A grandi linee:
Superba ed interminabile ascensione alla vetta più alta del gruppo, dimenticata e solitaria. Dai boschi di fondovalle ai verdi pascoli, dalle rocciose morene ai ghiacciai perenni, fino alla cima Presanella; indimenticabile escursione che racchiude il sapore di una salita all'antica, partendo dalla profonda Val di Genova, a nemmeno 1000 metri d'altezza. Un dislivello insormontabile, che ci farà assaporare la natura nel migliore dei modi, ma che ci farà sudare fino all'ultima goccia, come la dovuta purificazione per poter quindi toccare l'agognata vetta. In questa salita è doveroso soffermarsi all'unica struttura d'appoggio, ovvero il vecchio Bivacco Roberti, dove difficilmente incontreremo qualcuno. Perchè se è vero che nei fondovalle delle Giudicarie si ammassa una moltitudine di turisti, nella sperduta Val di Nardis il silenzio sarà sovrano a tal punto da farvi sentire piccoli ed insignificanti come è vero che tutto intorno a noi sarà straordinariamente grande e meraviglioso.
Difficoltà:
EE escursionisti esperti
Tempi:
3 ore e 30 minuti fino al Bivacco Roberti, altre 5 ore la salita alla vetta. La discesa ne richiede almeno 6.
Dislivello:
1300 metri fino al Bivacco Roberti, altri 1350 fino alla vetta. In tutto 2650 metri.
Come raggiungerlo:
Da Trento seguite per Madonna di Campiglio. Arrivati a Pinzolo, girate in direzione di Val Genova: dove parte il sentiero 219, piccola area sosta (a pagamento in alta stagione).
Descrizione:
PRIMO GIORNO:
La salita inizia in un bel bosco di conifere ma che lascerà subito posto ad una blanda vegetazione quasi arbustiva: si prende quota in maniera irregolare, sembra di non salire mai e il bosco non risulta particolarmente attraente. Con intermbinabili svolte, si arriva finalmente ad una più interessante faggeta che ritorna pian piano alla conifera in corrispondenza di un tratto pianeggiante che precede la Malga Nardis. Si esce quindi nei pascoli (1471 metri) un pò brulli e mal tenuti, visibilmente in stato di abbandono così come la suddetta malga, che però può offrire un blando ricovero in caso di maltempo. Si comincia a diradare la vegetazione e si risale brevemente l'antico letto di un fiume, che poi manteniamo a sinistra, prendendo quota tra prati e larici fino a rimontare un'altra piana dove ha collocazione l'ex Baita dei Fiori. Da qui, seguendo il corso del torrente sulla destra, si sale su traccia non evidente ma segnata, quindi si guada e ci si inerpica attraverso la bassa vegetazione un pò spinosa sulla sinistra del fiume. Intuendo l'inizio di un'antichissima morena, si risale fino al Bivacco Roberti (2204 metri) dove si sosta per la notte.
SECONDO GIORNO:
Continuando lungo la morena, si sale per un bel tratto fino ad una brulla prateria solcata da più ruscelli glaciali, dove troviamo il bivio per il Passo Quattro Cantoni: noi seguiamo la direzione Presanella, guadando alcuni rivoli e risalendo lentamente i morbidi pendii. In seguito ad un forte impenno, guadagnamo il filo di un'immensa e pittoresca morena, che iniziamo a seguire: in questa parte di percorso fate molta attenzione perchè la cresta si restringe a tal punto che dovrete mantenere un certo equilibrio per non scivolare nei diurpi. Quando la valle si restringe, ci si ricongiunge sul pendio destro fatto di grossi blocchi franati in ere antiche: seguendo vari ometti e facendo attenzione al fondo molto difficoltoso, passiamo il grosso bastione dopo il quale riusciremo finalmente a vedere la vetta. Il versante di salita è tagliato in due da una crestina: cercate di puntare, seguendo i sempre più vaghi ometti, verso destra ma tenendovi vicini alla cresta in modo da evitare il nevaio costeggiandolo sulla sinistra. Ci si arrampica quindi su facilissimi passaggi fino a guadagnare un sospiro: ora si risale il ripido nevaio per evitare un tratto di roccia troppo scosceso, utilizzando i ramponi in caso di ghiaccio e si perviene ad un altro piccolo pianoro. Ci manca solo la tratta finale, la più impegnativa: ci si arrampica lungo la crestina che aggira il nevaio, o si segue lo stesso se il fondo è accettabile, quindi si attacca la paretina seguendo un ripido canalino franoso, e, per strette cengette, si risalgono gli sfasciumi sommitali: con un breve tratto sulla cresta, arriviamo alla Cima Presanella (3558 metri). L'immenso panorama che finalmente si apre ripaga pienamente della faticosissima salita: proprio davanti, ovvero a nord, si stagliano i giganti del gruppo Cevedale, quindi ad est, lontane, le Dolomiti. Direttamente a sud il Gruppo di Brenta e le grandi piane ghiacciate dell'Adamello, con le sue cime; ad ovest la vista spazia oltremodo, fino al Pizzo Bernina ed al Disgrazia. Il panorama è unico!
Come proseguire:
Le altre vie di discesa sono la "normale nord", verso il Rifugio Denza, che però si svolge su ghiacciaio, o la "normale est", scendendo verso il Rifugio Segantini, che prevede ghiaccio e roccia.