In: La Civiltà Cattolica n. 3893
Enza Buono, Pettegolezzi di condominio e altri racconti,
Roma, Nottetempo, 2011
Dell’A. abbiamo già avuto modo recensire un precedente scritto, Quella mattina a Noto (Civ. Catt. 2008 IV 420 s). Questa volta la Buono offre ai lettori cinque brevi racconti, che confermano le sue capacità, già precedentemente espresse. Accenniamo brevemente ai racconti, senza seguire l’ordine con cui sono presentati nel libro.
Anche se non è il caso di confrontare tra loro i cinque racconti di questa piccola raccolta, dobbiamo riconoscere che il primo – «Vacanze» – non è soltanto il racconto più lungo, ma anche il più ricco e avvincente. Ambientato a Parigi, ma con una breve incursione nel Sud Italia, vede come protagonista Nicole, una giovane donna, da poco reduce dalla fine di una relazione affettiva, e annoiata dal suo lavoro. È figlia di un «grande papà» gioiosamente francese, irridente, libero, amabile, e di una timida «piccola madre» italiana. È proprio su di lei che, piano piano, nella mente di Nicole prendono corpo tante domande e, soprattutto, un interrogativo: chi era realmente, si conoscevano davvero mamma e figlia, cosa avrebbe voluto sua madre da lei? Dal confronto con alcune brevi notazioni scritte della madre, e di cui Nicole sorprendentemente non parla al padre, scopre una persona a lei quasi del tutta sconosciuta, che riflette acutamente sulla figlia e sulla sua relazione con il padre. Anche grazie al confronto postumo con la madre, Nicole cambia la sua visione del padre e della propria vita, insoddisfacente, e decide di lasciare il suo lavoro. A un certo punto, a seguito di un evento del tutto casuale, riesce a dare una svolta imprevista alla sua vita che, da quel momento, acquista quel senso che prima non aveva.
Un altro racconto riguarda «Clotilde», che pensa di ordinare i suoi ricordi sistemando le sue carte. E, invece, finisce piacevolmente con il liberare una casa dalle carte e dal passato o, come dice lei, dalla «burocrazia dell’anima». Ed è una vera e propria rinascita...
Anche il racconto «Pettegolezzi di condominio» ruota intorno a un protagonista inquieto. Si tratta di Daniele, un ragazzo che, solo molto tardi, si rende conto di aver vissuto l’intera vita in una menzogna orchestrata intorno a lui. Solamente alla morte del padre, infatti, scopre la verità su di lui e, soprattutto, sulla madre: un vero e proprio shock, che lo sconvolge profondamente.
«Il Castello dei sogni» è il simpatico racconto di una mamma che, con il suo bimbo, affronta con ironia una vacanza piena di disagi, con un sorprendente finale.
E c’è poi il racconto su «Randi», impetuoso e amabile cagnolino, che entra timidamente in famiglia e vi rimane da padrone per sedici anni. Stabilisce i suoi rapporti con i singoli componenti della famiglia, privilegiando sempre quel figlio che lo aveva trovato, cucciolo di un mese, e portato a casa. Ma il figlio cresce, si allontana e, quando ritorna, non presta più al suo Randi le attenzioni di un tempo.
Sono Nicole, Clotilde e Davide a colpire in modo particolare. Esistenze imperfette, alle prese con quelle svolte di vita capaci o di bloccarci definitivamente, o di avviare almeno la ricerca di un possibile riscatto. Da tali svolte potrebbe nascere una nuova narrazione della propria esistenza, e l’esito dipenderà dal riuscire a trovare il senso del passato per proiettarsi in modo diverso nel futuro. E i tre protagonisti incarnano bene queste varie possibilità.
A lettura ultimata, si ha come l’impressione che l’A. abbia scritto «dal di dentro» i suoi racconti, nei quali tra l’altro è sempre decisiva la figura della madre, quasi fossero, almeno a tratti, veri e propri contenitori di schizzi autobiografici. I racconti e i loro protagonisti, inquieti, sono molto realistici, vivi. La scrittura è leggera, asciutta, incisiva. Davvero una piacevole e utile lettura.