Innocenti E.

In: La Civiltà Cattolica n. 3808


Ennio Innocenti, La gnosi spuria. II: Seicento e Settecento,

Roma, Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, 2007


Gnosi e gnosticismo sono tra gli argomenti più approfonditi da E. Innocenti nella sua pluridecennale attività di ricerca. Lo «gnosticismo» delle origini, da non confondere con una degenerazione interna del cristianesimo, è un insieme indifferenziato di teorie di diversa provenienza: religioni misteriche, filosofia ermetica, qabbalah, giudaismo alessandrino, filosofie ellenistiche… Un elemento centrale e comune è la conoscenza di Dio e della verità come illuminazione riservata a pochi, senza bisogno di fede né di buone opere. Altra caratteristica è il dualismo radicale (Dio-uomo, Dio-mondo, spirito-materia, anima-corpo) che induce o all’ascetismo esasperato o al libertinismo. L’«uomo nuovo» della gnosi, che rifiuta determinazioni, differenze, alterità e mediazioni ecclesiali, mira a fondersi con l’Uno originario. 

Diversi e tutti fondamentali i temi della fede cristiana che la gnosi tende a mettere in discussione: la Trinità, l’uomo a immagine e somiglianza di Dio, la nobiltà della natura e soprattutto dell’uomo, l’incarnazione, l’idea di Gesù come unico salvatore, la Chiesa… È convinzione dell’A. che, contro la «gnosi pura», vale a dire la conoscenza di Dio e della relazione uomo-Dio fondata sulla Rivelazione, cioè saldamente ancorata ai dati della fede cristiana, si erga il variegato mondo della gnosi, non più confinabile a quei movimenti e quelle scuole ereticali dei primi secoli cristiani che solitamente rientrano nella definizione di gnosticismo.

Con il concetto di «gnosi spuria», allora, E. Innocenti vuole superare il senso usuale del termine gnosticismo e quindi porre in particolare evidenza la «continuità» di questo tipo di gnosi dalle origini ai giorni nostri. Tale continuità sarebbe garantita da una posizione metafisica unitaria che soggiace alle diverse gnosi. Ponendosi sulla scia di metafisici come Ceslao Pera, Garrigou Lagrange e Cornelio Fabro, l’A. può affermare: «Ho focalizzato […] questo concetto in termini metafisici (l’essere come caduta e l’essere come partecipazione) e questo mi permette di stabilire connessioni essenziali tra sistemi gnostici differenziati suggerendo la loro ragionevole reductio ad unum» (p. 7).

In tale prospettiva il libro si pone come la continuazione di un saggio precedente: La gnosi spuria. I. Dalle origini al Seicento. Nel volume sul Seicento e Settecento viene analizzata la continuità della gnosi fino all’epoca moderna. All’interno di una visione davvero estesa, l’A. setaccia analiticamente il pensiero e le opere delle figure più rappresentative un po’ in tutti i Paesi, in ambito religioso, culturale, politico, sociale, artistico, alla ricerca dei pur minimi elementi gnostici. Diverse le variabili analizzate: l’ermetismo, l’alchimia, la gnosi illuminista e quella razionalista, la massoneria, l’influsso cabalistico... Prende forma, così, una vera e propria storia delle infiltrazioni gnostiche nella cultura cristiana e nella Chiesa del XVII e XVIII secolo. Si assiste, così, all’avanzare di «una tendenza materialistica, meccanicistica, tecnologica, sempre più dimentica della metafisica, di Dio stesso: etsi Deus non daretur» (p. 137). 

Il volume, da considerare strettamente unito a quello che lo precede, merita una sua visibilità nell’estesa bibliografia sulla gnosi e lo gnosticismo. Certo, come nello stile dell’Innocenti, anche questa volta siamo in presenza di uno scritto caratterizzato in senso apologetico. L’A., da sempre in difesa della teologia e della metafisica cristiana, preoccupato soprattutto di salvaguardare la purezza della fede dalle infiltrazioni gnostiche, prende posizioni nette, ben definite, in chiara contrapposizione con le derive fusionali tipiche della gnosi e con la tendenza alla indefinizione propria del relativismo. 

E, ancora una volta, tra i nuclei tematici principali che diventano veri e propri bersagli intellettuali dell’A., svettano la deriva immanentistica e quella razionalistica. È vero che alcune conclusioni possono apparire generiche o eccessivamente drastiche. Ma è francamente riduttivo archiviare opere come questa nella semplice difesa oltranzista del tradizionalismo cattolico. E meno che mai si può tacciare di pessimismo manicheo chi, anche se a volte con enfasi eccessiva, appare piuttosto come un difensore della fede, dando voce ad una delle anime della Chiesa, quella sempre protesa a tutelare la tradizione.

Se anche non si condividessero l’impostazione di fondo dell’A. o alcune sue prese di posizione, la sua provocazione di fondo merita considerazione. In effetti l’A. richiama l’attenzione dei credenti su rischi reali, perlopiù sottovalutati, che tendono a diventare coscienza diffusa, a formare in modo più o meno inconsapevole il pensiero su Dio e sulla relazione uomo-Dio secondo modalità gnostiche, in tal senso deformando in modo sostanziale il nocciolo dell’identità cristiana. Nella visione antropocentrica gnostica, infatti, l’essere umano – antimetafisico, empirista, individualista – è legge e se stesso, la sua religiosità è immanentistica, la sua morale è a servizio della propria libertà. Il richiamo dell’A. sembra rivolto primariamente a quei pensatori e pubblicisti cristiani ed uomini di Chiesa poco attenti ai rischi della gnosi spuria, affinché prendano coscienza e riformulino la propria visione teologica e antropologica alla luce della vera fede.