Due eventi si dicono dipendenti se il verificarsi o il non verificarsi dell’uno influisce sul verificarsi dell’altro; altrimenti si dicono indipendenti.
La probabilità del verificarsi dell'evento A nell'ipotesi che l'evento B si sia verificato si indica P(A/B). Se B non si verifica, l'evento A/B non è definito.
Lidwina, davanti allo specchio, si guardò soddisfatta: in quel momento decise che avrebbe comprato quella gonna dal colore rosso vivo, cangiante, corta, fasciante, elasticizzata. Sollevò un po’ la maglietta e si girò su se stessa per vedere come le stava dietro; ignorò lo sguardo perplesso della commessa e il suo invito a provare un altro modello meno aderente e di un colore più sobrio.
A Lidwina piaceva quel suo essere grassa e trovava meravigliosa quella gonna che così ben assecondava le sue forme, anzi, metteva in risalto le pieghe morbide ed abbondanti del suo ventre e il suo deretano maestoso. Non volle provare nient’altro. Se n’era innamorata sin da quando l’aveva vista in vetrina, quel mattino, mentre si stava recando al lavoro; ci aveva pensato su otto ore, cioè per tutta la durata del turno in fabbrica, ed aveva deciso di acquistarla.
Quando entrò nel camerino per cambiarsi, la commessa arricciò il naso, scosse la testa, poi pensò che non erano fatti suoi: la cliente era soddisfatta e tanto le doveva bastare.
Lidwina corse a casa, si cambiò buttando gli abiti a terra e indossò la gonna nuova; poi, soddisfatta, uscì a fare due passi per il quartiere. Aveva voglia di festeggiare.
Emelrich salì sul filobus che l’avrebbe condotto al parco. Cercò di non aver contatto con i passeggeri che lo affollavano e tenne costantemente il capo rivolto verso il finestrino, per non essere costretto a vedere. Mal sopportava le persone grasse. Le riteneva invadenti e asfissianti. Per strani scherzi del destino ad Emelrich capitava sempre d’aver vicino persone grasse: al cinema, al ristorante, al mercato… Anche in quel momento un uomo grosso, in maniche di camicia, gli respirava addosso con la bocca aperta, evidentemente oppresso dal suo peso.
In piedi, sul filobus, cercando di non sentire su di sé il fiato del vicino, pensò che una persona grassa occupava il posto di almeno due persone normali e, forse, anche di tre persone magre: se fosse stato il capo del municipio (alla fine Emelrich era convinto che lo sarebbe diventato) avrebbe fatto pagare loro il biglietto del filobus il doppio o anche il triplo del prezzo normale.
Le persone grasse sudavano abbondantemente e quindi puzzavano; quell’uomo, infatti, puzzava. Ciò gli fece tornare in mente l’odore di sua madre, i suoi abbracci soffocanti e imbarazzanti; per un attimo gli mancò il respiro, proprio come gli succedeva quando sua madre lo abbracciava a lungo e lui boccheggiava, sommerso da quei seni enormi, caldi e vivi.
Ma Emelrich odiava soprattutto quelle persone grasse che esibivano con orgoglio il loro lardo e non cercavano di nasconderlo. Emelrich, in fondo, non chiedeva altro che avessero un minimo di decenza.
Il parco, a quell’ora pre-serale, era quasi deserto. Lidwina si era fermata al chiosco, all’ingresso, e aveva comprato un enorme krapfen, unto di strutto e ripieno di crema, ancora caldo, proprio come piaceva a lei.
Lo addentò con voluttà e, mentre lo assaporava, s’inoltrò nel parco, stando attenta a non ungersi la gonna nuova.
Emelrich entrò nel parco pochi istanti dopo. Il suo sguardo rimase catturato da quell’enorme macchia rossa che si muoveva seguendo il passo regolare della donna e che sembrava mandare, sotto la luce obliqua del sole al tramonto, deboli bagliori ritmati dal movimento delle natiche.
Decise che era venuto il momento di agire, senza attendere di diventare il capo del municipio. Raccolse da terra un pezzo di ramo appuntito e accelerò il passo: quando fu alle spalle della donna glielo puntò alla schiena intimandole di stare ferma.
Lidwina si bloccò all’istante e sollevò le mani in alto; l’indice e il pollice della mano destra stringevano convulsamente ancora un piccolo pezzo di krapfen e della crema giallastra e densa colava lungo le dita. Emelrich, dopo alcuni istanti di silenzio in cui si godette la paura di Lidwina, le ordinò di sfilarsi la gonna e, sempre tenendo il ramo premuto contro la sua schiena, se la fece consegnare. Poi le intimò di non muoversi se voleva evitare dei guai ben peggiori.
Emelrich si voltò e prese a correre verso un’uscita laterale stringendo tra le mani il suo trofeo. Pensò che, per il futuro, si sarebbe dovuto procurare un coltello.
Questo racconto compare con il titolo Una questione di decenza nel libro “Alloggio vista mare e altri racconti” di Cesarina Bo pubblicato da ExCogita, 2007