Il suono della chitarra, ormai, non è più dato solo dall’accoppiata chitarra-amplificatore. La continua ricerca sonora, infatti, ha portato allo sviluppo di tecniche in grado di sopperire o migliorare la resa dello strumento.
I primi, e tutt’oggi più diffusi, tentativi in questo senso sono costituiti dagli effetti a pedale (posizionati tradizionalmente fra la chitarra e l’amplificatore), così denominati perché la loro attivazione è data dalla pressione di un pulsante o pedale posto sul pavimento.
Il loro grande successo è dato fondamentalmente dal poco ingombro e dall’estrema semplicità d’uso. Questo non deve trarre in inganno: non vuol dire, infatti, che essendo piccoli e facili da usare suonino male; tutt’altro. Seppure all’inizio venivano visti come dei semplici aggeggini in grado solo di snaturare il suono della chitarra, col passare del tempo ci si rese conto delle loro grandi potenzialità e del fatto che potevano introdurre delle sonorità molto particolari e non ottenibili senza di essi.
Celebre, in questo caso, è il CE-1 della Boss, in grado di riprodurre l’effetto chorus, per un suono più “spazioso” ed aperto. Anche il pedale successivo, l’OD-1, che riproduceva la saturazione naturale dell’amplificatore a valvole in modo da ottenere un buon effetto di distorsione anche a volumi contenuti, riscosse un grande successo.
Da lì in poi è stato un continuo susseguirsi di modelli differenti di effetti a pedale, con possibilità di regolazione sempre maggiori e sonorità sempre più fedeli al suono cosiddetto “puro” (chitarra-amplificatore).
Solo per citarne alcuni, ormai troviamo con grande facilità pedali in grado di replicare effetti di ritardo (delay), di ensamble (il già nominato chorus), di reverbero (ricreando, per esempio, l’effetto che si otterrebbe suonando in una cattedrale) e via via con sempre nuove trovate.
Essendo essi così tanti, poi, negli ultimi anni sono apparsi sul mercato i cosiddetti multieffetto: ovvero dei sistemi in grado di incorporare in un’unica struttura (di dimensioni, per altro, non proibitive) una gran quantità di effetti, così da garantire al musicista una vastissima scelta.
Ormai si può dire senza timore di essere contraddetti che gli effetti a pedale sono entrati a far parte dell’equipaggiamento obbligatorio (o quasi) di ogni chitarrista, così com’è innegabile il fatto che molti musicisti debbano la popolarità dei loro suoni proprio all’uso di questo o di quell’effetto a pedale, a prescindere da qualunque teoria sulla purezza del suono.