L'uomo in cammino


Seguiamo e descriviamo «L’uomo in cammino», dai suoi più antichi progenitori, all’uomo morfologicamente moderno, per tanti aspetti simile, per tanti altri differente dai suoi progenitori. 

È il risultato di un lungo processo evolutivo, dell’interazione tra mutazioni genetiche avvenute in modo casuale o per ricombinazione genetica, e la selezione naturale, che fa emergere i portatori di varianti genetiche più adatte allo specifico ambiente di vita. 

Cui si somma quello che è da ritenere un fattore più importante per il successo evolutivo dell’uomo sulla Terra e che oggi contribuisce in misura decisiva all’evoluzione cerebrale: la variabile culturale. 

L’essere umano è un sistema complesso dotato di meccanismi innati e specializzati per svolgere specifiche funzioni, per il miglior adattamento possibile al proprio ambiente vitale. 

L’uomo da migliaia di anni risolve problemi noti, alcuni comuni anche alle altre specie viventi, altri specifici della propria specie: non farsi uccidere; attaccare o fuggire; trovare il cibo; accoppiarsi e allevare figli; difendere il proprio territorio; esplorare l’ambiente; costruire strumenti; comunicare con i conspecifici e gestire i rapporti con loro; conquistare e mantenere una posizione sociale; pianificare il futuro; conservare e trasmettere conoscenze; dare un senso all’esistenza; rispondere alla domanda se esista o meno una vita oltre la morte e un Essere superiore... 

Nella filogenesi sono sopravvissuti i geni di coloro che sono riusciti a fronteggiare questi problemi con successo e meglio degli altri.

Nella sua storia evolutiva l’essere umano fa fronte ai continui cambiamenti dell’ambiente grazie a meccanismi di adattamento flessibili. E, mentre si adatta all’ambiente, contemporaneamente lo trasforma per adattarlo ai propri bisogni. 

Nel passaggio da una generazione all’altra sopravvivono le caratteristiche funzionali alla sopravvivenza, mentre vengono inibite quelle non adattative. 

Per l’uomo degli ultimi millenni, l’ambiente cui adattarsi è sempre meno l’ambito geografico e sempre più l’ambito umano, culturale, tecnologico. 

Esito di questo lungo processo è ciascuno di noi. Alla formazione della nostra identità e della nostra storia contribuiscono, allora, vari elementi fondamentali che interagiscono tra di loro: biologici, sociali, psicologici, culturali, spirituali-religiosi. 

L’uomo, quindi, è un essere biologico. Ha ed è un corpo, con particolare riferimento al cervello e ai suoi neuroni, e nasce con un corredo di schemi comportamentali geneticamente determinati, atti a facilitare l’adattamento all’ambiente naturale e, soprattutto, umano. 

È un essere sociale, relazionale. È “costruito” per la relazione, e le relazioni contribuiscono a dar forma agli schemi ereditati, alla personalità, alla storia personale. 

È un essere psicologico. Nelle relazioni si percepisce come un «io» e viene percepito come un «tu», e percepisce l’altro come un «tu». 

All’interno dei rapporti interpersonali prende forma il suo essere psicologico, dotato di coscienza, psiche, mente, sé, e può riconoscere anche all’altro queste stesse caratteristiche. 

Ed è un essere che pensa, vuol conoscere, comprendere, che si pone anche domande che esulano dai suoi bisogni biologici e socio-psicologici.

È un essere culturale. L’essere umano prende forma in un contesto storico-culturale, e la cultura è una variabile sempre più importante nella vita individuale e della specie, capace anche di condizionare la base biologica.

È, infine, anche un essere religioso: può pensare a una vita oltre la morte e a un Essere superiore. L’uomo è «capace di Dio».

Dopo averlo seguito dai suoi inizi ad oggi, l’uomo ci appare come un essere complesso, unico, libero-per, volto alla trascendenza.

Allora, il cammino dell’uomo non finisce ... con l’uomo? L’essere umano non si realizza pienamente finché non si apre alla trascendenza, all’Altro-da-sé? Sì. Ma questa è un’altra storia, da trattare in un altro libro...


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