A grandi linee:
Sentiero di grande interesse paesaggistico che conduce nel cuore del Carega selvaggio, fatto di ghiaioni, cespugli di mughi e incredibili pareti a picco che svettano verso il cielo azzurro. A tratti esposto e pericoloso per via delle scariche di sassi, è un sentiero di modesta difficoltà da non sottovalutare però, data anche la lunghezza ed i continui saliscendi, che lo rendono una delle vie più faticose per raggiungere la cima. E' opportuno l'utilizzo dell'imbrago e del caschetto ed è sconsigliato percorrerlo in comitive numerose. Ricordate anche di portare via una buona scorta di acqua (non presente sul percorso) soprattutto d'estate, poichè esposto a Sud.
Difficoltà:
EEA alpinistico
Tempo:
2.30 - 3.00
Dislivello:
594 metri (senza contare i saliscendi)
Accesso:
Per chi viene da Verona, Vicenza: raggiungere il paese di Illasi (VR) e percorrere tutta l'omonima valle in direzione di Giazza lungo la SP 10, passare l'abitato, quindi tortuosamente si arriva al Rifugio Revolto (30 Km, 50 minuti). Da qui in 20 mintui a piedi si raggiunge il Passo Pertica.
Per chi viene dal Trentino: ad Ala (TN) prendere in direzione Ronchi, percorrere la strada fino al limite consentito, quindi a piedi, in circa 3 ore, si raggiunge Passo Pertica.
Per chi viene dall'alto Vicentino (soluzione scomoda): dal Passo Campogrosso, si percorre a piedi il sentiero 157 fino a Bocchetta Fondi (2 ore), poi si ridiscende verso il Rifugio Scalorbi e infine a Passo Pertica in 1 ora e 20 minuti.
Descrizione:
Dal Passo Pertica inizia il nostro sentiero, precisamente alla biforcazione del sentiero 109 della Val dei Ronchi. Ci troviamo subito di fronte ad una splendida cengia attrezzata con cordino in ferro, un pò in pendenza e ghiaiosa all'inizio, per poi diventare più agevole grazie all'ausilio di passerelle in legno; il passaggio chiave è un piccolo tratto dove una scaletta esposta aiuta a superare un balzo della cengia.
Si supera ora un ghiaione in forte pendenza ma senza alcuni pericoli, fino al secondo pezzo attrezzato, composto da un traverso su di una paretina modestissima, con l'aiuto di alcune staffe e dell'onnipresente cavo di ferro. Da qui il sentiero alterna dei piccoli tratti attrezzati a faticosissime rampe di sentiero tra i mughi, sempre in saliscendi, all'apparenza molto demoralizzante ma il panorama mozzafiato di queste splendide pareti così tremendamente erose dagli algenti atmosferici, che ricordano delle guglie in stile gotico, appaga senza dubbio l'escursionista.
Al termine di questo susseguirsi di saliscendi, inizia un vajo che ci permetterà di "sbucare" sulla piana sovrastante le pareti. Sempre con l'ausilio della corda e di alcune staffe, si rimonta questo lungo canalone fino ad arrivare al contenitore del libro della ferrata (dove con orgoglio lasciamo firma ed impressioni). Questo piccolo stratagemma però inganna l'escursionista che si trova, dopo pochi metri, all'ultima difficoltà: una paretina di 15 metri quasi verticale attrezzata di staffe, leggermente esposta. Superata la parete, il sentiero, a tratti faticoso ed esiguo, porta al di fuori di questo teatro di rocce silenziose, ed il paesaggio si trasforma in pini mughi ed erba. In poco tempo si arriva al termine del Pojesi, sulla Costa Media del Carega (circa 2.30) a metri 2116. Qui lo sguardo spazia sul gruppo principale e quello delle Tre Croci guardando a nord, nord-est. A sud la verdeggiante Lessinia e ad Ovest il gruppo del Monte Baldo e dell'Adamello. Nei giorni tersi è possibile vedere nitidamente l'Appennino Tosco-Emiliano.
QUI TROVATE LE MIE FOTO DESCRITTIVE DEI PASSAGGI PIU INTERESSANTI: https://sites.google.com/site/fotocarega/foto-pojesi
Come proseguire:
Dal termine del Pojesi le strade sono due: si può continuare per il sentiero 108 (Via delle Creste) in direzione Nord e raggiungere la Cima Carega ed il Rifugio Fraccaroli in 1 ora, oppure percorrere lo stesso 108 al contrario e tornare al Passo Pertica in 1 ora e 20 minuti.