Novanta anni fa, sei anni fa e San Valentino

Firma dei Patti Lateranensi - foto tratta da commons.wikimedia.org

Al tempo dell’antipolitica chi potrebbe mai applaudire ad accordi squisitamente politici di 90 anni fa come i Patti Lateranensi?

E giù mazzate e sforbiciate, più o meno venate di anticlericalismo (ma dell’Anno di Grazia 2019), su quel testo vituperatissimo di compromesso vatican-fascista e su quella foto arcinota che andrebbe sminuzzata in mille coriandoli carnascialeschi.

Oggi chi accetta la fatica di studiare, di comprendere non superficialmente, di addossarsi il carico della Storia?

La complessità è l’Uomo Nero.

Documentarsi dà la nausea.

Diamo fiato alla prima frase che ci viene in mente, che sa eccitare moti interiori, variamente dislocati nel nostro corpo, e tutto sarà magnifico. Parleremo di pancia, come si dice. Parleremo dunque bene. Sicuri? Sì, al momento, 17 febbraio 2019, molto sicuri.

Bello sbatacchiare la democrazia davanti al tronfio trionfo religioso del Ventennio, eppure ci sarebbe una sola domanda da rivolgere, una: noi, cioè la nostra politica, i nostri equilibri, le nostre strategie, abbiamo un comportamento diverso? Siamo immuni da ogni logica negoziale con qualunque sacra autorità che il popolo acclami e riconosca? Davvero siamo distanti siderali anni luce dalla foto in bianco e nero dell’11 febbraio 1929? Faremmo certamente molto meglio del concistorial avvocato Francesco Pacelli e del dottor Domenico Barone?

Chi si oppose al Concordato negli anni della storia dell’Italia repubblicana ma anche ben prima, come Benedetto Croce, lo fece per alte ragioni ideali, non per assecondare ansie polemiche affamate di odio e sfarinamento civile.

Il Vaticano, territorio di uno Stato indipendente senza sovrano – giacché la sovranità è della Santa Sede -, che roba è? Chi è in grado di rispondere da noi ora? È zona franca da interessi geopolitici di pesi e contrappesi o è riserva indiana di giochi di potere che nemmeno Papa Francesco riesce a debellare? Qualcuno se la sente di abbozzare una risposta?

La rinuncia di Benedetto XVI, in un altro 11 febbraio - quello del 2013 -, non fu semplicemente incredibile evento per la sua unicità bimillenaria. Fu ammissione che là, in Vaticano, l’Uomo Bianco, diversamente dall’Uomo Nero Complesso che fa tanta paura, può anche dimettersi, andarsene (almeno figuratamente), mollare. E se, puta caso, dovesse beccarsi un blasfemo, molto fascista, “boia chi molla”, non se ne curerebbe punto e il suo successore, di quell’Uomo Bianco, arriverebbe comunque, a suo tempo e modo. Mentre l’Uomo Nero in tacchi e stivali potrebbe fare una brutta, bruttissima fine. La Storia, implacabile notaio, ha ratificato.

Insomma con la Religione non si scherza, tanto che Mussolini poteva vantarsi d’essere cattolico ma non cristiano e non accadeva niente. Oggi accadrebbe?

Potrebbe accadere se ci fosse passione, questa dimensione dell’anima e del corpo tutta negletta dalle vincenti logiche del due più due uguale a quattro, ma passione non c’è.

A San Valentino gli innamorati si scambiano auguri. Che cosa amano di chi amano? Domanda molto presuntuosa. Speriamo amino la propensione dell’innamorato ad amare qualcun altro. A mollare, ad andarsene, a dare le dimissioni dallo statuto ufficiale dei rapporti amorosi.

Perché se no la festa è finita. Perché la coppia tradizionale ha i giorni contati. Perché i contratti, i patti, gli accordi, le intese, le buone creanze hanno i giorni contati, anzi le ore, i minuti.

La passione sta fuori da tutto questo.

Corre per Piazza San Pietro intorno alle fontane, osa uno sberleffo, poi un compunto segno di croce, una poesia del Belli e le Lodi Mattutine.

Ma non è tempo questo di sfaccettature, di alternative. Le cattive morali sono sempre quelle altrui.

Non resta che auguraci tempi migliori e pazzeschi, quelli ad esempio di una buona domenica.

Daniele Cortis