A grandi linee:
Splendida vetta del crinale di Senales, isola rocciosa in mezzo ad un fiume di ghiacciai che discendono verso le valli tirolesi. Essa la si raggiunge seguendo la linea naturale della cresta che segna il confine tra Austria ed Italia, partendo dal Giogo Basso, dove ha sede l'affollato Rifugio Similaun. La via, pur non presentando particolari difficoltà, presenta dei brevi tratti d'arrampicata che richiedono passo fermo, in quanto, sul crinale terminale, l'esposizione su entrambi i versanti si farà piuttosto decisa. Vista dal basso, ovvero dall'erbosa Val di Tisa, essa può sembrare poco attraente per via del profilo quasi morbido, ma, una volta in cresta, ci si accorge di come l'apparenza inganna: questo la rende una cima di tutto rispetto, la quale nasconde un'immenso panorama ma anche delle difficoltà non indifferenti.
Difficoltà:
EEA per via di alcuni passaggi di arrampicata facili, ma esposti.
Tempi:
5 ore e mezza da Vernago, 2 ore dal Rifugio Similaun
Dislivello:
1800 metri da Vernago, 480 metri dal Rifugio Similaun
Come raggiungerlo:
Da Bolzano prendere la tangenziale per Merano fino al termine, da dove ha inizio la Val Venosta. Percorsi circa 15 Km, si svolta in direzione della Val Senales: giunti alla diga del Lago di Vernago, si parcheggia (1710 metri).
Descrizione:
Proprio di fronte al parcheggio della diga, inizia la strada asfaltata che sale al Maso Tisa (1814 metri). Superato il suddetto maso, il sentiero inizia oltre una cancellata e, dopo poche centinaia di metri, si inoltra in un suggestivo boschetto di larice. Usciti dalla vegetazione, si sale su prato tra i grandi solchi lasciati dai vari fiumiciattoli fino a guadagnare una bella piana punteggiata di ometti: ora, con pendenza graduale, la traccia percorre la brughiera fino ad un altro dislivello che permette di guadagnare un'altra spianata molto suggestiva. Si vede chiaramente il passo dove termina la teleferica e dove sorge il rifugio: su antiche e piccole morene, si perviene allo sfasciume che presagisce la prossima tirata. La sassaia è segnata da una ben tenuta traccia, la quale porta al di sotto di alcune paretine: le si supera passando per stretti solci inclinati ma sempre in sicurezza e su sentiero perfettamente segnato; alcuni passaggi, facilitati da corde fisse, rappresentano l'unica piccola difficoltà, in fatto di esposizione. In breve si giugne quindi all'affollato Rifugio Similaun (3019 metri), dove conviene pernottare.
Si seguono ora le indicazioni per la Punta di Finale: risalite il facile pendio appena sopra il rifugio ma non dimenticate di guardarvi le spalle per godere del già immenso panorama sulla cima del Similaun. Si arriva dunque ad un tratto attrezzato che permette di superare una placca inclinata e un angusto tratto di cresta; poco dopo, un altro tratto sempre con corda fissa permette la discesa di alcune decine di metri, al fine di oltrepassare un aguzzo dente roccioso, facile ma da non sottovalutare in caso di neve o ghiaccio. Il sentiero si dilunga quindi su pendii morenici un pò caotici ma la traccia sempre ben segnata aiuta parecchio la progressione: nella salita fate attenzione al superamento dei piccoli tratti di vedretta rimasti ancora integri. Si discende nuovamente per poi risalire al passo dove ha sede il celeberrimo luogo di morte di Otzi, l'Uomo del Similaun, mummia risalente al 5300 a.C. ritrovata nel 1991 perfettamente conservata dai ghiacci, contrassegnato con una grossa piramide di sassi targata.
Da qui rimangono solo gli ometti che segnano la giusta via: si sale il pendio franoso fino a ritrovarsi sui bordi di un piccolo bacino glaciale dove ha sede anche un piccolo laghetto di fusione. Ora fate molta attenzione poiche ci sono due creste relativamente vicine per risalire: la cresta Nord-Est, quella più lontana da voi, pur avendo un aspetto docile ed invitante, è la più difficile e comporta passi di III grado in forte esposizione sulla retrostante parete Nord. La cresta Est invece, proprio di fronte a voi, sembra scoscesa e malmessa, ma in realtà nasconde alla prospettiva un esile traccia sempre individuabile: la affrontiamo con passo lento vista l'inclinazione non indifferente e la leggera, continua esposizione. Sempre seguendo i piccoli ometti, affrontiamo qualche passaggio in arrampicata fino a trovarci davanti un unico tratto un pò impervio, di II grado circa, un poco esposto, che permette di guadagnare il crinale superiore. Ora piegate a sinistra e seguite il filo naturale della cresta: prestate molta attenzione poichè, seppur sparita l'inclinazione, i passaggi sono stretti e molto esposti. Con un ultimo breve passaggio su placca ben gradinata, si guadagna la croce di vetta della Punta di Finale (3514 metri), situata su un vero e proprio nido d'acquila. La vista è immensa: alle spalle il Similaun, le impervie Cime Nere e tutta la fiumana di ghiacciai che discendono verso il tirolo; distanti alla vista tutte le Alpi Venoste fino alla Wildspitze. A sud il gruppo Ortles-Cevedale in tutto il suo splendore, sbarra l'orizzonte, ma la cosa che salta più all'occhio è la superba Palla Bianca che, seppur buffa di nome, si staglia nel cielo come superlativa ed ardita calotta ghaicciata.
Come proseguire:
Per gli alpinisti muniti di corda, si può traversare al Rifugio Bellavista, percorrendo il ghiacciaio sottostante. L'alternativa è tornare dalla stessa, ma attenzione ai passaggi in discesa, da un lato avete una rossa parete che cade a picco sulla Val di Tisa, dall'altro una vertiginosa ed inquietante parete nord in ombra.