OSTIA CON L'OSTIA
OSTIA CON L'OSTIA
Care amiche vi voglio rendere partecipi di una verità "sconvolgente" che ho appreso questa mattina mentre leggevo l'ufficio delle letture.
Vi riporto il passo, contenuto nel trattato «Contro Fabiano» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo, che ha fatto breccia nel mio cuore e nella mia mente: "quando facciamo memoria della sua morte, durante il sacrificio, invochiamo la venuta dello Spirito Santo quale dono di amore. La nostra preghiera chiede quello stesso amore per cui Cristo si è degnato di essere crocifisso per noi. Anche noi, mediante la grazia dello Spirito Santo, possiamo essere crocifissi al mondo e il mondo a noi. Siamo invitati ad imitare Cristo. Egli, per quanto riguarda la sua morte, morì al peccato una volta per tutte; ora invece, per il fatto che vive, vive per Dio. Così anche noi consideriamoci morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù (cfr. Rm 6, 10-11). «Camminiamo in una vita nuova» (Rm 6, 4) mediante il dono dell'amore".
Se ricordate infatti il sacerdote durante la Messa, dopo la Consacrazione, dice: "Guarda con amore, o Dio, la vittima che tu stesso hai preparato per la tua Chiesa; e a tutti coloro che mangeranno di quest'unico pane e berranno di quest'unico calice, concedi che, riuniti in un solo corpo dallo Spirito Santo, diventino offerta viva in Cristo, a lode della tua gloria" (questa formula è tratta dalla preghiera eucaristica IV e la riporto perché viene detto in modo esplicito rispetto alle altre preghiere eucaristiche).
Il Santo Vescovo ci spiega il significato dell'invocazione allo Spirito Santo nella S. Messa: il sacerdote insieme all'assemblea chiede al Padre il dono di amare fino alla fine, fino alla donazione totale di se stessi, come ci ha mostrato, per primo, il nostro Maestro e Redentore. Solo con la grazia dello Spirito Santo possiamo crocifiggere il vecchio uomo e camminare in una vita nuova, "camminare secondo lo Spirito" come dice l'Apostolo.
S. Alfonso M. de' Liguori in "Il miglior modo per partecipare alla Santa Messa", al Confiteor (Vetus Ordo), quando il Sacerdote si china profondamente, ci invita ad immaginare Nostro Signore Gesù Cristo che si china per caricarsi sulle spalle la Croce. E ci sprona anche a recitare un Pater per ottenere da Gesù Cristo la grazia di poter portare anche noi sul suo esempio con fortezza la nostra croce, cioè il giogo della sua legge, osservandola, e con pazienza le tribolazioni della vita.
In conclusione la vera e piena partecipazione alla Messa, e non la partecipazione vana, accademica, magari chiassosa, come dice P. Stefano M. Manelli nel suo libro "Gesù Eucaristico Amore", ci deve rendere ostia con l'Ostia. Un giorno, durante la S. Messa, appena pronunziate le parole: <<Questo è il mio corpo>>, san Benedetto udì una risposta proveniente dall'Ostia appena consacrata: <<E' anche il tuo, Benedetto!>>.
Preghiamo.
Silvia