Cinquant’anni… e li dimostra Pag. 3 Tibaldeschi Pier Andrea
Vocazioni balangeresi Suor Maria Rosalba del Sacro Cuore Pag. 14 Bo Enrico
Vocazioni balangeresi Suor Maria Fedele
della Divina Misericordia Pag. 23 Bo Cesarina
Campanili, campane e campanari Pag. 32 Bo Enrico
Crimini e criminali nella Balangero del XVII secolo Pag. 50 Enrici Bellom Fabio
Storie tramandate (Il viaggio di Gina nell’altro mondo) Pag. 75 Catella Catina
Via Roma Pag. 79 Bo Cesarina
Una passeggiata nel centro storico (quinta parte) Pag. 87 Berati Marisa
Da "Crimini e criminali nella Balangero del XVII secolo"
di
Fabio Enrici Bellom
La Balangero di metà Settecento, superati i tumultuosi tempi dell’invasione francese del 1705 e ancora lontani quelli delle campagne napoleoniche di fine secolo, era senza dubbio una tranquilla e prospera località di provincia.
Il paese godeva, anzi, in quell’epoca, di un benessere mai sperimentato sino ad allora. Non a caso è in quegli anni che i balangeresi concepirono l’ambizioso progetto della nuova ed imponente chiesa di San Giacomo.
Guardando a questa pacifica Balangero del lungo regno di Carlo Emanuele III non è dunque al crimine che viene dato di pensare.
Tuttavia, con un po’ di sorpresa, si può scoprire che anche il nostro paese fornì il suo modesto contributo agli annali del diritto penale, proprio nel secolo in cui questa materia faceva tanto parlare di sé.
Il territorio balangerese fu infatti teatro di alcuni delitti che giunsero fin davanti al Senato di Piemonte (uno dei tre Supremi Tribunali che rappresentavano il più alto grado di giudizio negli Stati di S.M. il Re di Sardegna).
È di questi crimini che ci proponiamo di esporre una breve rassegna.
La prima vicenda che vogliamo ricordare si svolse tra il 1743 ed il 1744 ed ebbe per protagonista Domenico C., detto “Bona”, un giovane di Balangero, minore di 25 anni, figlio di un certo Michele.
La sentenza del Senato di Piemonte, intervenuta in data 27 febbraio 1747, così ricostruiva l’accusa a carico del nostro antico compaesano: “avere minacciato di morte, con pistola, bastone e una spada, suo fratello Bernardo, il notaio Bò, il chirurgo Borsi e altri; avere cercato di colpire suo fratello con un falcetto e averlo inseguito; avere atteso in agguato, armato di pistola, il Borsi per ucciderlo; avere minacciato il Bò fuori dalla sua casa; essersi più volte recato dal Bò e dal Borsi minacciando di ucciderli; avere minacciato più volte di uccidere Carlo Calvetti; avere minacciato più volte Giovanni Battista Riva; avere ferito, con colpi di pistola, i soldati di giustizia che volevano arrestarlo e avere ucciso il soldato di giustizia Giacomo Canosso; avere accompagnato il funerale del Canosso armato di pistola e fucile con scandalo e impedendo ai padri missionari di terminare la loro missione; solito a giurare in nome di Dio, solito non confessarsi, solito valersi di inciarmi”
Un’accusa di tutto rispetto, non c’è che dire!
Non sappiamo come si svolse il processo, ma sappiamo come si concluse: “servizio come rematore sulle navi regie per 10 anni, indennizzo degli eredi dell’ucciso, indennizzo dei dannegiati e pagamento delle spese”.
Questa fu la condanna a cui Domenico C. andò incontro. [...]
"Via Roma"
di
Cesarina Bo
In Italia ci sono 7954[1] Comuni e si contano ben 7920 “Via Roma”[2].
Si può quindi affermare che la quasi totalità dei Comuni italiani ha una strada dedicata a Roma. E questo non per una particolare forma di deferenza verso la capitale, ma per decisione di Benito Mussolini che nel 1931 emanò un decreto in cui si ordinava che con l’anno decimo dell’Era Fascista[3] tutti i centri capoluogo di Comune debbono avere una via, non secondaria, col nome di ROMA, firmato S.E. il Capo del Governo italiano cavaliere Benito Mussolini.
Così, ai primi di agosto del 1931, ogni Prefettura inviò una circolare ai Podestà e ai Commissari Prefettizi della Provincia per invitarli a modificare la toponomastica del proprio Comune in modo da ottemperare alla richiesta.
Naturalmente anche Balangero ricevette tale circolare, emanata dalla Regia Prefettura di Torino il 3 agosto 1931- anno IX.
Ai Sigg:
Podestà e Commissari Prefettizi della Provincia
OGGETTO: Toponomastica
Per Espressa volontà di S.E. il Capo del Governo, tutti i Comuni, all’inizio dell’anno X, dovranno avere una via non secondaria del Capoluogo intitolata all’augusto nome di Roma.
Prego la SS.LL., ove occorra, di provvedere in conformità, con regolare deliberazione, assicurandomene.
IL PREFETTO
Umberto Ricci
Il 3 ottobre il cavalier Serafino Canale, allora Podestà di Balangero, fu sollecitato a eseguire quanto ordinato dal Capo di Governo.
Torino, lì 1° Ottobre 1931 -A. IX-
Al Sig. Podestà di Balangero
OGGETTO: Toponomastica
Richiamo la Circolare Prefettizia 3 Agosto 1931 N.34860 con la quale avvertivo i Comuni di provvedere subito ad assegnare il nome augusto di ROMA ad una via non secondaria del Capoluogo.
Prego, Vossignoria, di farmi sapere se abbia ottemperato all’invito, avvertendo che occorrendo invierò apposito Commissario per provvedere al riguardo.
Rimango in attesa della relativa deliberazione.
p. IL PREFETTO
F/to MARONGIU
Il tono del richiamo fu tale che il giorno stesso il Podestà, assistito dal Segretario comunale, l’avvocato Vincenzo Fiore, procedette alla delibera.
Nel verbale si legge che ritenuta la doverosa opportunità di aderire prontamente all’invito; considerato che in questo Comune, conformemente alle superiori Istruzioni, potrebbe assegnarsi il nome di Via Roma all’attuale Via Torino, che attraversa l’arteria principale del paese; visto l’articolo 5 della legge del 4 Febbraio 1926 N° 237[4] delibera di assegnare all’attuale via Torino, il nome di Via Roma.
La scelta fatta in tutta fretta dal Podestà non risultò, però, gradita alla Regia Prefettura di Torino che l’8 ottobre restituì al mittente la deliberazione con preghiera di riesaminare la decisione presa. Il Prefetto, infatti, riteneva non conveniente sopprimere interamente il nome della via Torino. Suggeriva di cercare un’altra strada da intitolare a Roma o, se ciò non era possibile, di assegnare la nuova denominazione solo a un tratto della via Torino, lasciando l’altro tratto con la denominazione attuale.
All’epoca le strade e piazze di Balangero – come si ricava dal VII censimento generale della popolazione del 21 aprile 1931e da un verbale del 12 aprile 1932 con oggetto l’acquisto di targhe stradali – erano diciannove: via Banna, via Canavese, via della Chiesa, via della Fontana, via Bettole, via Cave San Vittore, via di Corio, via Lanzo, stradale di Mathi, via del Molino, via Monte Giovetto, piazza Luigi Origlia, piazza del Municipio, piazza dello Statuto, via Palberti, corso Dottor Borla, stradale di Lanzo, via Sant’Anna, via Torino.
Esclusa via Torino, a quale di queste strade si poteva cambiare il nome per ottemperare alla richiesta della superiore autorità?
La scelta cadde su via Sant’Anna.
In data 11 ottobre ci fu una seconda ordinanza del Podestà in cui veniva assegnato alla via Sant’Anna – via di non secondaria importanza, la quale immette anzi direttamente nella Strada Provinciale di Torino – la denominazione di via Roma.
Anche questa scelta, però, non piacque.
Il 29 ottobre la Regia Prefettura comunicò al Podestà che il Ministero dell’Educazione Nazionale[5] non approvava tale cambiamento in quanto il nome che si vorrebbe eliminare si riferisce alla vecchia chiesa di Sant’Anna.
Non solo, il Podestà fu ammonito di fare proposte che fossero maggiormente riguardose nei confronti delle tradizioni locali.
La lettera si concludeva con l’invito a trasmettere una nuova delibera in triplice esemplare.
Quasi un mese dopo, esattamente il 28 novembre, il cavalier Canale procedette con una nuova disposizione: a cambiare il nome sarebbe stata via del Molino, strada anch’essa di non secondaria importanza, e soprattutto con tale scelta non sarebbero state lese né menomate le tradizioni locali.
la questione sembrava risolta.
Invece, il 9 gennaio 1932, altra lettera della Regia Prefettura:
[…] La Regia Sopraintendenza all’Arte Medioevale e Moderna mi chiede quale importanza mantenga colle tradizioni locali la via denominata “del Molino” che ora si vorrebbe intitolare al nome di Roma.
Tale informazione occorre per provvedere sulla deliberazione 28 Dicembre 1931 N° 112 [in realtà la delibera N° 112 è del 28 Novembre 1931] di cotesto Comune.
Prego quindi Vossignoria di favorire risposta con la massima urgenza.
IL PREFETTO
Tre giorni dopo, il 12 gennaio, il Podestà rassicurava che l’importanza che via del Molino aveva con le tradizioni locali era assai limitata, per non dire trascurabile.
Evidentemente questa rassicurazione non fu sufficiente se il 16 febbraio la Regia Prefettura richiedeva di conoscere a quale epoca risaliva la denominazione di “Via del Molino”. Si raccomandava, inoltre, di rispondere tramite corriere per accelerare la pratica.
Nella risposta del 18 febbraio, il Podestà comunicava che, pur avendo assunto le dovute informazioni e consultato gli atti d’ufficio, non gli era stato possibile conoscere l’epoca della denominazione della via in questione.
Più di un mese dopo, per l’esattezza il 25 marzo 1932, venne comunicato che il Ministero dell’Educazione Nazionale non riteneva opportuno il cambiamento della tradizionale denominazione di “Via del Molino”, pertanto il Ministero stesso restava in attesa di una nuova proposta.
Il Prefetto concludeva invitando a un altro provvedimento da prendere con la massima sollecitudine e, naturalmente, da trasmettere in triplice esemplare.
A questo punto, il numero delle strade “non secondarie” tra cui scegliere si era notevolmente assottigliato.
Il cambiamento di denominazione del corso Dottor Borla era improponibile, vista la recente intitolazione voluta per di più da tutti i balangeresi. Il progetto di tale strada, infatti, era stato approvato il 15 maggio 1923; poi era seguita la costruzione e la dedica al valente sanitario che per lunghi anni dedicò amore, assistenza e carità a vantaggio del Comune presso cui prestava il suo servizio (dalla relazione del Commissario Prefettizio Grand’Ufficiale Maggior-Generale Lionello Chiapirone, commissario a Balangero dal dicembre 1922 al giugno 1923).
La volontà, però, di adempiere a quanto richiesto dal Capo del Governo era inconfutabile. Infatti, in un provvedimento del 12 aprile 1932 in merito all’acquisto di targhe stradali, nell’elenco delle targhe da acquistare, oltre a quelle relative a tutte le vie e piazze esistenti in paese, figurano anche due targhe con l’indicazione “Via Roma”.
Intanto il Podestà ricevette un altro perentorio invito (20 aprile 1932).
OGGETTO: Toponomastica
Prego, Vossignoria, di rispondere alla lettera del 25 Marzo 1932 N° 15741 relativa all’oggetto sopraindicato. Occorre assolutamente che anche cotesto Comune abbia una via non secondaria intitolata al nome augusto di Roma.
IL PREFETTO
Con tutta evidenza il Podestà non rispose, visto che, nel giro di poche settimane, esattamente il 12 maggio, giunse una nuova richiesta a deliberare in cui erano richiamate le precedenti lettere del 25 marzo e del 20 aprile.
Così il cavaliere Canale provò a proporre un’altra strada.
La scelta cade su una strada nuova, in corso di progettazione, la quale dipartendosi dalla Via di Sant’Anna, incrociando la via principale (via Torino) va a congiungersi colla vecchia strada di Mathi.
Nella disposizione del 13 maggio 1932 fu ulteriormente precisato che la strada era importante perché intersecava l’arteria principale del paese e che nessuna tradizione locale risulta essere compromessa in quanto si trattava di una via nuova.
Dalla descrizione della strada in questione si deduce che si tratta dell’attuale via Banna, già presente nello stradario del 1931 con la denominazione di via Lungo Banna. Tale strada non compariva, invece, nello stradario precedente, quello del 1927.
La risposta del Prefetto non si fece attendere.
Torino 19/5/1932
Al Signor Podestà di Balangero
OGGETTO: Toponomastica
In relazione alla deliberazione 13 Maggio 1932 N° 137 si chiede se la nuova via alla quale la S.V. ha stabilito di assegnare l’augusto nome di Roma sia almeno in parte già costruita poiché altrimenti l’assegnazione di tale nome ad una via semplicemente progettata non corrisponderebbe alla disposizione del Governo che intende che in tutti i Comuni vi sia una via Roma.
Se si trattasse di una via inesistente ma solamente in progetto consiglierei provvedere come altri Comuni e cioè di dividere in due parti una delle vie principali del Capoluogo intitolando al nome di Roma una parte e lasciando all’altra il nome primitivo.
Raccomando la massima sollecitudine perché si tratta di un provvedimento che doveva essere adottato prima de principio dell’anno X.
IL PREFETTO
Il 25 maggio il Podestà, con una breve nota, precisava che la strada, pur essendo in corso di progettazione, era in parte effettivamente già costruita.
A questo punto il carteggio si interrompe. Sta di fatto che nello stradario successivo, quello del 1936, via Roma non compare.
Così, dopo quasi un anno di fitta corrispondenza tra Podestà e Prefetto, il risultato fu un nulla di fatto: Balangero si troverà a far parte dell’esigua schiera di comuni che non hanno una strada dedicata alla capitale.
NOTE
[1] www.tuttitalia.it/variazioni-amministrative (aprile 2018)
[2] Dati Tuttocittà, Seat Pagine Gialle e pubblicati su Il Sole-24 Ore del 24 ottobre 2005. Secondo altre fonti (La Lettura, supplemento de Il Corriere della sera, 2013) le vie intitolate a Roma sono 7870.
[3] 28 ottobre 1931-27 ottobre 1932
[4] La legge del 4 Febbraio 1926 fa parte delle cosiddette “leggi fascistissime” e riguarda l’istituzione del Podestà, nominato con decreto Reale, e della Consulta municipale nei Comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti. L’articolo 5 afferma che il Podestà esercita le funzioni che la legge comunale e provinciale conferisce al sindaco, alla Giunta e al Consiglio comunale e specifica che la Consulta municipale ha attribuzioni meramente consuntive ed esprime un parere sulle materie che il Podestà ritiene di sottoporle. Tale parere è obbligatorio solo nel caso di deliberazioni inerenti al bilancio, alla contrattazione di prestiti, all’imposizione di tributi, ecc.
[5] Dal 1929 al 1943 il Ministero della Pubblica Istruzione fu denominato Ministero dell’Educazione Nazionale.