Prezzo: 415/470
Ultima chitarra della serie Dinky da recensire: la DKXT. Questo modello fa ancora parte della serie giapponese.
Il fatto che vengano prodotte in terra nipponica comporta un significativo aumento di qualità. Fino a metà anni ’90, infatti, le chitarre costruite in Giappone (chiamate Professional) venivano paragonate senza nessun timore alle sorelle americane, come qualità.
Oggi questo non è più possibile, il divario fra le due produzione c’è, ma in ogni caso la produzione nipponica può essere tranquillamente considerata, come minimo, di livello semi-professionale. Non è infatti raro trovare anche professionisti che le utilizzano. Il primo che mi viene in mente è Sam Totman (chitarrista dei Dragonforce), che per anni ha suonato una Jackson RR3 (Randy Rhoads di produzione giapponese) durante le sue esibizioni dal vivo.
Caratteristiche tecniche:
Manico: acero, avvitato al corpo
Tastiera: palissandro
Corpo: tiglio
Tasti: Jumbo
Ponte: TonePros® Fully Adjustable Bridge with Through-Body Strings
Pick-up manico: EMG HZ H4
Pick-up ponte: EMG HZ H4
Hardware: nero
I tasti della chitarra sono 24, con dei segnaposizione a dente di squalo; la scala del manico è lunga (25,5); il radius della tastiera chitarra è, come per tutte le Jackson, costruito secondo la tecnica compound. Di conseguenza, al primo tasto avrà una curvatura e alla fine del manico un’altra. In questo caso il registro va da 12” a 16” (forse la miscela più comoda in assoluto). Possiede un selettore (blade) a 3 posizioni, un controllo per il volume ed uno per il tono.
La prova
Da spenta
Il volume di questa chitarra è piuttosto piccolo, e nel complesso ha una sonorità abbastanza spenta, leggermente stemperata dal ponte con corde passanti attraverso il corpo.
Va invece un po’ meglio la tastiera, che presenta comunque qualche “buco” sonoro.
Meccaniche e ponte, invece, assicurano una buona tenuta dell’accordatura.
Con l’ampli
Suoni puliti
I pick-up di questa chitarra sono gli EMG HZ H4, versione passiva dei più celebri magneti attivi della ditta americana. Anche se questa caratteristica dovrebbe renderli un po’ più caldi e versatili in questo frangente non rispetta molto le aspettative. Si, la sonorità è decisamente diversa, ma sembra sempre impostata per andare verso generi duri più che sui suoni clean.
In questa prova non ci si può suonare molto altro rispetto ai soliti arpeggi metal.
Suoni distorti
Qui invece va decisamente meglio: grande carica e buona definizione sonora. Ribadisco che, anche se passivi, questi magneti non hanno acquisito un gran calore sonoro né una certa dinamicità.
Insomma, sono semplicemente degli EMG costruiti secondo i soliti principi ma senza batterie da 9V e senza la grande silenziosità della loro controparte attiva (“piccolo” problemaJ)
Ottimi magneti, comunque, per suonare rock e metal duro, ma non andrei su generi proprio estremi.
In sintesi
Una chitarra un po’ insipida, a mio modo di vedere. Non che sia inutilizzabile, intendiamoci, ma non ha nulla di particolare. Una sua caratteristica favorevole, comunque, rimane nel fatto che può essere un buono strumento per avvicinarsi per la prima volta a chitarre con una sonorità molto dura e marcata ma senza dover spendere un capitale.