In: La Civiltà Cattolica n. 3880
Jean Mesnard, Sui “Pensieri” di Pascal,
Brescia, Morcelliana, 2011
L’A., professore emerito all’Università Paris-Sorbonne e già direttore dell’Istituto di letteratura francese e comparata, è membro dell’Institut de France, e autore di numerose pubblicazioni di prestigio sul XVII secolo. È considerato giustamente un’autorità assoluta nel campo del dibattito contemporaneo sul grande matematico, fisico, filosofo e teologo francese B. Pascal (1623-62). E ciò è ampiamente dimostrato anche da questo libro, la cui prima edizione risale al 1976, vero e proprio classico sull’argomento. Anche se con notevole ritardo, viene pubblicata la traduzione in lingua italiana, con l’inclusione dei vari supplementi che l’A. ha potuto aggiungere alle sue riedizioni.
Dopo una lunga introduzione sulla «edizione» dei Pensieri, con l’analisi della sua cronologia e logica, la riflessione viene suddivisa in tre parti.
La prima tratta del «clima» dei Pensieri. C'è innanzitutto la descrizione del Pascal scienziato, campione del metodo sperimentale, e tra coloro che più hanno contribuito a modificare l’immagine di un mondo armonioso e rassicurante. C’è, poi, l’analisi della scienza positiva che proprio agli inizi del secolo conquista la sua autonomia, e che appare come un riferimento costante dei Pensieri.
Viene posto in risalto, poi, il tema del «gentiluomo», immagine elaborata nell’atmosfera di emancipazione ed esaltazione dell’uomo propria del periodo. Per Pascal si tratta della persona rispettabile, umile, che pone al primo posto non il sapere, ma l’essere umano e la comunicazione tra gli uomini. Ma è pur sempre soltanto un ideale, pressoché irraggiungibile nella visione antropologica e cristiana di Pascal. Il suo pessimismo scava nelle profondità dell’irrazionale e dell’inconscio umano, e le sue analisi penetranti e potenti risultano quanto mai moderne. In particolare su temi quali la vanità, la miseria, la noia, la distrazione, l’amor proprio. Ma tutto cambia se l’uomo pone Dio come suo unico riferimento e vero «centro».
Ed ecco l’ultimo importante argomento della prima parte: la visione religiosa di Pascal. L’A. preferisce parlare di «cattolicesimo agostiniano», definizione scelta in polemica con quella di giansenismo, di cui fu accusato Pascal. Qui Mesnard analizza i tratti salienti della dottrina agostiniana nell’interpretazione di Pascal, secondo alcune tematiche di fondo: caduta e concupiscenza; redenzione e grazia; fede e ragione.
La seconda parte considera la «dialettica» dei Pensieri, in alcune opposizioni fondamentali. Su tutte, quelle tra: miseria e grandezza; uomo senza Dio e uomo con Dio; figura e verità.
Nella terza parte l’A. indaga sul possibile «significato» dei Pensieri. Nella storia della loro interpretazione si registrano fondamentalmente tre letture che attirano l’attenzione più delle altre. C’è quella del «sublime misantropo» proposta da Voltaire; quella dell’immagine romantica; e quella che riduce il suo essere religioso a variabili retrostanti, più rudimentali e meno autentiche. A queste interpretazioni il Mesnard contrappone, punto per punto, tre convincenti letture che, di Pascal, pongono in risalto l’ironia, il tragico, la mistica.
Il libro è integrato da cinque appendici; una tavola di concordanza tra edizioni fondate sulla classificazione delle copie; le note al testo e l’indice dei nomi. Si apprezza molto la decisione dell’A. di arricchire le sue riflessioni con numerosi brani di Pascal.
«Libro difficile [...] difficile da tradurre [...] difficile anche da leggere» (pp. 28 s), così l’A., a nostro avviso con un eccesso di autocritica, definisce questo suo lavoro presentandolo al pubblico italiano. In realtà è un libro che, pur indirizzato a cultori della materia, si legge con profitto e senza particolari difficoltà. E, soprattutto, è un libro da cui non si può prescindere se si vogliono studiare i Pensieri di Pascal e conoscere e comprendere meglio questo geniale pensatore.
L’opera, che vede la luce grazie all’impegno di M. V. Romeo dell’università di Catania, curatrice anche della prefazione al libro, per i ricercatori italiani è certamente benvenuta nel panorama degli studi sul noto filosofo francese. E ancora una volta, seppure ce ne fosse stato bisogno, contribuisce a far comprendere come mai i Pensieri di Pascal, a oltre 300 anni dalla loro prima pubblicazione, continuino a riscuotere così tanta attenzione e ad esercitare così tanta influenza.