Il cratere di Roiano

Roiano - Area della ex caserma della Polizia Stradale - foto del direttore

Una diffusa accezione del sentire religioso potrebbe indurre a ritenere che, qualora si mediti devotamente – ad esempio - sul mistero trinitario della fede cristiana, nulla dall’esterno degli involucri religiosi possa giungere a contaminare la purezza di simili riflessioni. Non possa e non debba.

Si chiedeva il vescovo Tonino Bello (in Antonio Bello, Omelie e Scritti Quaresimali, Mezzina, Molfetta 2015, seconda ristampa, p. 329): «Chi sa quanti buoni cristiani sarebbero pronti disposti a sottoscrivere questa frase assurda di Kant, che pure era un grande filosofo: «Dalla dottrina della Trinità, presa alla lettera, non è assolutamente possibile trarre nulla per la vita pratica.»»

E scriveva pure (Ivi, pp. 325-327): «Che cosa ha da spartire la Trinità con le nostre sofferenze? (…) Che cosa ha a che fare questo mistero, per altro così difficile da capire, con la disoccupazione giovanile, con la disperazione dei poveri, con la crisi dei valori? Quanto c’entra il discorso trinitario con la fame nel terzo mondo, con la guerra del Medio Oriente, con le ingiustizie di ogni giorno? (…) Queste perplessità sono, purtroppo, il segno di quanto il “vangelo trinitario” sia scandalosamente lontano dalla nostra esperienza. (…) Voglio convincervi che quello della Trinità è oggi l’unico discorso che ci aiuta a stare, come si suol dire, con i piedi per terra. Due idee, per ora, basteranno a persuadervi. Eccovi la prima.

Quello dell’unità e trinità di Dio non solo è il mistero principale della nostra fede, ma anche il cardine portante della nostra morale. Se il Signore, questo mistero, ce l’ha rivelato, non l’ha fatto certo per complicarci le cose: l’ha fatto per offrirci un principio permanente di critica cui sottoporre la nostra vita nelle sue espressioni personali e comunitarie. Sicché, la Trinità non è una specie di teorema celeste buono per le esercitazioni accademiche dei teologi. Ma è la sorgente da cui devono scaturire l’etica del contadino e il codice deontologico del medico, i doveri dei singoli e gli obblighi delle istituzioni, le leggi del mercato e le linee ispiratrici dell’economia, le ragioni che fondano l’impegno per la pace e gli ordinamenti di fondo del diritto internazionale. (…)

Eccovi la seconda intuizione. Come la Santissima Trinità è il mistero di tre persone uguali e distinte che formano un solo Dio, così noi, esseri viventi, siamo obbligati a ripetere nella storia terrena il mistero di più “persone”, “uguali” e “distinte”, destinate a formare un solo uomo, Cristo Gesù».

Il tre è un enorme problema spirituale, antropologico, etico, culturale.

Il due va bene – evoca atmosfere persino romantiche -, l’uno è centrale, ma il tre destabilizza.

La duegiorni triestina (“due” anch’essa, proprio per sottrarre anche noi stessi a estensioni ternarie di cui non ci sentiamo all’altezza), da poco conclusasi, su Vangelo e liberazione ha ridato sprone a quell’attenzione verso il territorio che pure ci eravamo ripromessi di coltivare con cura sin dal n. 416 di settembre scorso (https://sites.google.com/site/numeriprecedenti/numeri-dal-26-al-68/199994---settembre-2017/numero-416---3-settembre-2017/e-adesso-cosa-succede).

Ma il territorio è già apertura pubblica da un io/tu, io/noi, che non basta più a se stesso, ad una ulteriorità che mette in crisi.

La mia casa, la mia famiglia, io, i miei, dobbiamo incontrare quel “terzo”, quell’ “altro” che il solo vivere in un determinato territorio, con coscienza di esserci e di esserne necessariamente condizionati, attesta e certifica.

Al centro di Roiano, il sobborgo triestino dove Rodafà ha visto la luce e ancora risiede, è ben visibile un enorme spazio aperto – una sorta di vero e proprio “cratere” – che avrebbe dovuto segnare l’avvio di un attesissimo progetto riguardante la ex caserma della Polizia Stradale e la riqualificazione dell’intero nostro rione (si può rinviare a http://www.triesteprima.it/cronaca/roiano-2021-dopo-15-anni-al-via-i-lavori-per-abbattere-l-ex-caserma-e-riqualificare-l-area-foto-e-progetto.html e a http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/12/18/news/nuova-piazza-di-roiano-entro-maggio-il-cantiere-1.14586750).

I lavori sono stati avviati ma da alcuni mesi sono inspiegabilmente fermi.

È scomparso persino il cartello della committenza. Sembrano non solo fermi ma conclusi, finiti. A Roiano pare essere stata regalata una bellissima spianata brulla, o appena concava, o appena in rialzo – non si capisce bene, ricorda per appunto smottamenti da vulcano -, dove neppure topi e gatti sembrano aver piacere a transitare.

Un sogno che si sta trasformando in un incubo? Auspicheremmo proprio di no.

Ma dunque che cosa è accaduto?

Il ritrovamento di un pavimento ottocentesco – come hanno riportato le cronache – davvero ha potuto bloccare sine die, fino a data sconosciuta, un’opera per la quale risultano essere stati stanziati Euro 7.761.388,25?

Si veda http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2018/01/18/news/un-pavimento-ottocentesco-blocca-il-cantiere-di-roiano-1.16368605?refresh_ce ed anche http://www.triesteprima.it/cronaca/demolizione-ex-caserma-di-roiano-lavori-fermi-per-il-ritrovamento-di-pavimentazione-ottocentesca.html.

Eppure i lavori erano stati aperti con tanto di Autorità presentatesi in casco di sicurezza.

Ed ora? Siamo a maggio 2018. Che cosa accadrà?

Domande che sono postulate dalla nostra identità di cittadini, con relativi diritti ed obblighi, ma anche – sbalestramento di cui si diceva all’inizio – dal nostro cruccio ecclesiale, chiamiamola così una fede che dev’essere, a parer nostro, pudica e sempre messa alla prova, e dalla nostra passione per la “liturgia del quotidiano”.

A Roiano in meno di un mese sono venuti teologhe protestanti, preti letterati, patrologi, bibliste, vaticaniste.

E, per quanto riguarda il nostro giornale, non abbiano nessuna intenzione di smettere: vogliamo che a Roiano vengano in tanti.

A fare cosa?

Per appunto a conoscere questa nostra intricatissima e vivissima liturgia del quotidiano che Roiano celebra in tutta la sua complessità.

Padre, Figlio e Spirito Santo sono dimensione di casa che comincia a preoccuparsi per le sorti del centro di Roiano, del suo cuore.

Padre, Figlio e Spirito Santo sono un tre che, prima di formulazioni teologiche, ha spessore di dislocazione inappagata – grazie a Dio, appunto -, in grado di far saltare quelle coerenze che tranquillizzano senza dare risposta, rinviando a non si sa quando gli approfondimenti che la coscienza civica invece esige subito.

L’inabitazione trinitaria, come dicono i teologi, è questo assumere una vicinanza strettissima alla fede di ogni giorno, senza fuga ad accendere candele e organizzare processioni se contemporaneamente non vengano realizzati quei risultati di miglioramento essenziale della qualità della vita che sono stati promessi ad un’intera comunità.

La liturgia del quotidiano si celebra preferibilmente per strada.

Oppure scandalosamente in tre, lontano da sguardi indiscreti.

Buona domenica.

Stefano Sodaro