L'AFFETTO DI SAN PAOLO PER I TESSALONICESI || PART. 2
L'AFFETTO DI SAN PAOLO PER I TESSALONICESI || PART. 2
"Così sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, vi abbiamo confortato, incoraggiato e ammonito perché vi comportaste in maniera degna di quel Dio che vi ha chiamato al suo Regno e alla sua gloria". //1Ts 2,11-12
A somiglianza di san Paolo, il sacerdote dev'essere sommamente disinteressato; ogni brama o segno d'interesse materiale, sotto qualunque forma, è rovina dell'apostolato. Il sacerdote dev'essere come padre e madre delle anime che cura, trattandole con affettuosa carità, e sacrificando per esse tutta la sua vita. Il sacerdote non deve amare di essere onorato, ma deve mostrare a Dio e al mondo la sua vita esemplare, santa ed irreprensibile, perché solo allora può esortare i fedeli a condurre una vita degna di Dio che li chiama al suo regno ed alla sua gloria. Le parole, infatti, non valgono nulla senza l'esempio.
Chi comanda e guida un esercito alla conquista ed alla vittoria, e non mostra ai suoi soldati il proprio coraggio ed il proprio sacrificio esponendosi alla morte per vincere, non ha alcuna influenza sulle milizie. Gesù medesimo prima d'insegnare esortò gli uomini col suo esempio: coepit facere et docere. I santi che lo hanno imitato hanno fatto gran bene nelle anime più col loro esempio che con la parola, per farle vivere in un modo degno di Dio, cioè lontano dalle illusioni del mondo, sospiranti unicamente all'amore di Dio ed alla sua gloria. Solo con l'esempio di una vita santa si può far accettare la Parola come Parola di Dio. Tutto quello che è umano, nel senso brutto e materiale della parola, non è degno di Dio. (Don Dolindo Ruotolo)