Quella sera

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Quella sera saliva fortissima un’attesa da cardiopalmo.

Era possibile un Pio XIII, forse da alcuni addirittura invocato.

Ratzinger aveva smentito il brocardo, forse più pasquinata in realtà, che chi entra Papa ne esca cardinale.

Ora, dunque, si sapeva, eccome se si sapeva, a chi sarebbe toccato.

Cardinale papa pronto, prontissimo.

Tanto che il Comunicato della CEI partì, come un colpo a salve fuori zona, che non fa voltare a guardare, se non sorridendo, anzi proprio con la concessione di una bella risata.

“Qui sibi nomen imposuit Franciscum”.

Feci un salto sul divano, avevo vicina mia figlia di neanche 6 anni.

E poi piansi.

A dirotto.

Fa ancora parte delle memorie familiari.

Sara, mia figlia, mi chiese perché piangessi.

“Perché non c’è nessun Pio XIII, bambina mia.

Perché potrà essere di nuovo una Chiesa delle bambine e dei bambini.

Chiesa di gioie e di speranze.

Come duemila anni fa.”

Richiesta di benedizione alla folla.

Croce di metallo che non era oro, si vedeva ad occhio.

“Buona sera” al mondo e alla Chiesa.

Pace fatta con il Mondo?

Il nome di Francesco esplodeva possibilità tutte archiviate nei files dei lunghi ventenni postconciliari.

Un gesuita.

L’America Latina.

Quanto di peggio tante – non poche, ahimé, ahinoi – sensibilità ecclesiali, ed in particolare molte episcopali ed in particolare diverse italiane, potevano temere.

Lo Spirito Santo si è sbagliato?

Perché lo Spirito Santo è sempre presente – non certo solo in conclave – ma non è detto che venga ascoltato.

Flecte quod est rígidum,

fove quod est frígidum,

rege quod est dévium.

Non è lecito ad un papa chiamarsi “Francesco”.

Non si sa perché ma sembrava vietatissimo, come dimettersi del resto.

Invece è tutto accaduto così.

Così come lo abbiamo vissuto.

Quella sera si è riaperto il Concilio.

Stefano Sodaro