Iniziamo oggi a parlare di alcune chitarre elettriche non più in produzione, ma che sono state celeberrime nel periodo in cui erano presenti sul mercato e che sono tuttora ricercatissime sia dai collezionisti che dai musicisti moderni per la loro qualità.
La serie di cui parliamo oggi è quella che riguarda l’Ibanez RG 550, occupandoci dei modelli prodotti dal 2000 al 2002, in cui vengono riesumate alcune vecchie caratteristiche della chitarra elettrica con l’aggiunta di qualche tocco di modernità.
Il 2003 segnerà una data importante per Ibanez, visto che comparirà la serie Prestige, sigla che indica le chitarre elettriche di maggior qualità prodotte dalla casa di Fujijen.
A causa di ciò, da un certo punto di vista “scomparirà” la RG 550 nel senso classico del termine; verrà infatti sostituita con la RG 1550 (dal 2004).
Caratteristiche tecniche:
Manico: Super Wizard (17-19mm) in un pezzo di acero avvitato al corpo
Tastiera: acero/palissandro
Corpo: tiglio
Tasti: Jumbo
Ponte: Edge
Pick-up manico: V7
Pick-up centrale: S1
Pick-up ponte: V8
Hardware: Cosmo Black
I tasti della chitarra sono 24, con dei segnaposizione rotondi; la scala del manico è lunga (25,5) e il radius è di 430 mm (16”).
Possiede un selettore (blade) a 5 posizioni, un controllo per il volume ed uno per il tono.
La prova
Da spenta
Bisogna dire che la serie RG, soprattutto con i modelli 5xx, nacque come alternativa economica (ma non per questo meno professionale) rispetto alla neonata JEM, la chitarra elettrica costruita da Ibanez sotto apposite specifiche di Steve Vai. Sia nella forma che nella costruzione che nella scelta dei materiali, quindi, risulta essere piuttosto spartana, senza però sacrificare la parte sonora, che in fondo è la cosa più importante di una chitarra elettrica.
Detto questo, lo strumento è veramente bello. Non presenta una risonanza enorme paragonabile a quella delle Gibson per via dei materiali molto diversi, ma comunque ottima.
Lo spessore del manico, una delle cose che più aveva colpito al momento del lancio della RG 550 sul mercato, viene ulteriormente snellito, portandolo a 19mm all’altezza del 12^ tasto e rendendolo quindi ancora più comodo. E’ vero, sembra poco 1mm in meno, ma in questo contesto la differenza si sente, eccome.
Venne salutato con molto entusiasmo anche il ritorno del celebre ponte Edge, che dal ’92 era rimasto esclusivo appannaggio delle chitarre signature (prodotte su apposite specifiche di un artista) di Steve Vai e Joe Satriani.
Con l’ampli
I magneti V7-V8 sono di sicuro fra i più odiati di casa Ibanez. Sebbene siano abbastanza spinti, risultano essere anche piuttosto freddini e plasticosi, ed in più non particolarmente adatti per i suoni clean.
Detto questo, non sono insuonabili, semplicemente lo sono meno dei loro predecessori V1-V2.
Suoni distorti
Qui la situazione migliora leggermente, anche perché sembra che i pick-up siano stati pre-impostati con una sorta di equalizzazione a V, enfatizzando le alte e basse frequenze a discapito delle medie.
Questo crea sicuramente un suono meno confuso e più adatto all’esecuzione di ritmiche in stile heavy-metal. Torniamo a dire, comunque, che questi magneti non sono studiati per generi estremi.
In sintesi
Un ritorno al passato, certamente, anche se tutti avrebbero preferito avere di nuovo anche i cari vecchi e caldi pick-up V1-V2, invece dei V7-V8. C’è da dire, comunque, che i magneti sono la cosa più facile da cambiare in una chitarra elettrica. La questione sarebbe molto più complicata se fosse il ponte, il corpo od il manico ad essere di pessima qualità.
Quindi, nel complesso, va più che bene così.