, l’A. insegna teologia presso  l’Istituto Teologico Abruzzese-Molisano di Chieti. Il punto di vista specifico della presente ricerca è una «ipotesi speculativa di una ricostruzione critica in vista della individuazione della struttura ontologica del discorso intratrinitario nella riflessione balthasariana» (p. 336). Presupposto teologico è che all’uomo è possibile trovare, in sé e nel cosmo, il segno della Gloria, cogliere aspetti dell’imago Trinitatis.

Nel cimentarsi con la teologia trinitaria balthasariana l’A. utilizza tre approcci, che corrispondono alle tre parti del lavoro: storico-genetico; teoretico-speculativo; ermeneutico teologico. Nell’approccio storico-genetico risaltano innanzitutto le origini patristiche del pensiero trinitario di Balthasar (1905-88): Ireneo di Lione († 200); Origene (185-254); Gregorio di Nissa (335-394); Massimo il Confessore (580-662). Ci si confronta poi con la teologia trinitaria di Riccardo di San Vittore (1110-73), a partire dal suo nuovo concetto di Persona, che contiene la relazionalità come elemento imprescindibile. Si analizza l’importante rapporto tra Balthasar e G. Siewerth (1903-63). Non poteva mancare una sezione riservata ad A. Von Speyr (1902-67).

Con l’approccio teoretico-speculativo si entra nel cuore dell’analisi, che diventa filosofico-teologica, con alla base il tema dell’analogia. Seguendo la prospettiva balthasariana che parte dal bello, dal quale poi si snodano il buono e il vero, ci si confronta innanzitutto con il trascendentale del bello nel rapporto con il mistero della Rivelazione. Si passa poi al mistero dell’essere e dei suoi trascendentali, proprietà fondamentali di ogni essere, con la loro «circolarità» e il suo utilizzo come struttura logica per la comprensione del mistero trinitario. Da qui l’attenzione si sposta su un tema oggi non più al centro della teologia trinitaria: la natura o essenza divina e il suo rapporto con le Ipostasi. 

Qui trova posto la tesi principale dell’A.: proporre lo schema analogico della circolarità dei trascendentali in vista di un migliore comprensione del mistero delle Tre Ipostasi nell’unica Essenza. A questo punto il discorso trinitario si fa prevalentemente ontologico, con tutte le difficoltà di comprensione e accettazione per il lettore contemporaneo. Si passa quindi al tema della kenosi della Trinità, con la visione dell’essenza intera di Dio come amore kenotico, cioè svuotamento di sé e amore partecipato. Passo successivo è la questione della «inversione» trinitaria»: nell’evento storico della rivelazione c’è l’inversione del rapporto Figlio-Spirito, di modo che la taxis economica risulta «Padre-Spirito-Figlio», senza per questo lasciar intendere la convertibilità delle Persone divine. Questa seconda parte del testo si chiude con un breve ma utile excursus sul rapporto Balthasar-Hegel nell’ottica della Teologia Trinitaria.

L’approccio «ermeneutico teologico» si apre considerando il rapporto Dio-mondo, mistero Trinitario e creato, nel gioco di corrispondenza biunivoca esplicitato dal registro ermeneutico del «viceversa». In tale prospettiva si comprende l’assoluta centralità dell’Incarnazione del Figlio per Bathasar, comunque sempre attento a evitare il rischio di identificazione, di tipo hegeliano, del Deus Absconditus e del Deus Revelatus. In ogni caso il rapporto tra Dio e creatura avviene in Cristo, ed è la prospettiva cristologica a dare senso all’analogia entis e all’analogia fidei. A questo punto si giunge ad un tema davvero centrale per il teologo svizzero e in cui maggiormente si avverte l’influenza della von Speyr: la logica dell’amore come ermeneutica trinitaria. 

Sempre ancorato al metodo analogico ma anche alla maior dissimilitudo tra Essere divino ed essere umano, e riprendendo in particolare Riccardo di San Vittore, Balthasar propone il modello dell’amore intraumano come approccio alla realtà dell’amore intratritario. L’imago Trinitatis presente nella realtà mondana si fa particolarmente evidente nella relazione madre-bambino e nella fecondità, compresa quella matrimoniale naturale. Il testo si chiude con una serie di confronti, sul tema dell’analogia, tra Balthasar e autori quali: E. Przywara; E. Jüngel; K. Barth; Tommaso d’Aquino; M. Buber.

Si giunge così al cuore della proposta dell’A. che confronta tra loro soprattutto i modelli della circolarità dei trascendentali, della interpersonalità, della fecondità. Egli considera non lontano dal modello della circolarità dei trascendentali il modello dell’analogia della fecondità, intesa come intrinseca all’Essenza d’Amore. 

Particolarmente interessato a recuperare il discorso sulla Natura Divina in rapporto con le Relazioni e le Persone divine, l’A. pone al centro il tema dell’essere e dei suoi trascendentali, privilegiando così l’approccio ontologico al mistero trinitario. Arricchito da numerosi brani delle opere di Balthasar, da molte e pertinenti note e da una ricca bibliografia, il testo si presenta innanzitutto come una buona introduzione alla teologia trinitaria balthasariana, non priva di spunti critici e di integrazioni teoriche personali da parte dell’A., che vanno anche oltre la speculazione dello stesso Balthasar. 

Il contributo specifico dell’A. sembra prevalentemente fondato sul recupero della dimensione ontologica della teologia trinitaria, con al suo centro una sorta di equazione, costruita sull’analogia classica, tra due rapporti: l’essere e i suoi trascendentali da un parte, e l’Unica Essenza e le Tre Ipostasi dall’altra. Probabilmente proprio in relazione all’approccio ontologico, lo studio dell’A. potrebbe sollevare domande, ma anche per questo potrebbe risultare utile al dibattito nella teologia trinitaria.