Elogio della pianca Pag. 3 Morella Alberto
Gli archivi veri strumenti per la conoscenza della storia Pag. 6 Grillo Elide
Delle masche Pag. 10 Bo Enrico
Eremiti al Santuario detto Madonna dei Martiri:
da frate Agostino a Noè Pag. 30 Fontana Fiorenzo
I compagni a Balangero Pag. 39 Bo Enrico
Feste in villa Pag. 44 Bo Cesarina
Strade, piazze e vicoli Pag. 51 Cardone Felice
Elogio della pianca
di
Alberto Morella
Una pianca è fragile e leggera,
può essere allestita in poco tempo
ed è subito a disposizione di tutti.
Risponde a una esigenza,
a una domanda,
quando serve è lì,
pronta a traghettarti altrove
con semplicità.
Non ha la pretenziosità sussiegosa di un ponte,
che ostenta sicurezza
e sa di dover resistere e durare.
La pianca è utile,
a volte indispensabile,
nella sua antica e pur attualissima precarietà.
Sa che una qualunque piena
la può spazzare via, ma non se ne duole
e accetta con serenità
il suo destino che dipende dagli eventi.
Si sa adattare, ma è anche caparbia
e non si arrende facilmente.
“Se poi proprio dovesse andar male
ci va poco a ricominciare,
appena un po’ più in là.”
Intanto si diverte,
ondeggiando e tremolando,
ad impaurire i malcapitati,
ma è solo un gioco innocente
con una piccola morale:
qualche rischio bisogna pur correrlo
se si vuole sorridere dalla nuova sponda
appena conquistata.
"Strade, piazze e vicoli"
di
Felice Cardone
Via Raineri, “il tratto di Via Lanzo che si diparte dal Municipio sino alla confluenza di Via Canavese” prese questo nome a partire dal 15 Ottobre 1949, giorno in cui “il Consiglio Comunale, atteso che appare opportuno provvedere alla denominazione di una via a Antonio Reineri Amministratore Comunale che lo ricorda come uno degli anticipatori della lotta contro il fascismo nel lontano 1922 […], delibera di intitolare a Raineri Antonio”, appunto, parte di quella che al tempo era semplicemente la Via di Lanzo.[1] Antonio Raineri era nato nel 1877 a Balangero, paese dove morì il 23 Dicembre 1927. Sposato con Teresa Cardone, ebbe due figlie: Felicina Eurosia, detta Rosetta (anche perché nella sua famiglia i Felice non mancheranno) nata nel 1903, e Natalina, nata nel 1905. Un terzo figlio, nato nel 1913, morì nello stesso anno, assieme alla mamma. Risposato con Teresa Calvetti, Tonin Raineri ebbe un figlio nel 1923, dato a balia in una casa presso la torre di Lanzo e scomparso poco dopo. Era zio paterno di Livio Reineri, uno dei dieci Martiri fucilati sulla piazza delle scuole in quel tragico 1˚ Aprile del 1944.
Questo per soddisfare l’anagrafe.
Il motivo della intitolazione della via risale a fatti accaduti nel 1923-24, quando Tonin fu accusato ingiustamente di un omicidio politico avvenuto nei pressi del cortile dove abitava e dove svolgeva la sua attività di fabbro. La sua passione politica di ispirazione socialista lo rese un capro espiatorio perfetto per quello che in realtà era un regolamento di conti tra attivisti del giovane Partito Fascista. Imprigionato per qualche tempo, venne scagionato e pienamente riabilitato, ma la sua salute aveva risentito drasticamente dei rigori dei giorni passati in carcere e, probabilmente, dell’amarezza per le ingiuste accuse.
Verso la fine della sua vita, già malato, amava passare in solitudine giorni e notti nella grangia della sua vigna. Abitudine peraltro condivisa da molti suoi compaesani nei periodi in cui l’uva matura o le patate da raccogliere favorivano la maroda. Imparentato per via di una sua sorella con la famiglia dei Foin, la cui vigna confinava con la sua, aveva affrescato scherzosamente con un ritratto di una faina (foin) la grangia del cognato, che aveva ricambiato prontamente con analogo affresco sulla grangia del Raineri, questa volta raffigurante una zucca (cossa, il soprannome di quel ramo dei Raineri). Moderatamente anticlericale, chiese tuttavia i sacramenti sul letto di morte, forse anche in conseguenza delle insistenze delle figlie alle quali, cosa eccezionale all’epoca, consentiva di dargli del tu.
[1] Si osservi l’incertezza nella scrittura del cognome, Raineri, anche nel verbale del Consiglio Comunale di Balangero del 15 Ottobre 1949, da cui sono state tratte queste citazioni. Al punto che due fratelli avevano cognomi differenti, come vedremo poco oltre.