Sui fatti ecclesiali di Roiano

In commento a quanto comparso sul quotidiano “Il Piccolo” dello scorso 28 agosto (si veda al link http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2014/08/28/news/da-roiano-e-s-luca-i-sacerdoti-dicono-no-alla-protesta-del-31-1.9833856) che riporta il tenore della comunicazione della Curia Diocesana di Trieste rinvenibile al link http://www.vitanuovatrieste.it/i-preti-di-roiano-e-san-luca-si-dissociano/, compare oggi, domenica 31 agosto 2014, a pag. 38 sempre del quotidiano “Il Piccolo”, una lettera aperta a firma di Antonio Sodaro, intitolata “L’amore per i sacerdoti dei cattolici triestini” che, con il consenso dell’autore, riproduciamo di seguito nel numero odierno del nostro giornale.

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Carissimi sacerdoti Umberto, Christian, Sergio e Francesco,

qui a San Vito di Cadore, in via Belvedere alta, sotto l’Antelao, di fronte al Pelmo, con la Croda Marcora alle spalle, puoi leggere “Il Piccolo” in un silenzio che ti consente di cogliere quasi un di più di parole e senso e scoprire che l’amore per la tua città si fa anche rileggendo e meditando la cronaca di ogni giorno.

Insomma voglio dirvi subito che la lettura delle vostre dichiarazioni riportate da “Il Piccolo” del 28 agosto a pag. 22 mi ha provocato un di più di partecipazione e vicinanza alla vostra indubbia sofferenza.

Dinanzi all’ennesima manifestazione del Popolo di Dio che esprime il suo amore per i sacerdoti, il suo disappunto per le operazioni decise in Via Cavana, come si può pensare a condanne, precisazioni stizzite?

Non riesco a pensare che i sacerdoti che conosco e stimo, che portano i vostri nomi, possano essersi trovati insieme uno di questi giorni per confezionare un comunicato lontanissimo dal vostro modo di essere sacerdoti in parrocchia.

E ho pensato, meditando su Matteo 13, 24-30, che può essere successo qualcosa, che qualcuno abbia seminato zizzania in mezzo al grano e se ne sia andato senza lasciare traccia, lasciando però un campo abbruttito da una confusione di messi fiorite e di zizzania.

Perché la zizzania delle vostre dichiarazioni non si concilia proprio con il grano che ogni giorno siete in mezzo alla gente.

E allora certo che verrebbe la voglia di strappare la zizzania, magari con rabbia, ma ci viene suggerito di avere pazienza, di lasciare che grano e zizzania crescano insieme fino alla mietitura, quando la zizzania sarà colta, legata e bruciata.

Superfluo dunque dirvi che vi voglio bene, che per tantissimi e per me non cambia nulla.

I cattolici triestini sanno distinguere; del resto tutti gli interventi di questi ultimi tempi – le tante lettere apparse su “Il Piccolo” – manifestano con toni ora appassionati, ora anche arrabbiati, il loro attaccamento, il loro amore per i sacerdoti, i loro sacerdoti, i sacerdoti di quella parrocchia.

E non avrebbe potuto, forse dovuto, la Curia raccogliere queste manifestazioni di sconcerto dinanzi alle esigenze di mobilità parrocchiale e dire semplicemente «Abbiamo scherzato, volevamo verificare soltanto quanto bene vuole la città ai suoi sacerdoti»?

La situazione di Trieste è conosciuta anche oltre Sistiana: dobbiamo avere la costanza di rinnovare la fiducia che il Popolo di Dio deve avere in se stesso quando la parresía, l’amore per il sì e per il no detti forte, lo mette a rischio di fronte alla perentorietà delle decisioni istituzionali.

I sacerdoti sanno che il Popolo di Dio li ama non come funzionari disponibili al trasferimento ma come ministri del Signore che si fanno persone amiche, fratelli che stanno con te nella quotidianità, a condividere la gioia, Gesù che sta bussando alla porta per venire a cena con te, non a metterti in mano un pezzo di carta, magari una lettera di trasferimento.

Antonio Sodaro