Laboratorio di scrittura sul teatro

Kafka e la bambola viaggiatrice

tratto dal romanzo Kafka y la muñeca viajera di Jordi Sierra i Fabra

adattamento e drammaturgia Valerio Malorni e Fabrizio Pallara

regia Fabrizio Pallara

con Desy Gialuz e Valerio Malorni

Recensione

a cura di Denise, Ada e Simone, classe 2I


Mercoledì 3 novembre, noi studenti della 2ªI e della 1ªI, abbiamo assistito ad uno spettacolo teatrale presso il teatro India a Roma. È stato diretto dal regista Fabrizio Pallara, che quel giorno si è occupato anche degli effetti speciali, delle luci e della sceneggiatura. In quanto agli attori, sono Valerio Malorni che interpreta il personaggio di Kafka e Desy Gialuz, che impersona sia la narratrice, sia Dora, la compagna di Kafka e infine dà anche movimento alla bambola che rappresenta Elsi. Lo spettacolo è stato tratto dal romanzo di Jordi Sierra y Fabra intitolato "Kafka e la bambola viaggiatrice", ambientato nel 1923 e gli eventi si svolgono prevalentemente in un parco a Berlino. Franz Kafka, scrittore ritenuto attualmente una delle maggiori figure della letteratura del XX secolo, un giorno durante la sua abituale passeggiata nel parco si imbatte in una bambina seduta su una panchina che non cessa di piangere. Si tratta di Elsi, che con tono straziante e disperato gli dice che aveva perso la sua bambola Brigida, che fino a quel momento era stata la sua consueta compagna di vita. Da questo incontro Kafka porterà quotidianamente per ventuno giorni consecutivi a Elsi diciassette lettere in cui la sua bambola Brigida visita il mondo, da Londra a Parigi, fingendosi il "postino delle bambole". Infatti, racconta il postino, la bambola non si è persa, ma ha intrapreso un lungo viaggio per il mondo, dunque è una bambola giramondo. 


Questo racconto, che è per grandi e piccoli, penso voglia esprimere che prima o poi dobbiamo allontanarci dall'infanzia e avvicinarci al mondo dell'adolescenza e dell'essere indipendenti: infatti alla fine della storia Elsi è cresciuta e sembra quasi comprendere la verità. Ci sono varie teorie sull'esistenza di questa bambina; alcuni ritengono sia esistita realmente e che conservi ancora le lettere di Kafka, altri, invece credono che sia solo un invenzione dello scrittore. Nessuno è a conoscenza della verità e inoltre al tempo è stata avviata una ricerca per rintracciare la bambina, ma senza risultati. Ho apprezzato molto la scelta di far interpretare Elsi da una bambola che, animata da Desy Gialuz, sembrava quasi prendere vita grazie alla bravura dell'attrice. Ho anche ammirato la sceneggiatura, che risulta semplice e ben costruita con una particolare attenzione per le luci ben posizionate e manovrate al momento giusto per richiamare l'attenzione dello spettatore, tutto ciò accompagnato all'incredibile abilità di recitare degli attori, rendeva le vicende narrate ancora più realistiche, creando un'atmosfera magica: quando il "postino delle bambole" legge ad Elsi le lettere di Brigida, intraprende una descrizione dettagliata delle città visitate, che è stata resa ancor più magica dagli effetti speciali. Una totalità di emozioni, in cui lo spettatore si può immedesimare senza alcuna difficoltà. Coinvolgente ad esempio è la parte in cui Kafka legge l'ultima lettera di Brigida a Elsi, riuscendo in questa fase dello spettacolo a commuovere e a colpire lo spettatore. La trama risulta semplice e scorrevole, profonda e delicata allo stesso tempo. Infine utile e interessante è stata la chiacchierata con il regista al termine dello spettacolo che ci ha raccontato meglio la vita di Kafka e dopo ha fatto esprimere le impressioni generali riguardanti lo spettacolo al pubblico. 

Perciò trovo che sia uno spettacolo al quale assistere se si ha la possibilità, che lascia impresso qualcosa di diverso a grandi e a piccoli, ma che fa sognare.

IL PADRE - TEATRO QUIRINO dal 23 Gennaio 4 Febbraio- Recensione di Emanuela Carlucci

La Mandragola: una commedia anzi “una delle più belle di ogni tempo” 

Recensione de "La Mandragola" di Machiavelli, regia di Claudio Capecelatro

di Francesca Belperio, IV B

Voltaire la definisce così: "la più straordinaria commedia del Rinascimento, una delle più belle d'ogni tempo, così bella e perfetta da far impallidire persino il venerando modello aristofaneo".  Si tratta dell’opera di maggior spicco del teatro comico cinquecentesco, la rinomata “Mandragola” di Machiavelli,  messa in scena nello storico ed accogliente teatro San Genesio a Roma, con la regia di Claudio Capecelatro. 

La trama vede Nicia cadere nell’inganno tesogli da Ligurio, Siroe Callimaco. Quest’ultimo è innamorato di Lucrezia, la moglie di Nicia, che come suo marito è molto preoccupata dall’idea di non aver ancora concepito un figlio. Ligurio convince il meschino e sempliciotto Nicia che Callimaco sia un abile dottore francese: questi lo induce a credere che l’unico modo di avere figli sia far bere alla moglie una pozione di mandragola e che la prima persona che giacerà con lei morirà entro otto giorni. Mentre Sostrata e Timoteo (rispettivamente la madre ed il confessore di Lucrezia) convincono la ragazza ad accettare di giacere con uno sconosciuto, gli ingannatori fingono di cercare una persona disposta a prestarsi a ciò (ma ovviamente sarà Callimaco). Compiuto l’inganno, Lucrezia, appresa la leggerezza del marito, non esiterà ad eleggere Callimaco come suo signore.

 Sul piano linguistico il regista ha dato rilievo ad ogni personaggio:  sono messi in luce i modi di dire di Nicia, il linguaggio religioso-avvocatesco di Timoteo, quello fintamente intellettuale di Callimaco, i toni ironico e calcolatore di Ligurio e quello elevato di Lucrezia. Siro, interpretato da una donna, appare come una sorta di narratore esterno che recita monologhi di variabile lunghezza tra una scena e l’altra, preannunciando oppure riassumendo gli eventi accaduti.

Tutti i personaggi tranne Lucrezia (che possiede una capacità di adattarsi alle circostanze degna del Principe machiavelliano) hanno un che di sinistro, ogni loro azione lascia trasparire un secondo fine. Il comico che sprigiona dalla commedia con tanta scintillante ricchezza, poggia sul fondo dell’amaro pessimismo dell’ultimo Machiavelli: la Chiesa e la famiglia, le massime istituzioni sociali, sono rappresentate da Timoteo e Sostrata, personaggi spregevoli e cinici.

La scenografia è molto semplice: i pannelli su cui sono disegnati in bianco e nero il Duomo ed altri famosi paesaggi fiorentini, sono intervallati da teli neri che sostituiscono le quinte nel loro ruolo di ingressi sulla scena.  Questi teli rimpiccioliscono notevolmente gli spazi, mettendo in risalto quanto accade sul palcoscenico. 

Questa messa in scena della storica commedia corre dei rischi creativi in riferimento alle scelte linguistiche e scenografiche, enfatizzando le capacità espressive degli attori, che hanno saputo interpretare con passione ed energia i loro complessi ruoli.

Maschere. La giara e la patente

di Ronalyne Maramot - Classe V N

La giara e La patente, entrambe contenute nella raccolta Novelle per un anno, sono tra le due novelle più famose di Luigi Pirandello, in cui l’autore mette a nudo le fissazioni dell’essere umano attraverso l’utilizzo delle maschere. continua a leggere

TRA TRAGEDIA E REALTA’

GIORGIA PAGLIALUNGA , IVB

Ventiquattro ore. Ventiquattro ore per attuare una vendetta. Medea è ormai sola: ripudiata dal marito Giasone per la figlia del re Creonte; in una terra che non è la sua, Corinto; minacciata di esilio dallo stesso sovrano che teme la ferocia di questa donna nei confronti della sua famiglia. Un’ingiustizia che ha un prezzo. continua a leggere

RECENSIONE DI “MEDEA”  di Euripide regia di Daniele Salvo 

di Francesca Belperio IV B

Nella sera del 24 Ottobre 2017, è in scena al teatro Quirino a Roma la nota tragedia di Euripide “Medea”, diretta da Daniele Salvo, che ha riproposto una rappresentazione del 1996 a cura di Luca Ronconi. continua a leggere