Parallelismo: due rette complanari si dicono parallele se non hanno punti in comune, cioè se non si incontrano mai.
C’era una volta una Donna Perfetta. Viveva in una accogliente e graziosa casa di mattoni rossi costruita proprio al limitare di un ombroso bosco di abeti argentati.
Aveva i capelli biondi come il miele, della stessa consistenza della seta preziosa. Gli occhi erano azzurri, la figura esile ed aggraziata.
La Donna Perfetta suonava il pianoforte ed aveva una voce melodiosa. Sovente, passando davanti alle sue finestre, la si sentiva cantare accompagnandosi da armonici accordi ed era impossibile per il viandante non fermarsi, rapito, ad ascoltare. In quei momenti anche gli uccelli del bosco tacevano riconoscendo la stupenda grazia di quella voce.
La Donna Perfetta dava delle splendide feste e, in quelle occasioni, invitava tutti gli abitanti del villaggio: offriva loro delicate prelibatezze preparate con le sue mani, aveva per tutti una parola gentile e li allietava con i suoi canti.
Era convinta che, un giorno o l’altro, si sarebbe presentato, ospite a casa sua, l’uomo perfetto: se lo immaginava alto, muscoloso, con i capelli neri e gli occhi ancora più scuri e con un animo sensibile. La Donna Perfetta era certa che sarebbe stato un pittore, un uomo capace di cogliere solo con lo sguardo quelle sfumature che, ai più, passavano inosservate. E, ad ogni festa, osservava trepidante l’arrivo degli ospiti, sperando di incontrare l’uomo perfetto.
Proprio dal lato opposto del bosco viveva in una confortevole baita di legno l’Uomo Perfetto. Aveva un fisico che pareva scolpito nel marmo, capelli neri mossi da riccioli appena accennati, il volto virile incorniciato da una bella barba, occhi scuri come il carbone che sembravano trafiggere tutto quello che vedevano.
L’Uomo Perfetto era un bravissimo pittore. La sua fama era così grande che le donne arrivavano da paesi lontani pur di farsi ritrarre da lui. Oltre ai lineamenti, che tratteggiava con mano delicata e sicura, riusciva a cogliere e a rappresentare anche l’animo dell’occasionale modella: gli bastava uno sguardo per capirne la natura e per svelare i desideri più reconditi. Così quei ritratti risultavano veri capolavori.
L’Uomo Perfetto era instancabile: se ne stava nel suo studio e accoglieva tutti i clienti, li faceva accomodare su di uno sgabello e iniziava a dipingere i loro volti su grandi tele bianche.
Era convinto che, un giorno o l’altro, si sarebbe presentata alla sua porta la donna perfetta: se la immaginava esile, bionda e con gli occhi color del cielo. Sapeva che la sua voce sarebbe stata melodiosa come il canto di un usignolo. E quando un cliente bussava alla sua porta segretamente sperava fosse la donna perfetta.
La Donna Perfetta e l’Uomo Perfetto invecchiarono serenamente e un triste giorno morirono nelle loro case, al limitare del bosco di abeti argentati, mentre ancora speravano di incontrarsi.
Racconto tratto da “Attrazioni e distrazioni” di Cesarina Bo pubblicato da ExCogita, 2004