Nuovo europeismo, sotto a chi tocca

Freydal: des Kaisers Maximilian I. Turniere und Mummereien; mit einer geschichtl. Einleitung. Tafeln.

Wien, 1882. Exemplar der UB Tübingen

- immagine tratta da commons.wikimedia.org

Il giorno dopo la Brexit, tre giovani di nazionalità diverse, tedesca, francese e italiana, residenti a Londra, si ritrovarono per valutare la situazione.

Il “film” che stava apparendo sullo schermo europeo appariva a loro davvero brutto ed inaccettabile, era chiaro infatti che, dopo quella scelta sbagliata, che tagliava la strada ai giovani inglesi e non solo, la tendenza separatista sarebbe dilagata nel resto d’Europa. Ragionamento semplice il loro: in un mondo globalizzato e aperto, essere, come si può, uniti in Europa, ti fa stare a galla, divisi, ti fa affondare.

In gioco il nostro e il loro futuro.

I tre giovani colsero al volo il pericolo del dilagare di tali correnti separatiste e cominciarono a muoversi, formando un movimento politico paneuropeo, rivolto soprattutto ai giovani europei, ma non solo, chiamato Volt, con l’idea di dare una scossa elettrica ad un’opinione pubblica addormentata, impaurita, immemore dei ben noti disastri dei nazionalismi. Ora stanno raccogliendo le firme per presentarsi alle elezioni europee e sono diventati migliaia.

Ci stanno provando altri a riattivare un nuovo europeismo in Italia, come l’ex ministro Calenda col suo apprezzato manifesto e altri gruppi, come “l’Italia che resiste”.

Tra i punti in comune di queste iniziative differenti, ci sono alcuni no: il no a creare mondi fasulli e anacronistici, dove si afferma la supremazia di alcune nazionalità su altre, rinfocolando odi e rivalità a fatica superate.

E poi il no al soggettivismo cieco di chi pensa solo a se stesso e vota solo per sé stesso.

Ma anche alcuni sì: al “prima gli esseri umani”, ovvero all’uguaglianza inclusiva di ogni uomo, alla reciprocità larga tra le persone, le culture, gli ambienti, in tutti i campi, da cui è folle discostarsi, alla pace tra i popoli e le religioni, o ancora il sì al supporto dei più sfavoriti e alle migrazioni controllate insieme.

Un sì cosciente e maturo quindi al senso della realtà complessa, da cui si tenta pateticamente e inutilmente di fuggire.

Silvano Magnelli