Scritto con Mirella Zuchegna.
Presentazione
Questo romanzo, un giallo dalle tinte sempre più scure, è uscito come prova d’inizio, quasi soltanto per gioco, dalla collaborazione a quattro mani delle Autrici. Fra i numerosi personaggi che lo popolano, meritano una particolare attenzione Roberto Vettorelli e Domenico Sciulli.
Il primo è un adolescente dal carattere difficile, come ce ne sono tanti, che si presenta subito con l’atteggiamento indolente e l’espressione sfacciata e arrogante, malignamente soddisfatto dell’improvvisa caduta del bidello meno amato della sua scuola. E in questi pochi tratti resterà l’unico dato oggettivo, se tale si può considerare, della sua personalità. Poi la sua scomparsa metterà in moto la vicenda, le indagini, le persone che popolano quotidianamente nel suo mondo. Sarà così che Roberto Vettorelli si trasformerà in una sorta di buco nero verso il quale irresistibilmente andranno a orientarsi discorsi e azioni dei personaggi, sempre più smarriti e inquieti. Il lettore ne verrà a conoscere le caratteristiche a poco a poco, come in un puzzle mai completato, attraverso le parole e i pensieri dei suoi genitori, professori, compagni. E progressivamente Roberto, invece di definirsi, si farà sempre più evanescente.
Man mano che la sua personalità va dileguandosi e stemperandosi fra gli altrui giudizi più o meno sensibili o sommari, inevitabilmente contrastanti, si compone per contro, come per dissolvenza incrociata, il quadro morale e professionale del secondo personaggio, il commissario Sciulli, che coordina le indagini e a volte le conduce in prima persona. Domenico Sciulli, abruzzese trapiantato a Torino, è qui al suo esordio nella narrativa delle Autrici, che ne faranno poi il protagonista di altre avventure poliziesche, e si presenta sulla scena quasi in punta di piedi, quando fatti e personaggi sono già in moto. Un uomo serio e discreto, capace di imporsi attraverso l’autorevolezza della competenza più che in forme o azioni scenograficamente romanzesche; un temperamento a prima vista quasi banale, se banali fossero il senso del dovere e la professionalità. In realtà Sciulli risulta ben presto un uomo interiormente ricco, legato senza manie ma con affetto al suo passato e soprattutto alla sua infanzia, di cui nella vita adulta e solitaria conserva la passione per la neve e lo sci.
Attorno a queste due presenze tanto importanti, si muove un quadro molteplice di ambienti e personaggi: da una parte l’ispettore Di Donato, inconsapevolmente bello, umanamente imperfetto e costantemente malinconico per le sue vicende personali; dall’altra il professor Galimberti, vera colonna dell’Istituto Alberghiero “Vatel”; e poi una schiera di insegnanti e studenti che con mano sicura vengono ritratti dalle Autrici non come tipi ma come persone.
Come le regole del genere impongono, il caso poliziesco sarà risolto e la giustizia farà il suo corso, ma questo non basterà a far tornare nel lettore la tranquillità e la fiducia nell’ordine; anzi, dalla normalità degli ambienti e delle circostanze che hanno potuto produrre e contenere tanto orrore nascerà il dubbio costante sull’affidabilità delle certezze umane.
Copertina
L'immagine in copertina è della valente pittrice, nonché ottima amica, Silvia Comizzoli di Pavia.
( http://www.silviacomizzoli.com/ )
Il quadro, dal titolo "Candore nel verde", è stato appositamente dipinto per il libro.
La recensione di Miriam Matrovito (Strepitesti)
Mistero e paura possono annidarsi ovunque, anche nei luoghi più insospettabili. Possono insinuarsi nel quotidiano persino ammantandosi di odori che solleticano il palato come quelli aleggianti nell’Istituto Alberghiero Vatel.
Tutto sembra procedere secondo routine nelle aule della rinomata scuola: gli alunni subiscono malvolentieri il tedio delle lezioni così qualcuno ravviva le giornate facendo il “bullo”; il rigido professor Galimberti mette tutti sull’attenti, mentre il giovanissimo professor Poletti fa il filo ad alunne e insegnanti e il povero bidello Filippo Mosca, detto la mummia, subisce i perfidi scherzi degli studenti più vivaci.
La consuetudine viene però interrotta quando Roberto Vettorelli, lo studente più indisciplinato del Vatel, scompare senza lasciar traccia di sé.
Fuga o rapimento?
L’intero istituto sarà coinvolto nelle indagini che si snoderanno rapide fino all’inatteso finale.
Un thriller “sopra le righe” questo di Cesarina Bo e Mirella Zuchegna giacché, pur narrando una storia triste e dai risvolti cruenti, si caratterizza per le atmosfere familiari, spesso giocose, e per la sottile ironia che percorre l’intero filo narrativo. Il lettore si sente quasi incoraggiato a seguire gli eventi con una certa rilassatezza, pungolato da una persistente curiosità ma scevro da qualsiasi tensione. Probabilmente è proprio per questo che l’epilogo lo coglie impreparato e colpisce nel segno.
Il ritmo è serrato anche perché l’intera storia si svolge nell’arco di poche pagine. Tuttavia le autrici riescono a giocarsi nel migliore dei modi la carta dell’essenzialità. I personaggi vengono tratteggiati in maniera credibile soprattutto dal punto di vista psicologico.
Il protagonista Vettorelli, sebbene assente, rimane al centro della scena e tutto quel che gli ruota intorno induce a riflettere su una condizione di solitudine e incomunicabilità che accomuna molti giovani. Quasi trasparente per i genitori troppo presi dal lavoro, detestato dai professori, temuto e riverito dai compagni per la sua tracotanza, Roberto sembra essere un ragazzo solo, una “star” che brilla di luce fittizia.
Un giallo dolceamaro per risolvere il quale si dovrà risalire a un’antica ricetta di cui, le autrici dotate di un sorprendente humour nero, non mancano in chiusura di fornirne ingredienti e dosi, ammesso che il lettore abbia il coraggio di provarla…
La recensione di Daniela Domenici (Italianotizie)
E’ lunga e corposa la lista della women-thrillers, delle donne scrittrici di gialli, da Elizabeth George a Patrizia Cornwell, da P.D. James ad Alexandra Marinina tanto per citarne alcune ma, fino a oggi, nella mia discreta esperienza di amante e conoscitrice di questo particolare genere di narrativa, non mi era ancora mai capitata una giallista italiana…e addirittura due insieme è un evento alquanto raro…
“L’antica ricetta” è un libro, da poco edito dalla Diamond, giovane casa editrice molto promettente che vanta già alcuni titoli interessanti, scritto a quattro mani da Cesarina Bo e Mirella Zuchegna, due docenti le quali si sono cimentate in questa loro “opera prima” che hanno ambientato in una scuola superiore di Torino, un istituto alberghiero, luogo che conoscono e descrivono molto bene anche se, naturalmente, dichiarano che è un’opera frutto della loro fantasia.
Ottimo l’uso dei dialoghi da parte delle due autrici che rende molto vivace la lettura della storia che scorre via fluidamente fino alla soluzione finale del caso che lascia nel lettore un senso di orrore e di angoscia sia perché la vittima è un adolescente e sia per le modalità del delitto.
Le due autrici, da brave pedagoghe, seminano qua e là spunti di riflessione per i colleghi, per i genitori ma anche per gli adolescenti sull’amicizia, la solidarietà, i valori della famiglia, del rispetto, dello studio.
Nonostante sia un thriller a tutti gli effetti è delicatamente pervaso di momenti ironici; brave le due autrici a delineare i ritratti psicologici di alcuni protagonisti sia maschili che femminili, perfetto e surreale l’epilogo che lascia spiazzati.
Momenti di celebrità:-)
Presentazione del libro presso l'istituto Albert: il video è stato realizzato da Ivo Magliola, il lettore è Alberto Morella.