Spamalot

di Lucio Chieruzzi

Monty Python’s Spamalot. I cavalieri della tavola molto, molto, molto rotonda!

Roma, teatro Brancaccio 13-18 Febbraio 2018

Gli Elio e le Storie Tese si sciolgono e i vari membri del “complessino” devono ingegnarsi e trovare qualcos’altro da fare. Elio (voce e flauto) e Rocco Tanica (pianola) l’hanno trovato, e non è cosa facile: portare in Italia “Spamalot”, il celebre (in Ighilterra) musical dei Monty Python, scritto da Eric Idle, tratto dal film Monty Python and the Holy Grail del 1975. Questo fu il loro primo film con una trama unica, il secondo dopo And Now For Something Completely Different, composto da una selezione di episodi del Flying Circus, il programma televisivo che li fece conoscere al grande pubblico e rivoluzionò la commedia sfidando le convenzioni dell’epoca. Diverse sono le innovazioni che possiamo trovare nei film dei Monty Python, come la presenza di termini scomodi, l’uso del flusso di coscienza e di tecniche metanarrative o l’assenza di un vero e proprio personaggio centrale, che lascia spazio ad una forte collettività. Il gruppo comico però è poco conosciuto in Italia un po’ perché la loro produzione è stata tradotta in minima parte, un po’ perché il loro stile “demenziale” e allo stesso tempo “intellettuale” fa fatica a conquistare il pubblico italiano, che è abituato ad un altro tipo di comicità. In particolare la comicità nel musical non ha mai pienamente funzionato in Italia poiché si tende a considerare ciò che è comico nettamente inferiore al “drammatico” (come Notre–Dame de Paris…). “Spamalot. I cavalieri della tavola molto, molto, molto rotonda!” invece ha dimostrato a tutti il contrario, grazie soprattutto alla traduzione e all’adattamento di Rocco Tanica (all’anagrafe Sergio Conforti), che oltre ad essere un musicista-compositore è anche scrittore, comico ed autore televisivo. Forse nessuno meglio di lui avrebbe potuto svolgere questo arduo compito data la vicinanza del suo umorismo a quello dei Monty, che hanno influenzato lui come tutto il percorso musicale e televisivo degli Elio e le Storie Tese. L’operazione di Tanica è stata misurata e rispettosa: è riuscito ad attenersi fedelmente al testo originale, a riproporre con efficacia i giochi linguistici e ad intervenire dove alcune battute sarebbero risultate comprensibili solo ad un pubblico anglofono, perché spesso legate a fatti di costume e politica locali. L’adattamento più complesso e riuscito però è quello delle canzoni, composte da John Du Prez e riproposte nello spettacolo dall’orchestra del maestro Angelo Racz. La regia è di Claudio Insegno (e non Pino come recitano i manifesti sugli autobus), uno che in fatto di regia da musical se ne intende, e parecchio. Elio invece, nel ruolo del protagonista Re Artù, fa sé stesso. L’eccentrico Re dei Britanni infatti, incaricato della ricerca del Sacro Graal da Dio stesso, rispecchia molto l’ironia e la teatralità di Elio (all’anagrafe Stefano Belisari) e a dispetto di come ce lo presenta la Storia qui è quasi un “antieroe”, che infine però riuscirà a trovare il “Graal” e sposerà la Dama del Lago, una diva acquatica che sogna di far carriera nel musical. Un altro punto di forza dello spettacolo è proprio il resto cast che riesce ad entrare subito in empatia con il pubblico e a coinvolgerlo con canti e coreografie medievalesche architettate da Valeriano Longoni. In “Spamalot” insomma, puoi trovare di tutto: citazioni storiche (come il “Coniglio di Troia”, nel quale però Artù e i cavalieri dimenticano di entrare), trivialità gratuita, riferimenti alla letteratura, dichiarazioni omosessuali, sangue finto, conigli malvagi, momenti di rivalsa, Cavalieri che fanno “Ni” ed omaggi al mondo di Broadway. Ma la cosa fondamentale dello spettacolo è che si ride sempre, dall’inizio alla fine, anche quando sul finale si scopre che il Sacro Graal si trova sotto il posto 12 della fila 1 del teatro e la spettatrice corrispondente viene accompagnata e celebrata sul palco, rimanendo attonita a guardare quei cavalieri tutti matti che la circondano. Un musical adatto a tutte le età, che ti fa trascorrere due ore di risate intelligenti e porta finalmente con successo i Monty Python nei teatri italiani. Ma se così ci regalano tutto questo, gli Elio e le Storie Tese fanno bene a sciogliersi? Forse sì. Aspettando ovviamente il reunion tour 2019.