IL TEMPO DELL'ANGOSCIA
IL TEMPO DELL'ANGOSCIA
«Grande è il mio timore, ma non mi turbo né m’inquieto, perché, pacifico, confido nella bontà divina e nei meriti di Gesù Cristo!». //S. Paolo della Croce
La liturgia di oggi, cara sorella, e in particolare il Salmo 31 (32) mi ha fatto pensare al "tempo dell'angoscia". Ciascuno di noi ha affrontato, sta affrontando o dovrà affrontare un momento di particolare tristezza, di dolore, di forte turbamento emotivo. Tutti noi poi un giorno proveremo l'agonia della morte. Ma non dobbiamo temere perché il Divin Maestro, nostro Signore Gesù Cristo, si è fatto simile a noi (in tutto eccetto il peccato) anche in questo e ci ha dato l'esempio nell'orto di Getsemani. Come dice Gesù stesso a Gabrielle Bossis: <<il venerdì fu per me una grande sofferenza...>>. E ancora in Mc 14,34: «La mia anima è triste fino alla morte...».
Egli soffre un'angoscia mortale (suda sangue), un'afflizione indicibile in totale solitudine, infatti tutti lo hanno abbandonato. Cara sorella, come non pensare a ciò che provano gli infermi, i moribondi; essi molto spesso sono lasciati soli (e lo abbiamo visto durante la pandemia!) nel loro dolore fisico e spirituale. Prima o poi anche noi proveremo gli stessi sentimenti del Cristo agonizzante e dovremo essere totalmente abbandonati alla Misericordia di Dio. Il cristiano infatti è chiamato ad essere "come Abramo" il quale "sperò contro ogni umano motivo di speranza: sperò di possedere pienamente e definitivamente Colui nel quale aveva creduto e dalla cui misericordiosa potenza si attendeva il compimento delle sue brame".
La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull'aiuto della grazia dello Spirito Santo. « Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso » (Eb 10,23). Lo Spirito è stato « effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro, perché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna » (Tt 3,6-7). // CCC 1817
Noi possiamo, dunque, sperare la gloria del cielo promessa da Dio a coloro che lo amano e fanno la sua volontà. In ogni circostanza ognuno deve sperare, con la grazia di Dio, di perseverare sino alla fine e ottenere la gioia del cielo, quale eterna ricompensa di Dio per le buone opere compiute con la grazia di Cristo. Nella speranza la Chiesa prega che « tutti gli uomini siano salvati » (1 Tm 2,4). Essa anela ad essere unita a Cristo, suo Sposo, nella gloria del cielo. //CCC 1821
«Spera, anima mia, spera. Tu non conosci il giorno né l'ora. Veglia premurosamente, tutto passa in un soffio, sebbene la tua impazienza possa rendere incerto ciò che è certo, e lungo un tempo molto breve. Pensa che quanto più lotterai, tanto più proverai l'amore che hai per il tuo Dio e tanto più un giorno godrai con il tuo Diletto, in una felicità ed in un'estasi che mai potranno aver fine». //S. Teresa di Gesù