Un mondo raro. Vita e incanto di Chavela Vargas

Recensione di Martina Tecce - III H


Autori: Antonio Di Martino; Fabrizio Cammarata

Editore: La Nave di Teseo Editore spa

Anno edizione: 2017

Numero pagine: 268

Genere: romanzo biografico

Ambientazione: America Latina: Costa Rica, Messico, Cuba, Colombia; Spagna; Francia

Personaggi principali: Chavela Vargas, José Alfredo, Marìa Cortina

Trama: Chavela Vargas è stata una delle voci più importanti dell'America Latina. La sua carriera è iniziata negli anni '40 del Novecento e, arrestatasi misteriosamente per vent'anni, è continuata fino alla sua morte avvenuta nel 2012. In questo libro è narrata la vita della cantautrice, sono raccontati i suoi primi anni in Costa Rica, quando viveva una situazione difficile in un luogo che non faceva proprio per lei. Il viaggio-fuga in Messico, la scoperta di una nuova realtà ben diversa da quella a cui era sempre stata abituata, i vari tour in giro per i continenti, le piccole avventure che si concedeva quando era in pausa dal mondo della musica. 

Commento: Ogni capitolo è introdotto, come fosse una lettera, da un'indicazione sul luogo e l'anno a cui si farà riferimento durante la narrazione. Ci sono sbalzi temporali a volte molto ampi, ma tutto si comprende alla perfezione. 

Il racconto avviene in terza persona, sono presenti molti dialoghi. 

Se non si conoscono precisamente i luoghi in cui la storia è ambientata, a volte può risultare difficile orientarsi in quanto vengono descritti a volte paesi molto piccoli, dei quali non si era mai sentito parlare prima.

Il lettore viene messo al primo posto e coinvolto in ogni capitolo poiché ogni qual volta Chavela scrive o canta una canzone, viene riportato il testo in lingua originale e sotto c'è una traduzione in italiano, proprio per non estraniarlo in queste parti del libro che, a volte, risultano essere fondamentali proprio perché Chavela stessa, nel corso di alcune conversazioni con persone di sua conoscenza, fa riferimenti diretti ai testi musicali che, in un modo o nell'altro,  sono sempre collegati ad esperienze personali che la protagonista ha vissuto e che l'hanno inevitabilmente segnata.

 

Posso affermare con sincerità che, se non si è interessati alla vita di Chavela Vargas, questo libro non potrà mai coinvolgere pienamente il lettore. Per quanto sia scritto in un linguaggio scorrevole e di facile comprensione, per quanto sia spiegata con assoluta precisione ogni parte della vita della protagonista, il libro non risulterà appassionante. 

Un mondo raro. Vita e incanto di Chavela Vargas

di Adriana D'Avella

Il mondo di Chavela Vargas, “voce rude della tenerezza”, come la definì Almodóvar, icona musicale misteriosa e malinconica, si snoda nella rarità e nella stranezza del Messico più autentico, spogliato del folclore dei mariachi, meticcio, “figlio di un tradimento”, come lo descrisse Frida, sciamanico, impregnato di fumo e di tequila.

I due musicisti palermitani, Di Martino e Cammarata, raggiungono i luoghi di Chavela, cercando gli indizi della sua lunga vita in abitazioni, vicoli, locande, club; presentano in un album la versione italiana di 10 brani della cantante; raccontano frammenti della sua carriera, regalandoci un ritratto certamente pieno dell’amore e della stima dei due autori, ma che forse non restituisce il fascino intenso di una voce rabbiosa e triste che tanti ha conquistato.

La narrazione procede per quadri giustapposti, non ordinati logicamente, ma solo emotivamente, saltando dal 1948 di Città del Messico agli anni ’90 e 2000 della rinascita, l’incontro con la Macorina a L’Avana, passando per il vuoto di notizie e di pagine degli anni dal 1978 al 1986, toccando momenti dell’infanzia in Costa Rica, aprendo e chiudendo il cerchio della sua vita con gli incontri con gli sciamani.

Il racconto dei ricordi della cantante con il jorongo proietta il lettore nei club pieni di fumo, dove la tequila è condizione essenziale per poter parlare di musica, vita, politica; luoghi di incontro con le persone che le avrebbero cambiato la vita: Pedro Infante e, soprattutto, José Alfredo Jiménez, l’uomo amato come un padre o un fratello minore, compositore delle più intense canzoni interpretate dalla Vargas. Il libro forse convince di più nel ritratto di questi personaggi secondari, riesce a restituire l’idea di un mondo anormale di alcolisti, musicisti, uomini “altri”, rari, donne libere non in nome di una lotta per l’emancipazione, ma per la scelta di sopravvivere.

Quando il racconto ci introduce finalmente nella Casa Azul, ci si trova a leggere nella mente di Frida Khalo mentre guarda la donna rara; conosciamo i pensieri delle due leggendarie amanti mentre ci sfugge il suono delle loro risate, ci perdiamo gli sguardi carichi di erotismo, non percepiamo la sostanza della voce di Chavela. Svelarci i sentimenti di Frida è un tradimento che il lettore non merita.

Gli autori/musicisti arrivano a bussare alla porta della cantante nel 2011 a Tepoztlán, ma la Vargas non li riceve, è stanca, ma serena, in pace con se stessa e con il mondo. Proprio lei, che era sprofondata, morta e resuscitata, ha una catarsi improvvisa, come se fosse appena uscita dalla visione di una tragedia greca, quella della sua stessa vita. Può congedarsi felice da tutti, affidando i suoi ultimi pensieri al monte Chalchi, amico compassionevole, pronta a raggiungere l’amato Federico García Lorca, che l’aveva accompagnata nel sogno e nella realtà nelle vesti di un uccello. 

Ed è proprio questa totalizzante comprensione dell’esistenza, intrisa di serenità, preparativo stucchevole di un facile happy end che non coinvolge: La Llorona non può sorridere alla vita, al più può farlo alla morte, che, in quanto chamana, ha il potere di evitare, trasformandosi in qualcosa di diverso... forse in una leggenda vivente e morente che sorseggia, davanti a una montagna impassibile, il suo ultimo bicchiere di tequila.

https://www.youtube.com/watch?v=9KvtdCOIdWA

Ottobre 2017