SE QUALCUNO VUOLE VENIRE DIETRO A ME...
SE QUALCUNO VUOLE VENIRE DIETRO A ME...
Il Vangelo di oggi, cara sorella, è uno dei più difficili da accogliere. “Perché proprio a me?” è una delle domande più “umane” che ci poniamo di fronte alla sofferenza, percepita come ingiusta, nella nostra illusione di immortalità. Il dolore, spesso, ci fa mettere il Signore sul banco degli imputati: ce la prendiamo con lui, ci sentiamo vittime di ingiustizia, non ascoltati. È raro, però, che la domanda sia: “perché non a me?”. Sottesa a questa percezione di ingiustizia c’è l’idea che Dio debba rispondere alle nostre umane aspettative, che debba pensare secondo i nostri parametri terreni. Per fortuna non è così. Le nostre sofferenze sono prima di tutto le Sue.
Ma prima di voler cambiare la nostra croce quotidiana, dobbiamo pensare a come cambiare noi stessi. Non esiste nessuna persona che valga la pena invidiare: ciascuna croce che portiamo è creata su misura per noi e per le nostre possibilità. Girano immaginette, adatte ai bambini del catechismo, molto belle e molto adatte a comprendere meglio. La prima vede tanti pellegrini con croci di varie dimensioni sulle spalle. Quello che porta una croce lunghissima invidia il suo vicino che ne ha una piccola, piccola, ma quest’ultimo, poi, non riesce ad usarla come “ponte” per attraversare il valico che lo divide dal Paradiso. Un’altra raffigura impronte sulla sabbia: doppie nei momenti felici della vita, singole quando il gioco si fa duro. Il protagonista chiede: “Gesù, perché mi hai lasciato solo nella sofferenza? Ci sono solo le mie impronte!” E Gesù risponde: “No, sono le mie: ti portavo in braccio”.
Ecco, non sono certo compendi di teologia morale, sono appunto adatti ai ragazzini del catechismo, ma fanno capire bene come sia necessario modificare i nostri parametri nel giudicare il peso della nostra croce. È questa la vera rivoluzione del cristianesimo: l’aver compreso che la sofferenza è un aspetto della vita che ti conduce alla salvezza, mentre noi, oggi, viviamo in un mondo che tende ad allontanare e rifuggire ogni minima contrarietà, in nome del piacere e della soddisfazione ad ogni costo. Chi non sa che Gesù è veramente risorto vive ogni privazione come una “piccola morte”, come una perdita insormontabile, mentre noi, che vogliamo somigliare a Cristo, dobbiamo sapere che l’importante è la salvezza. Non importa da dove questa passi, dal peso della croce che ci è stata assegnata: l’importante è il risultato. E poi abbiamo il privilegio, a volte, di poterla condividere con la famiglia, gli amici, la comunità, come questa nostra in questo momento: Dio non ci lascia mai soli nella sofferenza, ma ogni tanto si fa anche aiutare da qualcuno.
Febbraio 23, 2023 - Benedicta es tu