Fratelli e sorelle, buonasera

Se Hans Küng – non certo sospettabile di piaggeria devozionale - esulta dalle pagine odierne di Repubblica, c’è da stare tranquilli (il problema, piuttosto, è che molti manco sanno chi sia Hans Küng).

E se altri sono consolati dall’affermazione di Papa Francesco di questo pomeriggio che “senza Gesù, diventiamo una Ong pietosa”, possiamo pure stare tranquilli.

Ciò che non riesce al Parlamento italiano, multipersonale, riesce al vescovo di Roma, papa, unipersonale o quasi. Viene da preoccuparsi.

Solo un consenso trasversale in nome di un’immediatezza di approccio destrutturante, semplificante, che rimetta al centro l’essenzialità di quel potere benefico, capace di metterci a nostro agio, crea la possibilità di muoverci in avanti. I politici non lo capiscono. Un papa sì. Confermiamo: viene da preoccuparsi.

In molte grandi aziende, in molte temibili organizzazioni, dire “buon giorno” o “buona sera” crea un senso di fastidio, quasi fosse una concessione a ragioni pericolosamente non produttive del nostro vivere.

E tale formalismo irregimentato ha sempre avuto una sua traduzione clericale in quel “Sia lodato Gesù Cristo” che doveva opportunamente sostituire ogni laico saluto.

Qui invece il papa si è affacciato con un “buonasera” ed un sorriso di accompagnamento.

A noi nessuno dice più “buonasera” sorridendo. Anche “ciao” è diventato spiccio, funzionalmente utile a farla breve, a non dilungarsi in un approfondimento sconveniente di chi si incontra.

L’omelia che ha tenuto a braccio nella Sistina, questo pomeriggio, il nuovo papa, avrebbe potuto capirla facilmente anche mio figlio di 8 anni e mia figlia di 5. Non così un discorso di Benedetto XVI, si deve pur dirlo.

Che cosa importa di più? Che comprendano tutti o solo gli addottorati? I “diavoletti” – Bergoglio ha fatto cenno al “demonio” - entrano nella prassi educativa di un papà e di una mamma senza turbamento alcuno degli “indiavolati” che, anzi, si scoprono così meno colpevoli di quanto avrebbero temuto, a rischio di paralisi emotiva futura.

E se ho proprio paura, un “buonasera” con un sorriso mi ridice il tepore di casa.

Sentirmi invece battere sulla testa la mazzata della condanna della dittatura del relativismo mi ha fatto crescere un enorme bernoccolo di indurimento cerebrale e spirituale, che dovrebbe magari riscattarsi all’invocazione, invero un po’ blasfema, di “Sia lodato Gesù Cristo”.

Al camauro, tutti, ma proprio tutti, anche chi predilige la visita dei musei, preferiscono il crocefisso pettorale di metallo.

E così sia.

Fratelli e sorelle, buonasera.

Rodafà Sosteno