Iniziamo oggi a parlare di alcune chitarre elettriche non più in produzione, ma che sono state celeberrime nel periodo in cui erano presenti sul mercato e che sono tuttora ricercatissime sia dai collezionisti che dai musicisti moderni per la loro qualità.
La serie di cui parliamo oggi è quella che riguarda l’Ibanez RG 550, occupandoci del modello prodotto nel 2004, che però ha cambiato nome: non più RG 550 ma RG 1550. Come si può capire, il modello è piuttosto simile al rinomato predecessore, ed infatti mantiene molte delle sue caratteristiche spartane.
Ci sono, però, anche alcune innovazioni, che andiamo subito a scoprire.
Caratteristiche tecniche:
Manico: Super Wizard (17-19mm) in tre pezzi di acero avvitato al corpo
Tastiera: acero/palissandro
Corpo: tiglio
Tasti: Jumbo
Ponte: Edge Pro
Pick-up manico: V7
Pick-up centrale: S1
Pick-up ponte: V8
Hardware: Cosmo Black
I tasti della chitarra sono 24, con dei segnaposizione rotondi; la scala del manico è lunga (25,5) e il radius è di 430 mm (16”).
Possiede un selettore (blade) a 5 posizioni, un controllo per il volume ed uno per il tono.
La prova
Da spenta
Bisogna dire che la serie RG, soprattutto con i modelli 5xx, nacque come alternativa economica (ma non per questo meno professionale) rispetto alla neonata JEM, la chitarra elettrica costruita da Ibanez sotto apposite specifiche di Steve Vai. Sia nella forma che nella costruzione che nella scelta dei materiali, quindi, risulta essere piuttosto spartana, senza però sacrificare la parte sonora, che in fondo è la cosa più importante di una chitarra elettrica.
Detto questo, lo strumento è veramente bello. Non presenta una risonanza enorme paragonabile a quella delle Gibson per via dei materiali molto diversi, ma comunque ottima.
Il manico non è più costituito da un unico pezzo di acero ma da tre, questo per aumentare la robustezza del manico stesso, visto che uno dei difetti della RG 550 era proprio il la sua poca stabilità.
Lo spessore del manico, una delle cose che più aveva colpito al momento del lancio della RG 550 sul mercato, viene ulteriormente snellito, portandolo a 19mm all’altezza del 12^ tasto e rendendolo quindi ancora più comodo. E’ vero, sembra poco 1mm in meno, ma in questo contesto la differenza si sente, eccome.
Troviamo un ulteriore cambio di ponte: non più il classico Edge ma l’Edge Pro, che è comunque estremamente simile al predecessore. Dovrebbe funzionare meglio, ma di fatto si continua a preferire l’Edge.
Con l’ampli
I magneti V7-V8 sono di sicuro fra i più odiati di casa Ibanez. Sebbene siano abbastanza spinti, risultano essere anche piuttosto freddini e plasticosi, ed in più non particolarmente adatti per i suoni clean.
Detto questo, non sono insuonabili, semplicemente lo sono meno dei loro predecessori V1-V2.
Suoni distorti
Qui la situazione migliora leggermente, anche perché sembra che i pick-up siano stati pre-impostati con una sorta di equalizzazione a V, enfatizzando le alte e basse frequenze a discapito delle medie.
Questo crea sicuramente un suono meno confuso e più adatto all’esecuzione di ritmiche in stile heavy-metal. Torniamo a dire, comunque, che questi magneti non sono studiati per generi estremi.
In sintesi
Più passa il tempo e più Ibanez continua ad innovare con trovate sempre migliore al fine di migliorare la qualità dello strumento. L’unica cosa che continua a piacere poco ai fan è la scelta di dotare la chitarra elettrica dei pick-up V7-V8 al posto dei V1-V2, molto più apprezzati.