Eccomi di nuovo qui con la recensione di una mia ex-chitarra, di cui (col senno di poi) mi sono amaramente pentito di aver venduto. Pazienza, ormai è fatta, ma era una chitarra straordinaria, e ti spiegherò il perché.
La “Yamaha Corporation” è una ditta nata nel 1887 come costruittrice di pianoforti ed organi a canne. Sebbene, a tutt’oggi, gli strumenti a corde pizzicate da lei prodotti siano considerate di basso livello, esistono alcuni modelli estremamente professionali, come dimostra il loro uso da parte di musicisti come Carlos Santana. Certo, esistono anche strumenti di fascia economica (di cui pubblicherò alcuni post in seguito), ma per il momento vorrei occuparmi di questa chitarra risalente ai tardi anni ’80 e, ormai, non più in produzione.
Specifiche
Corpo:
in tiglio, dalla forma stratoide molto accattivante grazie alle piccole cesellature operate nella zona delle corna. La vernice è ad olio, lucida e di colore rosso scuro (molto bello, a mio parere).
Manico:
dello stesso colore e vernice del corpo, è in acero avvitato al corpo. L’affrancamento a quest’ultimo è molto intelligente, in quanto è scolpito in modo tale da non disturbare nella maniera più assoluta la mano del musicista che si vuole spingere nella parta alta della tastiera.
Tastiera
La tastiera è costruita in legno palissandro, con 24 tasti “Jumbo”, scala corta (24/75) e segnatasti stratocasteriani(dot) in madreperla.
Ponte:
oh, qui bisogna sfatare il mito sui ponti della Yamaha RM-PRO: i primi modelli, come questo, erano, infatti, di squisita fattura. Credimi, ho provato a scordare in tutti i modi la chitarra con l’uso della leva, ma è veramente molto difficile. Ha un’ottima tenuta!
Pick-up
tre pick-up: due singoli al manico e al centro, e un humbucker ceramico al ponte, tutti di casa Yamaha
Elettronica:
Qui troviamo uno switch a 5 posizioni (blade), un volume, un tono per i singoli, uno per l’humbucker con switch per fare diventare quest’ultimo un single-coil.
La prova
Da spenta
da subito regala ottime prospettive. Il suono, infatti, è piuttosto squillante (anche se manca di un tantinello di frequenze basse), ma la risonanza è molto buona. La tastiera è molto comoda, così come il manico che è sottile ma non tipo sottiletta come quelli della Ibanez.
Suonarla è una goduria, specie nell’esecuzione di bending e di dive-bomb con la leva del vibrato.
Con l’amplificatore:
qui inziamo a divertirci; partiamo dai suoni puliti.
Grazie ai due single-coil è possibile ottenere delle sonorità molto fenderiane: dal blues al funky, dagli arpeggi pop al country, e se si chiude il tono sul pick-up al manico si ottengono delle buone sonorità jazzate.
Il meglio, però, lo offre con la distorsione: l’humbucker ceramico al ponte è fenomenale, molto potente e definito. Ottimo, quindi, per suonare tutto quello che va dal rock al metal (l’effetto dive-bomb + leva, qui, è micidiale ), garantito!
In sintesi:
gran chitarra, specie per il prezzo a cui l’ho pagata io (220 euri nel 2004). Si, forse non sarà una chitarra straprofessionale come le sue colleghe Gibson o Fender (anche perché, della stessa serie, esistono modelli superiori di cui spero di poter parlare in seguito), ma di fascia semi-pro avanzata si, tutta la vita!
Personalmente, l’unica modifica che ho fatto è stata quella di cambiare il pick-up al ponte con un Seymour Duncan JB; l’humbucker in dotazione, infatti, mi suonava un po’ troppo scuro, ma è una semplice questione di gusti, non di qualità.
Chitarra stra-consigliatissima a tutti!