Luzzatto A.

In: La Civiltà Cattolica n. 3812


Amos Luzzatto, A proposito di laicità. Dal punto di vista ebraico

a cura di Francesca Nodari, Cantalupa (TO), Effatà, 2008


Amos Luzzatto è medico, biblista, già presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), autore di numerosi saggi sulla storia dell’ebraismo italiano, sull’identità e sull’ermeneutica ebraica, giustamente ritenuto uno dei maggiori ebraisti della seconda metà del Novecento.

Concepito come intervista, il testo rientra nella letteratura nota come She’elot u-teshuvot (domande e risposte) o letteratura dei responsi, come annota P. De Benedetti nella prefazione.

Il confronto con F. Nodari parte dall’analisi di un’importante categoria della nostra contemporaneità: «il debole», cercando di tracciare una fenomenologia del debole nella nostra civiltà. Con una serie di esempi concreti ed efficaci, l’A. mette in radicale discussione una caratteristica da sempre dominante nella storia, anche contemporanea: la «adorazione della potenza», il giudicare sfavorevolmente il debole che cede e non il forte che prevale in quanto forte. Non mancano esempi a conferma che il perdurare e il resistere agli eventi storici non è debolezza ma forza. Tutta la Bibbia, inoltre, tesse la celebrazione del debole, ponendo in risalto il fatto che Dio ama il debole. In tale prospettiva l’analisi del Luzzatto appare come una vera e propria difesa della debolezza, così come della paura, emozione primaria del debole.

Il confronto prosegue sul tema della dialettica tra delega e consapevolezza, tra etica e giurisprudenza, soprattutto quando queste tendono a confliggere. Con particolare riferimento ai processi contro i nazisti e alla loro difesa fondata sul principio di obbedienza, l’A. richiama con forza il principio di responsabilità, legata alla libertà di scelta. Ricorda quindi il rischio della «banalità del male» sollevato da Hanna Arendt proprio in riferimento ai processi ai nazisti, e ripropone il tema anche alla luce della Bibbia.

Si passa poi a discutere di amore e odio, bene e male. L’A., che vede l’amore soprattutto come donazione, si sofferma sui riferimenti biblici all’amore e sui suoi esempi più salienti. Tratta quindi della sofferenza, come è intesa soprattutto nell’ambito della tradizione ebraica.

L’attenzione si sposta quindi sulla «laicità», tema che dà il titolo al libro. L’A. la intende come esatto contrario del dogmatismo, come sete della verità e sua ricerca attraverso la discussione e l’analisi, valorizzando il pluralismo dell’interpretazione. Così intesa la laicità, potrebbe risultare un tratto caratteristico della tradizione ebraica. E, a proposito di verità, Luzzatto propone acute riflessioni sul negazionismo ed i suoi rischi, particolarmente vivi proprio oggi.

Il libro permette di conoscere il pensiero di un autore che spazia tra diverse discipline, si avvale di più linguaggi – epistemologico, medico, matematico, logico, etico, storico, politico – e più lingue, antiche e moderne: ebraico, greco, latino, italiano, inglese, tedesco, francese, russo. Si apprezza in particolare la ricchezza umana degli esempi: Luzzatto, infatti, più che proporre teorie racconta storie reali, per lo più autobiografiche e spesso arricchite da midrash pertinenti e significativi. Egli non tende a semplificare ma rispetta la complessità della realtà, problematizza: sa bene che molti interrogativi sono ancora senza risposta. Per questo il lettore non trova sempre nelle parole di Luzzatto una soluzione; anzi, spesso trova ulteriori domande da lui sollevate. 

Oltre a farci conoscere l’A., il testo fornisce anche un’utile conoscenza dell’ebraismo come entità complessa e variegata. Alla fine, in accordo con il prefatore, l’ebraismo tende ad apparire soprattutto come una «condizione umana», innanzitutto religiosa, ma anche psicologica, culturale, affettiva. La lettura, infine, fa risaltare anche alcune delle sostanziali differenze fra la tradizione ebraica e quella cristiana. In definitiva, si tratta di un libro non privo di contenuti stimolanti, che possono incuriosire e far riflettere il lettore, anche quando non in pieno accordo con le riflessioni proposte dall’A.