All’ombra del pileolo

La cupola di San Pietro potrebbe ritenersi in effetti somigliante, almeno in via approssimativa, allo zucchetto ecclesiastico, vescovile, cardinalizio o papale che sia.

Un conto però è la basilica vaticana, altro il copricapo ecclesiastico.

Si nota una corsa a rifugiarsi al riparo degli zucchetti.

È emblematico che il Papa invece quasi giochi con il suo di zucchetto, mettendosi ripetute volte a scambiarlo con quello offertogli dalla mano alzata di qualche fedele, con particolare predilezione per i più giovani e per i bambini: “Prendi questo, Papa, è nostro, è mio. L’ho fatto io, te l’ho preso io, eccolo qui per te.”

Di pileoli c’è bisogno, pare. Altrimenti come si fa a distinguere capi eccellenti, eminenti e pontifici da teste comuni e magari poco reverende? Del resto il singolar cappello è anche noto come “solideo”, da togliersi dunque solo davanti a Dio, niente poco di meno. Autorità somma, solo a Dio inferiore.

Sembra però che nel giocoso e affollato scambio di zucchetti pontifici qualcuno di questi sia volato lontano e atterrato su celebri scrittori.

I fatti giornalistici sono piuttosto noti.

Il 23 dicembre Vittorio Messori scrive un articolo sul Corriere della Sera (http://www.vittoriomessori.it/blog/2014/12/24/i-dubbi-sulla-svolta-di-papa-francesco/) esprimendo dubbi sugli orientamenti di un “papa imprevedibile”, che – testualmente - «ha ridicolizzato chi pensasse che «Dio è cattolico», quasi che la Ecclesia una, sancta, apostolica, romana fosse un optional, un accessorio da agganciare o meno, a seconda del gusto personale, alla Trinità divina.»

Il teologo Leonardo Boff contesta le argomentazioni di Messori (http://leonardoboff.wordpress.com/2014/12/27/appoggio-al-papa-francesco-contro-un-scrittore-nostalgico/).

E ieri Messori replica a Boff, sempre sul Corriere della Sera (http://www.vittoriomessori.it/blog/2015/01/04/a-boff-ed-agli-altri-critici-che-non-hanno-letto/), con un esordio di tal fatta: «Leonardo Boff, leader della Teologia della Liberazione alla brasiliana, quella con più esplicito riferimento al marxismo, dopo i contrasti con il cardinal Joseph Ratzinger e dopo i moniti di Giovanni Paolo II, dichiarò che quella Chiesa era inabitabile e irreformabile. Così, lasciò il saio francescano e andò a vivere con una compagna. Giunse però la sorpresa dell’implosione del comunismo e , come avvenuto per tanti, passò dal rosso al verde, all’ambientalismo più dogmatico, con aspetti di culto panteistico alla Madre Terra. Continua, però, a celebrare i sacramenti, con liturgie eucaristiche e battesimali da lui stesso elaborate (non mancano, si dice, le risonanze new age) nell’acquiescenza dell’episcopato brasiliano. In una intervista apparsa un anno fa su Vatican Insider ha affermato di avere non solo buoni rapporti con papa Francesco, come già in Argentina con l’allora arcivescovo, ma di collaborare con lui sui temi ambientalisti, in vista della enciclica “verde“ annunciata dal Vescovo di Roma e, pare, da lui stesso suggerita.»

Messori poi s’avventura in controbiezioni teologiche al Leonardo brasiliano che gli rinfaccia, nelle sue argomentazioni, «la quasi assenza dello Spirito Santo». Precisa Messori: «Per la verità, il riferimento al Paraclito è l’elemento centrale del mio discorso.»

Molto sommessamente, non sarebbe il caso di far presente allo scrittore di casa nostra che lo Spirito Santo è ben altro che solo Consolatore?

Possiamo pensare che oggi, proprio oggi, festa dell’Epifania, nei fuochi che si accendono per tradizioni millenarie, nei doni che la simpatica Befana reca con fatica fisica ai bimbi, nello struggimento per le luci che si abbassano e poi spengono, sia assente lo Spirito o, al limite, sia necessario essere cristianamente consolati a fronte di simili pagani scivolamenti culturalmente ereditari?

Ora: ci si può mettere al riparo del Cupolone, oppure si può chiedere rifugio al pileolo.

Il secondo ha fatture e dimensioni di estrema eleganza ma proprio per questo si presta anche a ilari relativizzazioni. Non discende dal pileolo l’incarnazione e la resurrezione del Cristo.

Fuor di metafora, è religiosamente più semplice rientrare nel sacro che uscire nel profano, senza perdere la fede ma forse perdendo molto della religione.

Il Papa non sceglie né percorsi teologici, che lascia a libere discussioni, né mozzette e scarpe rubre. Guarda a ciò che è essenziale. Ed essenziale, per la vita della Chiesa, è la pastorale.

Sembrano dunque alquanto particolari anche i tentativi di far equivalere Messori e Boff: il primo ha esagerato, ma il secondo è, sostanzialmente, un “irregolare”.

No. A parer nostro, proprio no.

Le cose appaiono piuttosto di un’evidenza addirittura solare.

Che scelte ha compiuto il Papa nella designazione dei nuovi cardinali? Si è rivolto al Sud della Terra in modo privilegiato o no?

Certo, qualcuno potrebbe anche sostenere di no. Ma, come concludono i giuristi, “contra facta concludentia”.

Il Papa guarda a Sud, guarda lì dove le ansie di liberazione dei poveri interpellano la Chiesa. E guarda anche a quell’Oriente ecclesiale che si fonde con il Sud. Sud-Est.

Abbastanza stupefacente è constatare poi come per alcuni – forse per molti - il dibattito, anche acceso e polemico, sia ritenuto cosa da ignorarsi, da evitarsi, da non considerare. Infastidisce.

Come se, parlando di casa propria e rimettendo alla decisione di tutti i componenti della famiglia la scelta su che cosa si debba fare, accadesse che ognuno se ne vada via quatto quatto senza proferir parola. Meglio starne fuori.

Fuori di casa non c’è più la cupola protettiva. Perché quella non è altro che lo stesso tetto di casa. E fuori, poi, c’è la bora. Che fa volar pileoli.

Noi dunque, tra Messori e Boff - guarda un po’ - scegliamo convintamente Boff.

E perché? Perché ci sembra meglio, teologicamente ci sembra meglio, imparare dalla vita, il quinto vangelo.

Seppure poco di moda. Anche ecclesiastica. Ma decisivo.

Stefano Sodaro