In: La Civiltà Cattolica n. 3832
Alessandro Meluzzi, L’infinito mi ha cercato. Da Marx a Gesù una vita in cammino,
a cura di Paolo Gambi,
Casale Monferrato (AL), PIEMME, 2009
L’A. è una figura piuttosto nota: psichiatra, psicoterapeuta, giornalista e autore televisivo, già deputato e senatore, autore di diverse pubblicazioni. Questo libro, che egli definisce «un racconto introspettivo», ha una finalità ben definita: «mettere in evidenza quelle parole attraverso le quali l’Infinito mi pare avermi amorevolmente cercato» (p. 11).
La prima parte del libro descrive i primi passi dell’A.: una famiglia divisa; le prime esperienze in chiesa; l’adolescenza; l’impegno politico degli inizi; l’università; la professione; gli amori; i viaggi; l’esperienza prima alla Camera e poi al Senato. Il lettore si confronta con una vita piuttosto intensa o meglio, per dirla con l’A. stesso, «caotica» (p. 196). Si incontrano tanti personaggi, esperienze tra loro così differenti e insolite, diverse delle quali non sempre edificanti. Nell’autonarrazione l’A., seppure con benevolenza e senza rimorsi, si descrive con realismo: «narciso impenitente»; «guascone e irresponsabile»; «volta gabbana politico» (p. 143), con il suo andare e venire tra sinistra, destra, sinistra, centro. Non nasconde la sua lunga frequentazione massonica, successivamente sospesa perché incompatibile con la vita di fede.
La seconda parte del libro è più orientata a porre in risalto le riflessioni sulla rispettosa ma tenace presenza di Dio nella vita dell’A. Si tratta di esperienze significative e soprattutto di incontri con persone significative. L’A. ne diviene progressivamente sempre più consapevole e riconoscente. Agli occhi di una coscienza finalmente più matura, allora, la propria caotica esistenza tende ad apparire come «ricerca» da parte di Dio. Sotto gli occhi del lettore si compone, così, quasi un vero e proprio percorso mistagogico, con la scoperta della progressiva autorivelazione di Dio in un’esistenza che, a lungo, è sembrata poter fare a meno di Lui.
Il risultato, anche non privo di un certo sincretismo religioso, è una svolta che lo stesso protagonista vive come autentica e come dono. È la fine di una lontananza, come ricordano le sue parole nell’ultima pagina di copertina: «Dio non ha mai cessato di mandare qualcuno a cercarmi, e tutti quei messaggeri che il Signore ha messo sulla mia strada hanno fatto sì che la mia lontananza non sia stata un esilio lontano e disperato, ma un momento di separazione che mi auguro la Provvidenza non mi costringerà più a vivere».
Anche se domina la visione antropologica, prevalentemente centrata sull’«io» che viene cercato e salvato da Dio, è un libro che vale la pena leggere. Scritto in modo scorrevole e coinvolgente, tende ad incuriosire e interessare il lettore. È uno di quei casi in cui il confronto con l’A. è possibile soltanto se non segnato da pregiudizi di partenza, derivanti dalla sua visibilità pubblica, dal suo passato politico, dalla sua personalità esuberante.
Superati questi ostacoli iniziali ci si può confrontare con una vita autentica, pienamente vissuta, a suo modo coerente. Le pagine descrivono una esistenza ad oggi vistosamente segnata dalla presenza di Dio e spesa per lui in diverse attività. Tra queste l’A. stesso ci tiene a segnalare soprattutto la comunità di accoglienza Agape Madre dell’Accoglienza in Albugnano. Insieme all’A. ci si augura che, nonostante l’instabilità di tutta la vita precedente, la nuova vita sia stabile, soprattutto grazie alla tenacia di Dio: «Noi sempre infedeli, come me, sempre caduchi e sempre peccatori, Lui sempre fedele e sempre presente» (p. 211).