La prefazione di Aldo Reina
Presentare un libro, nei contenuti e nei messaggi intrinseci, nello stile, sintetizzarne lo spirito e le vibrazioni, gli archetipi e le profonde spinte che hanno determinato l’ispirazione e ne caratterizzano il corpo e l’anima, è quanto mai complesso e difficile da riassumere in maniera appropriata ed esaustiva. Tuttavia il mio compito risulta facilitato dalle peculiarità espressive proprie dell’autrice, e pertanto limiterò il mio intervento agli aspetti più salienti ed alla valenza letteraria dei brani inseriti in questa raccolta, lasciando al lettore la qualità della lettura e della libera interpretazione.
Bisogna accostarsi all’opera con spirito semplice, con la mente libera fino a lasciarsi condurre dalla fantasia dell’autrice, adoperarsi al viaggio che ci propone ed abbandonarsi al contesto narrativo, al climax, ai personaggi rappresentati e alle emozioni indotte, identificate ed identificabili, universali.
Cesarina Bo è una scrittrice che ha il dono di stimolare la magia della lettura fine a se stessa, partecipe e compartecipe, coinvolgente. Al lettore non viene richiesto nessuno sforzo, se non quello di aprire, anche distrattamente, la prima pagina del libro e iniziare a leggere. Il resto viene da sé, grazie a situazioni narrative avvincenti e mai banali.
In questa raccolta vengono proposti un romanzo breve e diversi racconti, tutti con distinte ambientazioni, tutti con un filo comune: il mero piacere della lettura con sollecitazioni spontanee di attrazione e astrazione. L’interesse dell’autrice, la sua personalità di artista e la sua stessa natura, tendono a vivisezionare gli aspetti esistenziali dell’uomo comune. Dai suoi racconti si riceve d’impatto la trasposizione dei fatti, i suoi occhi scrutano e riportano nei minimi particolari la scenografia, vagano veloci nella memoria di episodi avvenuti o semplicemente intuiti con un linguaggio affabulante, riconoscibile ed indiscutibilmente verista.
Cesarina Bo ci racconta dei “vinti”, dei disperati, degli emarginati, degli alienati, ci racconta dei malesseri della gente per bene e della gente che non ha il bene di un affetto. Come un serial dalle ridondanze sociali i suoi personaggi hanno un denominatore comune – la solitudine – con effetti policromi in ordine al contesto nel quale vivono e al grado di mortificazione delle proprie aspettative. Nei racconti non si trova mai un passaggio lessicale fuori dalle righe, l’Autrice è restia all’enfasi o alla retorica espressiva, più che mai alla speculazione poetica: i sentimenti, i travagli, le patologie dei personaggi sono descritti allo stato puro e senza interventi esteriori che ne alterano l’interiorità. I racconti scorrono fluidi e con un ritmo incessante, tutti gli elementi narrativi concorrono affinché le emozioni, le sensazioni, le tensioni, le fobie, il pathos complessivo si attesti e si percepisca spontaneamente durante la lettura, senza forzature, semplicemente dalle risultanze complessive di ciò che si è letto. I racconti hanno una matrice fantastica e tuttavia si affermano, quasi sempre, con una forma espressiva disincantata quanto accurata, in contesti riconducibili a piccole comunità di paese, in territori ristretti dove tutto è sotto controllo, l’uno e gli altri, dove le molle sociali sono particolarmente rigide e gli equilibri generali sono fortemente condizionati dalle usanze, dalle abitudini, dove le esistenze sono noiose e ripetitive ed i comportamenti individuali sono solennemente conformati ai luoghi comuni, alla buona creanza, sicchè l’apparire ha un deciso predominio sull’essere e lo scotto di una potenziale trasgressione, anche la più innocua, si paga a caro prezzo.
I personaggi di Cesarina Bo, come si diceva, sono soggetti comuni rosi dal tarlo della solitudine, infelici, pervasi di contraddizioni e manie nascoste: e per questo profondamente veri e verosimili; sono personaggi che sognano, desiderano, reagiscono, desistono, si imbrigliano fatalmente nelle frustrazioni di una vita asettica, carente di affetto e di soddisfazioni vitali; questi personaggi sono tanti e variegati ed ognuno, per i motivi più disparati di ordine fisico e caratteriale (età, professione, aspetto, cocciutaggine, orgoglio, stupidità), crolla ineluttabilmente in depressione, soffre e reagisce scatenando un corollario di situazioni vivacemente inestricabili. I racconti assumono un ritmo frenetico e gli sviluppi accatastano situazioni fra il serio e il faceto, sollecitano la riflessione, la compassione: sono personaggi destinati alla sconfitta che tuttavia nella debolezza di antieroi svelano sentimenti riconoscibili e di grande umanità.
Mandelli (Alloggio Vista Mare), Milena (Agosto), Placido (Antica Pasticceria del Centro), Paretti (L’Ascensore), sono alcuni dei tanti antieroi che incontrerete in questo libro, vi sembrerà di conoscerli, sono identificabili, reali, vivi: la vita è disseminata di antieroi, gli eroi appartengono ai miti.
La copertina
La copertina è opera di PierMichele Malucchi (http://www.pmm-art.it/home.htm), artista toscano, compagno di fede calcistica, che ha accettato con entusiasmo e generosità di creare un'opera ispirandosi al protagonista del libro.
Questi alcuni suoi bozzetti:
Dopo “Attrazioni e distrazioni” , edito sempre da ExCogita nel 2004, Cesarina Bo ritorna con quest’altra raccolta, costituita da un romanzo breve e da dodici racconti.
In quest’ultimo lavoro lo stile asciutto e senza enfasi dell’autrice si è ulteriormente affinato, rendendo in tal modo la lettura facile, rapida e gradevole.
Per quanto le vicende siano di fantasia parlano di personaggi che esistono nella vita di tutti i giorni, per lo più figure non di spicco, anzi dei veri e propri antieroi, con le loro stranezze, le loro paure e soprattutto l’immancabile solitudine.
Il romanzo breve, che dà il titolo al volume, è quanto mai esplicativo, con la storia del Mandelli, un ufficiale di marina in pensione, misogino, sempre timoroso dei giudizi dei compaesani e che trova sfogo nell’aridità della sua vita unicamente guardando il mare, quell’immensità che lo aiuta stranamente a ritrovare un equilibrio interiore, che nemmeno l’amore di una donna, una vicina, gli può donare.
Si potrà forse obiettare che in fin dei conti il personaggio è di una stranezza che rasenta la pazzia, ma di esseri con tante manie che finiscono per condizionare la loro esistenza il mondo è pieno, come per esempio il Professor Melotti dell’ultimo racconto, valutatore per una casa editrice e poeta in incognito che sogna un successo che si trasformerà in una beffa.
L’ambito creativo di Cesarina Bo in effetti è popolato da tanti protagonisti che sono sostanzialmente degli illusi delusi, dei perdenti, degli esseri umani che trovano difficile vivere secondo i canoni della società a cui appartengono, ma sono vivi perché reali. Per certi versi questi autoemarginati finiscono con il destare tenerezza, perché ai nostri occhi appaiono indifesi, come il Lorenzo di Passione, un anziano che vive solo per leggere e che si procura i libri prendendo quelli abbandonati sui treni, oppure il Luigi de La Prima Comunione, un bambino che osa comunicare la scoperta della propria sessualità.
E’ una galleria di personaggi ben delineati e inseriti in trame idonee, senza forzature, una sorta di “candid camera” che è piacevole guardare.
Renzo Montagnoli
La recensione di Carlo Santulli per il sito Progetto Babele
https://www.progettobabele.it/mostrarecensione.php?id=7132
Al di là di quello che si può pensare della letteratura, in modo paludato ed accademico, il limite al di là del quale “si fa” letteratura coincide col raccontare storie, possibilmente suggestive ed interessanti, in modo gradevole. A questo proposito, fa piacere riparlare ancora di Cesarina Bo, dopo il suo primo romanzo “Attrazioni e distrazioni”, perché anche in questa sua raccolta di racconti, “Alloggio vista mare e altri racconti”, il piacere di leggere, pur tra qualche lieve e scusabile ingenuità nei dialoghi e nelle situazioni, non viene mai meno. In particolare, ci si rende conto che l'autrice sta cercando di approfondire lo studio dei personaggi, e lo sforzo si vede: soffermandosi per esempio sul racconto lungo che dà il titolo alla raccolta, l'ufficiale di marina in pensione Giovanni Maria Mandelli è talmente vivido, se mi passate il contrasto di termini, nella sua opacità di pensionato, che sembra realmente di vederlo. Lo si percepisce muoversi con naturalezza in una costiera ligure rapallizzata, dove vuole salvare la vista del mare di cui gode dal suo appartamento. Scopo egoistico, d'accordo, cui sono forse estranee più profonde considerazioni sull'ambiente, ma l'autrice mostra come Mandelli sia immerso in un mondo che difende solo il proprio prestigio, oppure la propria qualifica, od il proprio passato, sicché non si può mancare di avvertire una certa tenerezza per questo pensionato col cuore di un ragazzo, lanciato in una battaglia che sa che non può vincere, ma che combatte con estrema serietà e dignità fino all'ultimo. Gli scorre davanti l'eterna storia di una certa Italia, gli odi condominiali, la burocrazia arrogante ed incoerente, e il continuo ricordo di un mitico passato, probabilmente mai esistito.
C'è da dire però che il valore di questa raccolta non si esaurisce nel racconto principale: la stessa delicatezza e finezza mostrata nel descrivere gli anziani con le loro non effimere sofferenze e piccoli dispiaceri, l'autrice la rivela in un tema delicato ed esplorato spesso in modo soltanto morboso quale quello della pre-adolescenza (“Prima comunione”). Nel corso della raccolta, ci sono poi le sottili invidie ai danni dei vicini di casa (“Una cucina nuova”), i ricordi di un malvivente sui murazzi del Po (“Il fermaglio a forma di stella”), una lievemente ridicola e dubbia causa di lavoro (“L'ascensore”), un pasticcere innamorato, irragionevole come solo sa esserlo il vero spasimante (inevitabilmente destinato a perdere la sua piccola schermaglia) (“Antica Pasticceria del Centro”)... e molto altro. Ma devo confessare che la mia piccola preferenza, per quel che vale, va al breve racconto “Passione”, dove un pensionato appassionato di libri recupera quelli persi dai viaggiatori nei treni che arrivano alla stazione di Porta Nuova. E qui l'autrice, secondo me, dà il meglio di sé, nella descrizione dell'ambiente della stazione e della vecchiaia sobria e composta, ma anche testarda e un po' orgogliosa, di Lorenzo: mi sembra, in pochi tratti, di un realismo e di una pregnanza non comune (per inciso, il racconto diventa quasi nostalgico, nel momento in cui Porta Nuova è una stazione destinata a sparire nei prossimi anni, per far strada a, guess what?, un centro commerciale: chissà se Lorenzo sparirà con essa...).
Nel complesso, penso che Cesarina Bo stia avviandosi verso una sicura maturità di scrittrice: lo dice la cura con cui cerca di caratterizzare i personaggi, tale che la trama è sempre ragionevole e conseguente, rispetto alle loro personalità (perché c'è qualcosa di vero nel fatto che ognuno si sceglie il proprio destino, anche per le creature letterarie): una certa residua meccanicità di qualche atto e circostanza è pienamente scusabile.
Specialmente, anche rispetto ad “Attrazioni e distrazioni”, si coglie molto il disegno di un certo ambiente specificamente torinese (il racconto principale è ambientato in Liguria, in verità, ma mi sembra di poter dire che il sentimento che lo ispira è coerente con quello degli altri). Ne fa parte una certa attitudine a sentimenti e pensieri un po' attutiti, o meglio colti, quasi per buona educazione, nel momento in cui hanno già passato lo zenit, e si stanno spegnendo. Il solo momento, peraltro, nel quale siamo veramente in grado di spiegare quello cui abbiamo assistito, prima che si passi a dimenticarlo o a caricarlo di dettagli superflui, che sono in fondo le due facce della stessa medaglia. Il ritardo che questo comporta, è solo apparente, perché la narrazione guadagna in profondità quel che perde in concitazione, e si ha la netta sensazione che l'autrice non stia dicendo altro che la verità (ovviamente “verità” letteraria, che non significa necessariamente realismo). E si sa che di un po' di vero, in un mondo spesso mistificato, abbiamo forse tutti bisogno.
Una recensione di Carlo Santulli
Momenti di celebrità:-)
A Roma nel novembre del 2008 (primo premio al concorso internazionale Nel paese delle donne)
Al Salone del libro di Torino