AUDREY STEVENSON
AUDREY STEVENSON
Il 22 marzo del 1983 nasce Audrey Stevenson, la piccola viene battezzata un mese dopo la sua nascita.
“A tre anni, dopo una visita alla casa natale di santa Teresa di Gesù Bambino, dichiara: «Quando sarò grande andrò al Caramel!». Voleva dire “au Carmel” (al Carmelo). Qualche mese dopo, durante la Messa, va a rifugiarsi in un confessionale della chiesa. Quindi spiega alla sua mamma: «C’era là una croce con Gesù inchiodato sopra. Nessuno lo guardava e io invece lo amo».
Con sua sorella Alina, di due anni più grande, frequenta gli incontri dei “Fanciulli adoratori” davanti a Gesù Eucaristico esposto sull’altare: benché ancora piccola, il suo comportamento è edificante. Quando la sua famiglia cambia appartamento, si preoccupa che in ogni camera ci sia il Crocifisso e lei stessa lo provvede.
La sua precocità spirituale sconcerta e incanta. Ha 4 anni quando un giorno la mamma la vede che cammina zoppicando. Come mai? «Ho messo dei pezzi di matita nelle scarpe per fare penitenza con Gesù in croce». Confida alla nonna: «Sono gelosa... Per questo ho deciso che non terrò per me che lo stretto necessario, quello che indosso».
A tavola – ha solo 4 anni – un giorno dice: «Sarebbe bene che nella nostra famiglia, prima del pranzo dicessimo il Benedicite». Tutta la famiglia si alza per pregare prima di prendere cibo.”
A 5 anni si impegna, durante una missione “stile santa Teresina”, a pregare tutti i giorni per un prete come di solito faceva Santa di Lisieux.
“Ha fretta di accostarsi alla sua Prima Comunione e riesce a prepararsi assai bene con l’aiuto della mamma e... di Gesù stesso che le parla al cuore.
Vengono due preti a esaminarla, visto che non ha frequentato alcun corso di catechismo, ma ella risponde con intelligenza a tutte le domande. Il 15 agosto 1989, a sei anni di età, Audrey riceve per la prima volta Gesù Eucaristico nella Comunione presso la grotta di Lourdes. Promette e offre a Gesù il suo impegno ad amarlo al massimo, anche se gli costasse di soffrire, come Lui ha patito sulla croce. Ormai è una bambina tutta invasa da Gesù: non farà che crescere in Lui, molto velocemente, e irradiarlo a chi avvicina”
Aveva la capacità di cogliere l’essenziale e di vedere in esso lo sguardo di Dio.
“Dopo la sua Prima Comunione a soli sei anni Audrey si ammala di polmonite. È appena nata la terza figlia, Beatrice, ed ella non può avere la mamma a curarla e a starle vicino. Accetta di stare quasi tutta la giornata da sola nel suo lettino, senza lamentarsi, offrendo tutto a Gesù.
Guarisce, ma durante le vacanze dell’anno successivo, nel 1990, si scopre nel suo corpo una leucemia molto seria. Intraprende la chemioterapia, che sopporta e offre in silenzio. Gesù le parla dentro ed ella parla a Lui. Per non inquietare sua madre, nasconde le sofferenze: «Ho soltanto un po’ di male», dice, anche se gli effetti secondari della cura sono penosi. Audrey perde i suoi bellissimi capelli biondi, la sola cosa che trovava di bello nel suo aspetto.
Con il suo buon umore che non le manca, nonostante tutto, spiega ai suoi cari: «Così farò due volte il sacrificio dei capelli: la prossima volta, quando entrerò al Carmelo, come santa Teresina». Intanto una buona signora le dà lezioni perché non rimanga indietro negli studi. La bambina è insaziabile di imparare e di sapere. Nel medesimo tempo, offre a Gesù il suo soffrire con tutte le intenzioni per gli altri, per la Chiesa, per i sacerdoti, per i lontani da Dio, per i suoi compagni di scuola.
Nel frattempo, un gruppo che si riunisce il martedì sera, genitori e ragazzi per pregare e crescere nella fede, si ingrandisce di continuo. Uno dei partecipanti scrive una preghiera, in forma di acrostico a partire dal nome di Audrey: questa preghiera, dietro un’immagine della bambina, si diffonde ancora oggi nel mondo.
All’ospedale Robert Debré, sperimenta una sua “Via Crucis” assai dolorosa. La piccola malata soffre per il clima impersonale, piuttosto formale, che la circonda, ma anche questo diventa offerta; presto però i medici e gli infermieri sono toccati dentro da questa piccola di 7-8 anni, così diversa e luminosa dagli altri ospiti.
Vuole l’Estrema Unzione perché sa che la sua ultima ora è ormai vicina, ma quando sta per arrivare il sacerdote ella piange e geme di dolori atroci. Solo quando ha ricevuto il Sacramento, tutta aggrappata al Crocifisso, si rasserena e si ritrova in pace. Le cure – le iniezioni lombari per esempio – sono spesso durissime: Audrey vuole esserne informata almeno un’ora prima, per prepararvisi pregando e offrendo. Allora dice alla mamma che è presente: «Mamma, offriamo tutto per papà, per lo zio M., per le suore di Bordeaux, e le loro vocazioni... per i peccatori... per la santificazione dei sacerdoti. Santa Teresina faceva così».
Il fratellino Henry, di 5 anni, le offre il midollo per il trapianto, fiero di far guarire Audrey... Durante tutto questo tempo, isolata da tutti, ella canticchia per conto suo: «Quanto sono belle le tue opere, Signore». Il trapianto sembra riuscire. I capelli ricrescono, forse potrà anche andare a casa presto, ma ella è senza forze. I medici dicono ai genitori che la sua vita ormai sarà molto breve. I genitori, con infinita dolcezza lo comunicano alla figlioletta, la quale ascolta in silenzio, poi sorridendo conclude: «Ebbene, noi faremo come gli uccelli che volano nel cielo: vivremo un giorno solo per volta». A questo punto, i genitori la portano a Lourdes, alla grotta della Madonna, là dove ha ricevuto la Prima Comunione.
Quindi, la portano a Roma, dove tutti insieme hanno il privilegio di partecipare alla Messa privata del papa Giovanni Paolo II e di essere ricevuti da lui. Audrey si alza dalla sua carrozzella e scambia alcune parole molto intense con il Vicario di Cristo. A ritorno in Francia, ha la gioia di incontrare la sua classe di scuola. Saluta e sorride a tutti, quindi va a Chateauneuf de Galaure a visitare la camera dove nel 1981 è spirata Marta Robin. Lì si impressiona ancora di più che alla Messa del Papa: «Qui – dice –, o mamma, è come se noi fossimo già in Cielo».
Ancora una tappa in Normandia, per salutare cugini e nonni ai quali diffonde pace e luce. Infine, rientra nella sua casa a Saint-Cloud. Saluta fratelli e sorelle che non si rendono conto che è l’ultima volta che la vedono e le parlano. Ora ha anche ricevuto la Cresima e non ha affatto paura di morire, anzi attende con gioia il giorno dell’incontro con Gesù, per il Quale solo aveva vissuto la sua vita così breve e ardente.”
Nasce così al cielo il 22 agosto de 1991.
“Dopo la sua morte, si comincia presto a invocare la sua intercessione. Ragazzi che la conoscono e la pregano, entrano in Seminario. Come per santa Teresina, sembra che ora cominci la sua missione dal Cielo. Poche settimane prima di morire, Audrey Stevenson aveva scoperto con gioia le parole di Teresina morente: «Io non muoio, ma entro nella Vita». La Vita vera.”
Se desideri approfondire la storia di Audrey visita il sito: https://rosarioonline.altervista.org/libri/GiovaniSanti/index.php?santo=AudreyStevenson
//a cura di Stefania Famà