Teologia del diritto

RENUNTIATIO

Leggiamo i due paragrafi normativi citati nell’Editoriale.

Dal Codice di Diritto Canonico e, con le medesime parole, dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali: «Si contingat ut Romanus Pontifex muneri suo renuntiet, ad validitatem requiritur ut renuntiatio libere fiat et rite manifestetur, non vero ut a quopiam accepietur.»

Traduciamo. Se accade che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, per la validità di tale rinuncia si richiede che essa avvenga liberamente e che sia debitamente manifestata, non però che qualcuno la accetti.

C’è da dire che papa Benedetto XVI dà una lezione singolare a chi ha divinizzato la figura del papa.

“Sua Santità” è diventato, nel tempo ed in particolare proprio nel tempo moderno, “Sua Divinità”.

Si tratta invece di un “munus”, di un ufficio ecclesiastico, per appunto, che ha un suo contenuto teologico, addirittura dogmatico (il primato e l’infallibilità), ma che quanto a designazione e rinunciabilità è del tutto rimesso alla storia degli uomini.

Non è divina l’elezione del papa, perché altrimenti sarebbe irrinunciabile.

Il divino sta altrove. Sta nella debolezza, proprio nella rinunciabilità.

Eppure udiamo, vediamo, leggiamo commentatori ecclesiastici balbettanti.

I “fulmini a ciel sereno” sono troppo contingenti, troppo immediatamente prossimi per poter essere ricondotti alle coerenze omiletiche delle frasi fatte. Ed infatti questa sera a Trieste, in una chiesa del pieno centro, il presidente della celebrazione eucaristica - il prete, per intenderci - non è riuscito a dire nulla, ma proprio nulla, su un fatto così straordinario, che ha preferito ricondurre alla preghiera devota per gli ammalati cui ha annoverato frettolosamente il papa rinunciante (ma nulla appunto di tale rinuncia in quella chiesa si è potuto sussurrare, neppure durante la “preghiera dei fedeli”, peraltro comunque declamata).

Sì, questa volta il papa dà una lezione del tutto impareggiabile, ineguagliabile, di dottrina canonistica riversata nella determinazione della sua stessa vita.

Notevole, quasi incredibile.

Stefano Sodaro