Corrispondenza con i lettori

Questa è la pagina permanente della nostra rivista dedicata alla corrispondenza con i lettori.

Per le informazioni su iniziative, convegni, incontri, idee di cui la redazione venga a conoscenza con la più diversa periodicità, si rinvia al link

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25 gennaio 2017

Lettera di Pietro Duosi

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Riceviamo e diffondiamo i seguenti comunicati stampa

“Le finestre dell’anima” – “Giornata della Memoria” (Intervista, di Fedele Boffoli, a Giorgio Celiberti)

Giorgio Celiberti, pittore, scultore, nato a Udine nel 1929, dove vive e opera, è uno dei maggiori artisti storicizzati, viventi, del panorama internazionale e italiano; dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1948 più non si contano le esposizioni e le opere da lui realizzate; una vita dedicata all’Arte, è ancora presente in lei la voglia di creare?

Io dico sempre che sono uomo molto fortunato… Proprio ieri sera ho scritto un biglietto: “spero di morire molto prima di finire di lavorare”; perché proprio una delle mie grandi fortune, a parte che ho una buona salute ancora, è quella che ho tanto desiderio di lavorare, ho tante idee che vorrei sviluppare, mi mancano ore… Mi manca sempre tempo, e allora questo mi conforta e vedo quanto sono fortunato rispetto a molte persone che mi stanno vicino…

La creazione dell’opera è la parte terminale di un vero e proprio processo alchemico e realizzativo, come vive, personalmente, questa esperienza, di cui non si sa mai abbastanza?

Cioè di come nascono i quadri? Anche questo è un miracolo, perché quadri, sculture… l’ho detto un po’ nella prima risposta… che sono molto fortunato di avere questo grande desiderio di fare… e faccio; in questi ultimi giorni ho fatto dei lavori nel ricordo di Terezin (n. d. r. – luogo di concentramento, nazista, per giovani prigionieri, artisti, ecc. nell’attuale Repubblica Ceca)… una lunga serie di grafiche, e prima dell’una e mezza - due, del mattino, non mi sono mai coricato e queste mi hanno preso e saranno esposte ad una mostra che si inaugurerà il giorno 26, di questo mese, presso il Museo della Comunità Ebraica, di Trieste.

Nella Società contemporanea, caratterizzata da massificazione e omologazione dilaganti, quale ritiene essere, ancora oggi, il ruolo dell’Arte?

Il ruolo dell’Arte? Il ruolo dell’Arte è quello che è sempre stato, per chi la fa è una cosa che viene da lontano e che ci coinvolge, almeno a me capita così, mi coinvolge, fin da bambino, io ricordo che quand’ero bambino facevo delle cose che assomigliano molto molto a quelle che ho fatto venti trent’anni fa, vale a dire le finestre, io con un piccolo scalpello, con un martello, facevo dei buchi nel muro che avevo sei - sette anni, mia madre mi aveva regalato una stanza dove io potevo fare quel che volevo, facevo dei piccoli buchi e poi in questi buchi mettevo dei piccoli legni fossili, che trovavo, dei pezzetti di ceramica colorata e poi questi li racchiudevo con un vetro, e il vetro era fermato dallo stucco che grattavo dalle finestre della stanza e questo è talmente vicino alle cose che ho fatto per Terezin, vale a dire questa sovrapposizione di pensieri, questo modo di vedere le cose proprio in una maniera fisica… Con la stessa intensità, con lo stesso amore, con la stessa grande gioia, con lo stesso stupore, di quando ero bambino.

Sappiamo che ha molto a cuore la formazione e l’educazione, artistica, di bambini e giovanissimi, da cosa nasce questa sua, particolare, sensibilità?

Non c’è una cosa più bella al mondo, io non so vedere una cosa più bella… Mah l’educazione… è più quello che prendo io da loro che quello che do io a loro nel vedere questi bambini… Io preparo per loro una stanza molto grande, che ho sopra, e gli metto tanti fogli, dei mucchi di matite, di tutti i tipi, colorate… e li lascio liberi e certamente ci sono dei momenti che io sono in estasi a vedere queste manine, queste cose, questi sospiri, questo consultarsi, questo rapirsi le idee e le cose; è meraviglioso, aspetto, con dolcezza, questi momenti.

Quali i suoi prossimi impegni espositivi?

In questo momento è in atto una mostra al castello di Lugo di Romagna, lì sono stato accolto con una dolcezza, con un affetto commovente, era tanto tempo che non ricevevo delle cose così vere, così autentiche, così in presa diretta; poi ho fatto una mostra a Napoli, dove sono stato ospite graditissimo, dove si son fatti proprio in quattro per vedermi felice… Però non è stata la stessa cosa, nonostante sia stata una cosa molto bella; poi io sono molto legato al Sud, anche perché mio padre era di Gioia del Colle (Bari). Sono molto legato a questo e quando sento che i meridionali non hanno voglia di lavorare mi ribello; ho avuto un papà… e non so vedere un uomo che abbia lavorato più di mio padre, ho avuto questo esempio e io sono come lui, lavoro tutti i giorni dell’anno, sono trecentosessantacinque giorni, all’anno, che sono qui e lavoro tutti i giorni, e adesso ho fatto anche questo ulteriore sforzo, lavorando dopo cena, perché dopo cena c’è un silenzio assoluto, non ci sono telefoni, non ci sono visite e di conseguenza mi è sembrato di creare uno spazio più grande per la mia mostra “Le finestre dell’anima”, per la "Giornata della Memoria”, che sarà inaugurata, con l’intervento di Tullia Catalan e Massimo Recalcati, presso il Museo della Comunità Ebraica, di Trieste, come dicevo, il 26 Gennaio prossimo, alle 17.30.

Trieste, 17 gennaio 2017

Fedele Boffoli

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Comunicato Stampa – Lettera

Il Natale in ogni “qui e ora”

Il Natale, festa della luce, la cui simbologia si perde nella notte dei tempi, nelle tradizioni più arcaiche, cristiane e pagane, da Oriente a Occidente e ritorno. Simbolo della nascita perpetua (ri-nascita), della trasformazione-rinnovamento, dai piani più fisici a quelli spirituali, il Natale si festeggia, qui da noi, in prossimità del Solstizio di Inverno, momento temporale dell’anno in cui il ciclo della terra si conclude per darne vita ad un nuovo; appunto, in concomitanza di morte e rinascita della luce. Tutto ciclicamente scorre e si avvicenda, ogni cosa si trasforma nel proprio reciproco… e non fa eccezione la luce che, alternandosi alle tenebre, completa e dà senso a quel quadro universale, necessario per l’essere, nell’avvicendarsi, complessivo, di vita-morte-rinascita; lo stesso Cristo, luce della Cristianità, “viene alla luce” nel buio della grotta… (la sua vicenda avrà termine-inizio, non a caso, con la Sua resurrezione-rinascita… quindi con un ulteriore Natale), anche il Presepe è caratterizzato da essenze luminose nelle tenebre, come pure l’albero di Natale… asse della rettitudine e del rinnovamento, con le sue sfere di luce nella notte. Il Natale, dunque, nel ricorrente paradosso, festività di luce, nell’entropia delle tenebre e dell’inverno… ed esso stesso sinonimo di estate nascente, è prima di tutto celebrazione e rito di consapevolezza, che congiunge e collega gli “opposti”: la morte con la vita, il vecchio con il nuovo, le tenebre con la luce, l’interno con l’esterno, noi con gli altri…; “opposti”, ma più corretto sarebbe dire: speculari e reciproci, che “delimitano”, per necessità contingenti un unico campo, polarizzato e trasformativo, che produce tensione… il mondo. Quindi, per concludere, il Natale, quale momento, favorito e medio, di passaggio stagionale (...in antichità le stagioni erano solo due) ed autentica opportunità per operare un’alchimia comprensiva e di sintesi; ma quanto detto non deve trarre in inganno: in ogni ciclo temporale della nostra vita (anni, mesi, settimane, giorni, ore, minuti, secondi…), ovunque si annida un respiro vivente… e quindi di morte e di contestuale rinascita, alberga un Natale… in ogni “qui e ora”, eterno presente.

Link Facebook di riferimento, con immagine pittorica di suor Rosalba Facecchia ASC: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=939564666073349&set=a.939560542740428.1073741875.100000594746604&type=3&theater

Trieste, 2 dicembre 2015

Fedele Boffoli

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COMUNICATO STAMPA – LETTERA

Il pianista

“Immaginate che non ci sia alcun paradiso / Se ci provate è facile / Nessun inferno sotto di noi / Sopra di noi solo il cielo / Immaginate tutta le gente / Che vive solo per l’oggi / Immaginate che non ci siano patrie / Non è difficile farlo / Nulla per cui uccidere o morire / Ed anche alcuna religione / Immaginate tutta la gente / Che vive la vita in pace /…” Sono le parole di John Lennon e della sua "Imagine" (Traduzione Ermanno Tassi, fonte web) evocate dalle note di un giovane pianista che si esibisce, all’indomani degli attentati di Parigi del 13.11.2015, davanti al “Bataclan”, ormai triste teatro di morte. Quale sia il ruolo, simbolico, del giovane artista è sfuggito ai molti ma, intanto, lui è lì, nel momento giusto, laddove altri sono assenti, a presenziare, ritualmente e con un messaggio universale, “pronipote” del mitologico Ares (M-arte) che ricordiamo, prima ancora che dio della guerra, quale difensore della terra dalle sciagure umane e sovrumane… Lì è l’artista, comunque sia, e, senza diminuire l’"Imagine" di Lennon con tutte le sue utopie, richiama, al “qui e ora”, alla consapevolezza quotidiana, mediale e spartiacque tra passato e presente… tra vita e morte; questa è l’Arte, di cui, in realtà nessuno parla, non asservita alla logiche strumentali dei poteri e dei profitti… causa di tanti guai, che restituisce il quotidiano arbitrio all’umanità: “Liberté, Égalité, Fraternité”, per intenderci… o il suo, esatto, contrario. “Si potrebbe dire che io sia un sognatore / Ma io non sono l’unico / Spero che un giorno vi unirete a noi / Ed il mondo sarà come un’unica entità… - John Lennon”.

Trieste, 18 Novembre 2015

Fedele Boffoli

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