Come ogni mattina, rendicontava la giornata appena trascorsa con la lettura dei giornali. Nella grande scrivania, con basamento e piano in basalto, erano disseminati le prime pagine dei principali quotidiani.
Con montante eccitazione focalizzava i titoli salienti, a soddisfare la propria malvagità. La classificazione nei suoi pensieri risultava fulminea.
· Uccide gli zii e li fa a pezzi. I corpi a brandelli erano dentro alcuni sacchi dell’immondizia.
· Avvelena il marito e lo dà in pasto ai cani.
· Macabro rinvenimento: dagli scavi archeologi riemergono resti di corpi umani, presumibilmente una fossa comune, le cui espressioni di terrore, seppur segnate dal tempo, fanno ritenere che si tratti di persone seppellite ancora in vita. Strani oggetti sim boleggiano rituali demoniaci.
· Colta da improvvisa pazzia, massacra la madre a coltellate.
· Due ragazzi dabbene sorpresi nella notte a dissacrare tombe.
Quest’ultima notizia lo fece sbottare in un ghigno di soddisfazione.
Bene, bene, bene, il male ha indubbiamente il suo fascino – fornicava nei pensieri – le seppioline abboccano, le loro tenere carni cedono facilmente al richiamo seducente del peccato; circola volitivo e conformante il sangue caldo, linfa e veleno della dannazione. E già pregustava il pasto succulento delle loro anime.
Scorse velocemente le altre notizie.
Terremoto in Giappone, strage aerea, altra strage aerea, ciclone nelle coste messicane, spara sui passanti, misterioso delitto di un bambino… Cominciava ad annoiarsi, sempre le solite cose, non c’era fantasia, gli iniziati non avevano la sua classe.
Vaporizzò nel nulla la massa di carta con un semplice tocco della sua energia oscura e si preparò ad uscire.
Nello specchio la sua figura risultava irreprensibile. “Forse devo risistemare i capelli, questo corpo umano mi sta un po’ stretto”.
Aveva lavorato bene negli ultimi lustri. La guerra imperversava ovunque, fame e siccità erano accuratamente propagate, i potenti erano ben forniti di avida pazzia e i ricchi fagocitavano ogni sorta di beni, dimenticando di essere dei miseri mortali. Si sentiva bene nel male che procurava. Lui sì che aveva talento. I messaggi subliminali diffusi nell’etere si erano rivelati micidiali, e si crogiolava nella sua subdola maestria, i più grandi artisti avevano aderito e nessuna forma d’arte ne era esente: video, musica e persino i cartoni animati erano ormai contagiati. Un virus invisibile, intangibile, che aveva avuto risultati eccellenti sui poveri di spirito.
“Questa notte potrò finalmente immergermi nei miasmi della perdizione del mio sabba. La notte sarà lunga e nera, la luna si nasconderà per la paura, festa, canti e balli e frenesia orgiastica mi ritempreranno lo spirito.”
Sconciava la brama all’evocazione, masturbandosi le corna con virulenta immaginazione, e il seme del male sgorgò abbondante al pensiero che quella notte sarebbe stata ricca di vittime e nuovi seguaci.
Ricchezza, successo e sesso erano un’offerta irresistibile.
Riprese un contegno che non gli si addiceva, per amor di vizio, un’ultima aggiustatina alla coda irrequieta, sistemandola con difficoltà nello spazio inferiore a cavallo dei pantaloni, un’ultima sbirciata allo specchio e si affrettò ad uscire dalla stanza.
Mentre camminava per il corridoio senti un brivido di freddo percorrergli la schiena; un filo d’energia maligna e l’impianto di climatizzazione fu subito bloccato. La temperatura salì immediatamente rinvigorendogli la cattiveria.
L’ultima idea scheggiata dal suo ingegno satanico aveva qualcosa di letale: diffondere i messaggi subliminali attraverso la telefonia mobile. Che idea! Degna di Belzebù. Ormai i cellulari rappresentavano i nuovi simboli fallici, nessuno poteva più farne a meno, si stava edificando una nuova Babele, il caos comunicativo. E cosa c’era di più semplice e ingegnoso se non progettare una serie di trilli viscidamente dominanti.
Quando si accorse che per la gioia, istintivamente, stava levitando, ridiscese violentemente a terra e con un sogghigno si avviò rapidamente alla sala di regia.
Aldo Reina