Maschere

di Ronalyne Mirano Maramot

Autore: Luigi Pirandello

Regia: Guglielmo Ferro

Genere: commedie

Compagnia/Produzione: (Associazione culturale ABC)

Cast: Rosario Minardi, Vincenzo Volo, Rosario Marco Amato, Nadia De Luca, Turi Giordano, Mario Opinato, Piero Barbaro, Francesca Annunziata, Giovanni Fontanarosa

“Maschere. La giara e La patente” è il titolo completo dello spettacolo in corso al Teatro Quirino dal 7 al 19 novembre 2017, tutte le sere alle ore 21.00, eccetto la domenica alle 17.

La giara e La patente, entrambe contenute nella raccolta Novelle per un anno, sono tra le due novelle più famose di Luigi Pirandello, in cui l’autore mette a nudo le fissazioni dell’essere umano attraverso l’utilizzo delle maschere.

Il nevrotico Don Lolò, uomo ricco e ossessionato dal denaro, vive nella perenne e logorante diffidenza nei confronti del prossimo, trascorre il suo tempo denunciando malcapitati, e dissipando il suo denaro in processi persi in partenza. Perfino il suo legale, che pur si arricchisce grazie alla nevrosi del suo cliente, arriva al punto di non sopportarlo più.

Così come Chiarchiaro, che incarna in pieno il paradossale e il pessimismo esistenziale di Pirandello, viene licenziato in quanto portatore di disgrazie,e chiede ufficialmente alle autorità la ‘patente di iettatore’, miseramente costretto ad esistere solo grazie alla ‘maschera’ che gli altri proiettano su di lui.

La rappresentazione di queste due novelle si focalizza sull'uomo il cui nome finisce per coincidere con la maschera che indossa.

Lo spettacolo, oltre a rappresentare le due novelle sopra citate, introduce un’altra opera di Pirandello, I Giganti della Montagna, presentata come una cornice letteraria, che apre e chiude la rappresentazione, incentrata sulla storia di una compagnia di attori.

Il cast, formato da 10 attori che si muovono sulla scena con una evidente alchimia e naturalità, rende lo spettacolo di quasi 2 ore piacevole. Interessante la scelta di mettere in scena prima La patente, seguita poi da La giara, che ha catturato maggiormente l’attenzione del pubblico in sala con il vivace ritmo sostenuto da battute divertenti e sagaci.

La scenografia è stata uno dei punti di forza dello spettacolo, per la scelta di colori caldi e l’uso delle ampie tende che calano dietro l’intera scena amplificando l’effetto spettrale dell’apparizione dei fantasmi, che come dei giganti di dispongono a semicerchio alle spalle degli attori.

L'espediente narrativo della cornice risulta un po’ forzato, dal momento che I Giganti della montagna, ultima e incompiuta fatica di Pirandello, prende le distanze dalle opere in cui è forte il contrasto tra le due anime della società civile, follia e ordinarietà, proiettando la dicotomia nella dimensione del sogno.