Il gatto che non vedeva

di Isabella Maria Trocea

Il gatto che non vedeva 

C'era una volta un gattino di nome Jake che non vinceva mai le gare in cui doveva acchiappare dei topi; vinceva chi ne prendeva di più nel minor tempo possibile, ma lui non riusciva mai a prenderne più di uno, e i suoi amici lo prendevano sempre in giro.

Ogni volta tornava a casa molto triste e i genitori non sapevano cosa fare. Il suo problema era che non vedeva bene, e spesso confondeva gli oggetti con gli animali. 

Il gattino vedeva il mondo sfocato, riconosceva gli amici solo nel momento in cui si avvicinavano e sentiva i topi grazie all’odore, ma questo non bastava. Insomma, vedeva delle forme con dimensioni diverse, e sentiva che quella non era la giusta visione del mondo,  anche perché gli altri dicevano di vedere certe cose ma lui non aveva la stessa visione, la sua era molto offuscata. Si vergognava di dirlo perché nessuno dei suoi amici aveva gli occhiali da vista e non li voleva neanche lui.

I genitori del suo migliore amico, che non partecipava a queste gare perché preferiva studiare durante il tempo libero, consigliarono ai genitori di Jake di andare da un occhialaio per provare degli occhiali, per aiutarlo visto che la situazione stava peggiorando e questa sarebbe stata l’unica soluzione. Ma loro non sapevano cosa erano questi ‘occhiali’.

Dato che la parola era formata da "occhi" e "ali",  pensarono letteralmente che fossero degli occhi con delle piccole ali che volavano e in qualche modo avrebbero aiutato il figlio, ma quando andarono da un occhialaio molto bravo scoprirono che le cose non stavano proprio così. Gli occhiali erano un oggetto formato da due aste che si appoggiavano sotto le orecchie e sul muso c'era un'altra piccola asticella che collegava due lenti.

Dopo un pomeriggio intero passato a provare varie forme di occhiali, decise di prendere quelli rotondi, che erano molto piccoli (perfetti per il suo muso) con una montatura argentata che si abbinava con il suo pelo grigio. Scoprirono anche che questi occhiali servivano ad aiutare a vedere le cose così com'erano, vivide e chiare, senza nessuna sfumatura.

Ci mise un po' per abituarsi, ma quando riuscì a vedere per la prima volta il mondo così come era veramente, era molto felice. I colori erano vividi, le forme avevano un corpo ben preciso e riuscì a vedere i suoi genitori e i suoi amici. Il mondo aveva preso vita. 

Cominciò ad allenarsi per vincere le gare contro i suoi amici perché sapeva di essere bravo. Si allenò tutto l'inverno visto che le gare venivano sospese per il freddo e per la neve. Quando arrivò la primavera, si sentiva pronto e cominciò a partecipare alle gare e, più partecipava, più riusciva a diminuire il tempo in cui prendeva più topi. Era molto fiero di sé stesso, e insegnava agli amici le sue tecniche così anche loro riuscivano a migliorare. 

Tutti smisero di prenderlo in giro quando si resero conto che era forte e non si era abbattuto, era riuscito a superare un ostacolo che gli sembrava enorme, e cominciarono a vederlo come un esempio. Capirono che non si dovevano vergognare dei propri problemi perché esiste una soluzione per tutto, e tra amici ci si deve aiutare.