In: La Civiltà Cattolica n. 3876
Benedetto Croce e il «Corriere della Sera» 1946-1952,
a cura di Giuseppe Galasso,
Milano, Fondazione Corriere della Sera, 2010
Il volume raccoglie tutto ciò che ha riguardato il rapporto fra Benedetto Croce (1866-1952) e il Corriere della Sera. Ci sono, quindi, i suoi articoli pubblicati negli anni 1946-52; il carteggio tra il filosofo e i direttori del giornale negli 1943-52 e che, per la maggior parte, si riferiscono al direttore Guglielmo Emanuel (1879-1965); le lettere di lettori, le note di servizio interne al giornale, la documentazione intestata a Croce ma non inviata o redatta direttamente da lui; le recensioni a opere di Croce apparse nel Corriere nel periodo 1903-52.
G. Galasso, storico e studioso di Croce, nella sua ampia introduzione, fornisce una dettagliata cronistoria dei rapporti tra il filosofo e il Corriere, davvero indispensabile per meglio inquadrare i contenuti della raccolta. Ci sono, innanzitutto, considerazioni sul Croce «giornalista» e sul suo modo di intendere il rapporto tra giornalismo e letteratura. C’è poi la descrizione dei rapporti, inevitabilmente soltanto episodici, che Croce ha avuto con il Corriere fino alla caduta del fascismo: è il tempo di ciò che non è improprio definire il Corriere «fascista».
E c’è l’inquadramento storico di ciò che prepara e successivamente avvia la collaborazione crociana al giornale. Così, da poco caduto il fascismo, il direttore Ettore Janni esprime a Croce il desiderio di poter pubblicare suoi scritti. Ma perché questo avvenga bisognerà attendere il 1946, quando alla guida del giornale giunge G. Emanuel. Da questo momento la collaborazione di Croce col giornale comincia a prendere corpo e, progressivamente, cresce fino a raggiungere la punta di 21 articoli nel 1949. Alla fine il Corriere pubblicherà in totale 35 suoi articoli. Si tratta di scritti originali e anteprime di saggi che sarebbero poi apparsi nei Quaderni della Critica.
Considerata l’abitudine di Croce a servirsi di articoli di giornale per anticipare i suoi studi, la collaborazione al Corriere rispecchia la sua attività intellettuale del periodo, in pratica quella relativa ai suoi ultimi anni di vita, di certo non meno produttivi degli anni precedenti. Dalla lettura degli articoli ancora una volta trova conferma che la sua è una riflessione continua e dinamica, nel senso che egli non ha mai inteso formulare e proporre un sistema di pensiero in sé chiuso e concluso. Le fasi successive del suo pensiero appaiono di volta in volta come sistemazioni temporanee, sempre suscettibili di conferme, variazioni, ripensamenti, ulteriori sviluppi. Sino alla fine della sua produzione intellettuale.
Dei numerosi e sempre interessanti temi di cui Croce si occupa nei suoi articoli sul Corriere, qui non è possibile render conto nella loro interezza. Li si potrebbe distinguere in categorie. Ci sono memorie personali e polemiche politico-culturali del tempo, in particolare in opposizione al marxismo e al comunismo. Ci sono, poi, temi vari, di attualità politica, letteratura, critica letteraria. Alla fine, da questi scritti emergono anche la drammatica situazione di un’Italia che cerca di uscire dalla crisi profonda determinata dal fascismo e dalla guerra, e il ruolo rilevante di Croce in questa fase storica nazionale.
Si apprezza sempre la scrittura del Croce, anche quella «giornalistica», diretta espressione della sua prosa saggistica: potente, trasparente, suggestiva, persuasiva. E la sua scrittura traduce appieno il suo pensiero forte, netto, mai banale, meno che mai incerto o timoroso.
Quella che oggi viene messa a disposizione del pubblico italiano, in elegante edizione, è una raccolta che risulterà appetibile non soltanto agli studiosi del Croce. Da rimarcare anche l’utile indice finale dei nomi. Non c’è che dire: davvero apprezzabile l’idea della Fondazione Corriere della Sera di raccogliere i contributi crociani a quello che era ed è il maggiore giornale italiano.