Buon compleanno, San Giacomo! Pag. 3 Enrico Bo
Cronaca di una Festa Pag. 21 Redazione
I sessant’anni della Consolata.
Il crocifisso di Angelo Pucci e la vetrata-mosaico di Attilio Bruno Pag. 24 Cesarina Bo
Nascita di un sogno Pag. 31 Silvano Antonelli
Un “tranquillo, poetico, ameno paesello”. Casi di cronaca nera a Balangero Pag. 35 Fabio Enrici Bellom
Il vecchio platano Pag. 50 Enrico Bo
Una testimonianza del passato Pag. 54 Cesarina Bo
I vicecurati Pag. 56 Cesarina Bo, Enrico Bo
Indice generale Pag. 77
Il numeroso pubblico alla presentazione del Quaderno Fabio Enrici Bellom
Alberto Morella e Stefano Nardo Silvano Antonelli
Felice Cardone Enrico Bo
Da "Nascita di un sogno"
di
Silvano Antonelli
Tutte le cose che succedono, grandi o piccole, importanti o meno importanti, avvengono in un posto preciso, in un momento preciso e per precisi motivi.
Spesso questi motivi non sono neppure dei veri motivi. Assomigliano di più a delle casualità o a delle coincidenze. Ma le casualità sono davvero casuali?
Non sarà, forse, che proprio in quel posto e proprio in quel momento si sono create delle particolari alchimie? Che proprio lì alcune persone, spinte da una curiosità o da una particolare passione e avendo sullo sfondo lo spirito del tempo in cui stanno vivendo, diventano il motivo per cui una certa cosa avviene?
Troppe domande. Tutte incerte. Resta ciò che è successo. E quello che da questo si è sviluppato.
Balangero, nel suo piccolo, non sfugge alla regola.
A me è capitato di sfiorare, e poi di vivere, un piccolo tempo mitico.
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Da "Un tranquillo, poetico, ameno paesello: casi di cronaca nera a Balangero"
di
Fabio Enrici Bellom
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Ma per non chiudere in toni così drammatici, citiamo un’ultima vicenda, nella quale, dismesse pistole e coltelli, si fece ritorno alla più antica delle armi…
L’11 ottobre 1891, Viviani Pavajon Romualdo e Casassa Faset Vincenzo, entrambi di Balangero, vennero chiamati avanti al Giudice del Mandamento di Lanzo per rispondere dell’accusa loro mossa da un concittadino, Reineri Giuseppe.
Asseriva quest’ultimo di essere stato preso a sassate dai predetti la sera del 27 maggio, mentre da Mezzenile scendeva a Balangero, nonché di essere stato reso oggetto di “vie di fatto” da parte dei medesimi, in data 9 luglio, “urtandolo e stramazzandolo a terra prendendolo pel collo e maltrattandolo”.
Mentre per la prima accusa era già stato pronunciato non luogo a procedere, non sappiamo quale fu l’esito del giudizio circa la rimanente contestazione, ma certamente possiamo trarre una conclusione: anche un “poetico e ameno paesello” non sempre è così “tranquillo”!
Da "Vicecurati"
di
Cessarina Bo ed Enrico Bo
Ormai da circa mezzo secolo è venuta a mancare in paese la figura del vicecurato.
La riduzione delle vocazioni non ha più permesso alle varie diocesi di affiancare al parroco titolare un aiuto ovvero un sacerdote, il più delle volte fresco di ordinazione, che doveva muovere i primi passi nella realtà sociale sotto la guida del prevosto anziano.
Le sue mansioni erano ben definite: in breve era il compagno di fatiche che doveva ispirarsi nel suo operato al parroco. Compito non sempre facile, perché l’intesa non era scontata. Doveva adattarsi agli usi della parrocchia, anche per vitto, alloggio e orari. Era prevedibile che a lui spettassero le incombenze più gravose come alzarsi di notte per gli infermi moribondi, portarsi per primo in chiesa al mattino, celebrare sacramenti quali i battesimi a ogni ora, seguire le funzioni per i defunti (rosari e funerali) e in qualche caso, dopo provata capacità, ricoprire anche l’incarico più specialistico dell’economo.
Nel nostro studio sono stati presi in esame i vicecurati e gli aiutanti a vario titolo dall’inizio dell’Ottocento. Nei due secoli precedenti, infatti, la parrocchia era sempre stata così povera da non potersi permettere un collaboratore stipendiato. Sopperiva ricorrendo all’aiuto saltuario dei sacerdoti presenti in paese.
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